«The Ellington Suites», l’album postumo di Duke Ellington che contiene l’inedita «The Queen’s Suite» ispirata dalla Regina Elisabetta

La prima suite dell’album, fu scritta in segno di gratitudine per la calorosa accoglienza da parte della regina Elisabetta in occasione di un festival del 1958 in Inghilterra, fu una rivelazione particolarmente apprezzata, poiché Ellington raccontava spesso di averne scritto, registrato e stampato una sola copia, che aveva inviato alla Regina…
// di Gianni Morelenbaum Gualaberto //
Bisogna rinverdire costantemente la frequentazione dei capolavori artistici, a qualsiasi genere o linguaggio appartengano, perché hanno sempre qualche sorpresa da rivelare. «Sunset and the Mockingbird», pagina tratta da «The Queen’s Suite», è uno dei più incantevoli «pastelli musicali» composti da Duke Ellington, una notevole manifestazione della capacità del compositore di creare, in una tipica struttura AABA in 32 battute, molteplici variazioni all’interno di uno schema accordale in cui la ripetizione fa da perno (la melodia stessa ripete per tre volte un semplice segmento di due battute).
Nel 1976, due anni dopo la morte del compositore, l’etichetta Pablo di Norman Granz pubblicò un LP intitolato «The Ellington Suites», contenente tre composizioni estese rimaste inedite: «The Queen’s Suite», «The Goutelas Suite» e «The UWIS Suite», tutti omaggi musicali a persone o luoghi. La prima suite dell’album, scritta in segno di gratitudine per la calorosa accoglienza da parte della regina Elisabetta in occasione di un festival del 1958 in Inghilterra, fu una rivelazione particolarmente apprezzata, poiché Ellington raccontava spesso di averne scritto, registrato e stampato una sola copia, che aveva inviato alla Regina (in realtà furono stampate diverse copie, alcune delle quali in possesso di Teo Macero). Ellington si rifiutò di divulgare pubblicamente la suite, ma occasionalmente eseguiva dal vivo una selezione dei sei movimenti: di solito si trattava di versioni per pianoforte solo di «Le Sucrier Velours» o di «Single Petal of a Rose». La Suite fu incisa negli studi della Columbia, a New York, il 25 febbraio, il 1° e il 14 aprile del 1959 con Johnny Hodges (sassofono contralto), Russell Procope (sassofono contralto e clarinetto), Jimmy Hamilton (sassofono tenore e clarinetto), Paul Gonsalves (sassofono tenore), Harry Carney (sassofono baritono, clarinetto basso e clarinetto), Clark Terry, Cat Anderson, Shorty Baker, Ray Nance (trombe), Britt Woodman (trombone), John Sanders (trombone a pistoni), Quentin Jackson (trombone), Duke Ellington (pianoforte), Jimmy Woode (contrabbasso), Jimmy Johnson (batteria). Peter Edwards, pianista inglese che ha dedicato molto studio alla Queen’s Suite, descrive l’antefatto in una sua dissertazione: «Il Leeds Music Festival fu un evento triennale iniziato nel 1858 per celebrare l’apertura del Municipio di Leeds. La Regina Vittoria era ospite d’onore e fu proposto di organizzare un festival musicale per celebrare l’evento».
George Lacelles, conte di Harwood e cugino della regina Elisabetta II, divenne direttore musicale del Leeds Music Festival nel 1958 e volle fare del centenario un grande evento reale. Una volta avuta la conferma che la Regina e il Duca di Edimburgo si sarebbero uniti alle celebrazioni, si accinse a programmare l’evento. Lord Harewood era un appassionato di jazz e voleva che il programma riflettesse la musica del tempo. Fu suo fratello, il critico musicale Gerald Lascelles, a suggerire per primo l’orchestra di Duke Ellington e, una volta trovato l’accordo, Lord Harewood ingaggiò l’orchestra. Per celebrare la fine del centenario del Leeds Music Festival, il sindaco di Leeds aveva organizzato un ricevimento di gala il 18 ottobre 1958: la Regina e il Principe Filippo sarebbero stati ospiti d’onore. I reali erano arrivati a Leeds il 17 ottobre e, dopo aver svolto le funzioni reali, avevano preso accordi per assistere ad alcuni dei concerti del festival. Il 18 ottobre 1958 la Duke Ellington Orchestra aveva in programma due spettacoli al Teatro Odeon, nel centro della città. Le due esibizioni erano previste alle 14.30 e alle 19.30. La Regina non poté assistere agli spettacoli, ma il Principe Filippo, accompagnato dal compositore britannico Benjamin Britten, partecipò allo spettacolo del pomeriggio. Il Principe arrivò in ritardo allo spettacolo, senza preavviso, per non dare nell’occhio. Più tardi, la sera stessa, Duke Ellington fu invitato a partecipare, insieme ad altri illustri interpreti e compositori presenti al festival, al ricevimento del sindaco presso la Leeds Civic Hall. Ellington arrivò in limousine vestito con cravatta e frac bianco e indirizzò baci alla folla in attesa fuori dalla sala.
Dopo un giro di discorsi, il gruppo invitato a incontrare la famiglia reale fu messo in fila. Ellington era in fondo alla fila e la Regina parlò a lungo con lui. Ellington così descrisse il momento: «La tensione, da un certo punto di vista, si era avuta durante l’attesa all’ingresso. Si rimane stupiti dagli applausi e poi colpiti senza parole e dalla grazia della bellissima Regina, seguita da S.M. il Principe Filippo, la Principessa Reale, il Conte di Harewood e l’illustre Gerald Lascelles. Il tono generale di Sua Maestà riflette la soddisfazione di una vita coniugale normalmente felice, in contraddizione con tutte le voci e i resoconti sui monarchi, il che restituisce la fiducia nelle persone in quanto persone. Una bella coppia con una carriera. Due giovani che cercano di andare d’accordo. Poi, quando succede, e ti viene presentato Lord Harewood, Sua Maestà. con aria comprensiva calma i tuoi nervi tesi, le tue ginocchia smettono di battere e la tua sensazione di insicurezza sparisce, e dici a te stesso «Allora non era necessario prendere quel tranquillante, dopo tutto». Poi penso a tutte le cose che avrei dovuto dire, se solo avessi potuto mettere i piedi per terra». Duke Ellington parlò per qualche minuto con la Regina e poi con il Principe Filippo. La regina aveva espresso il suo disappunto per non aver potuto assistere al concerto, ma aveva detto a Ellington che il principe Filippo aveva apprezzato l’esibizione. La risposta di Ellington avrebbe gettato il seme per quella che sarebbe diventata «The Queen’s Suite». «È stata fantastica. Mi ha detto che le dispiaceva non poter assistere al concerto di persona. Le ho detto che incontrarla mi ha fatto sentire tremendamente ispirato e che devo scrivere qualcosa per celebrare l’occasione. Non ho ancora scritto nulla, ma sono sicura che arriverà. Lui (il Principe Filippo) è stato molto comprensivo. Mi ha detto che la sua unica delusione è stata quella di aver perso «Take the A Train». Ha detto che era il suo numero preferito».
In un’intervista del 1961 Ellington collegò direttamente l’incontro con la Regina alla concezione di «The Queen’s Suite». «Le dissi che lei – la Regina Elisabetta II- era così stimolante e che ne sarebbe uscito qualcosa di musicale. Lei mi disse che mi avrebbe ascoltato, così scrissi un album per lei». Nella stessa intervista, egli ebbe anche l’opportunità di parlare del suo incontro con la Famiglia Reale: «In effetti ero l’ultima persona in linea e lei era piuttosto rilassata quando mi ha raggiunto, e abbiamo parlato della sua famiglia, di suo padre Re Giorgio, di suo zio il Principe Edoardo e del Duca di Kent, che ho avuto occasione di incontrare. Il Duca di Kent e io suonavamo a quattro mani al pianoforte la sera, e il Principe Edoardo ha partecipato a diverse feste alle quali abbiamo suonato nel 1933. Una sera, poi, abbiamo dovuto tenere lo spettacolo per lui a Liverpool. A un’altra festa si è seduto alla batteria…. Poi mi parlò di tutti i miei dischi che aveva suo padre. Poi mi chiese: «Quando è stata la tua prima volta in Inghilterra?». Io risposi: «La mia prima volta in Inghilterra è stata nel 1933, molto prima che tu nascessi». Mi guardò come un vero americano, molto freddo, e io pensai che fosse troppo». Al ritorno dal ricevimento Ellington raccontò ciò che aveva appena vissuto: «Ho avuto paura del palcoscenico, per la prima volta in vita mia. Non riuscivo a pensare a nulla da dire. Lei è meravigliosa! Mi ha chiesto da quanto tempo non portavo una band in Inghilterra. Le ho risposto prima che lei nascesse, venticinque anni fa. Questo ha fatto ridere il Principe».
