BGB Project con «Made in RA (First Period)», sprazzi di vita in cui potremmo riconoscerci (Alfa Music, 2025)

All’ascoltatore viene offerta un’avvincente esperienza acustica, con un’interazione ricca di sfumature che mutano e si mescolano progressivamente brano dopo brano. L’album risuona di un’energia palpabile, a testimonianza degli anni trascorsi nella costruzione e nella realizzazione del progetto.
// di Cinico Bertallot //
Bastano poche note e Gilberto Mazzotti, conosciuto artisticamente come GB Project, risucchia immediatamente il fruitore, avari livelli percettivi, nella sua spirale concentrica di suoni. Il suo nuovo album, «Made in RA (First Period)», edito da Alfa Music, è variegato arazzo cromatico a maglie larghe. In un panorama musicale spesso dominato da rigide classificazioni, l’approccio di Mazzotti integra varie influenze, trascendendo dai generi, dai dettami stagionali e dalle epoche storiche di riferimento. L’album, concepito e coltivato nel corso di un decennio, incarna un’evidente interdisciplinarità compositiva tra il jazz, il contesto emozionale e un vibrante spirito improvvisativo. Lungo tutto il tracciato sonoro, la consapevolezza e l’autorità di Mazzotti al pianoforte, così come nella composizione, è messa in risalto dalle interazioni fra (e con) i sodali e dalle inventive improvvisazioni dei singoli strumentisti, i quali, dopo un giro d’orizzonte, ritornano puntualmente al nucleo gravitazionale dell’idea di partenza. All’ascoltatore viene offerta un’avvincente esperienza acustica, con un’interazione ricca di sfumature che mutano e si mescolano progressivamente brano dopo brano, tanto che non difficile percepire un’energia palpabile, quasi materia viva, a testimonianza degli anni trascorsi nella costruzione e nella realizzazione del progetto.
Fin dalla prima traccia, «Barsil», dedicata al Bar Silvano dove si svolgevano le prime esplorazioni musicali, si riscopre un audace mondo sonoro che sembra allo stesso tempo familiare ed immaginifico. Ogni composizione si apre a narrazioni personali, rivelando momenti di introspezione e gioia che risuonano come temi universali di vita e di connessione. Il brano d’apertura, della durata di sette minuti e sette secondi, dà il tono a un album saggiamente strutturato ed iperbolico dal punto di vista degli arrangiamenti.. Il pianoforte di Mazzotti s’intreccia sinergicamente con il sassofono soprano di Alessandro Scala, creando dialoghi che sviluppano una dimensione quasi olistica.. La seconda traccia, «Volo», cattura in modo appropriato la sensazione di un viaggio etereo, onirico e sospeso, flertarndo con la natura transitoria dell’esistenza, pur mantenendo un’energia di fondo che pulsa per tutto il costrutto ritmico-armonico. Il titolo «Savor», che significa sia assaporare che godere, esalta ulteriormente questa esplorazione delle esperienze sensoriali, utilizzando il linguaggio musicale per evocare sentimenti di nostalgia e piacere. «Light» offre un momento contemplativo, incanalando le conseguenze euforiche dell’amore, mentre «Sounds Of Europe» opera come un sentito omaggio all’unità in mezzo alla diversità, facendo eco alla visione che Mazzotti ha della musica, quale ponte tra le culture. Il chiusura, «Nuova Vita», dedicato al nipote di Marcella, racchiude il tema generale dell’album, ovvero il rinnovamento e la speranza: la giusta conclusione di un viaggio sonoro multidirezionale. La collegialità dell’ensemble, che comprende anche Adriano Rugiadi al basso fretless, Stefano Calvano alla batteria e la voce evocativa di Maria Francesca Melloni, dovunque, risulta dinamica e coesa.
«Made in RA (First Period)» è più di una raccolta di composizioni: è uno scandaglio sonoro in profondità, fitto di suggestioni ed esperienze condivise. Il disco nel suo insieme sfida gli ascoltatori a trascendere i confini tradizionali, abbracciando la natura improvvisativa della musica e le molteplici storie che il vernacolo jazzistico può raccontare. Mentre Mazzotti e il suo ensemble navigano in questo intricato labirinto di melodie e ritmi, il fruitore rammenta che un concept sonoro così congegnato, in tutte le sue forme, diventa un linguaggio universale che parla direttamente a chiunque attraverso un’innata capacità audiotattile. «Made in RA (First Period)» è senza dubbio un contributo significativo al jazz contemporaneo, intento a lasciare un’impressione duratura sul pubblico ed una marcata impronta sul terreno. In conclusione, l’album è una lapalissiana testimonianza della visione artistica e della dedizione al «mestiere» di Gilberto Mazzotti, il quale sembrerebbe invitare gli ascoltatori ad entrare in uno spazio di riflessione e di gioia, esortandoli a superare la loro zona di comfort e ad abbracciare il potere di trasformazione della musica, al netto della divisione di ogni genere e stile.
