HECTOR «COSTITA» BISIGNANI ‎- «A NOITE E’ MINHA (MINE IS THE NIGHT)», 1997 (RED RECORDS)

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// di Kater Pink //

Questo è un album, forse unico nel suo genere, perché esprime una tipologia di jazz, visto da un’altra prospettiva, quella dei musicisti brasiliani o vicini al Brasile, che non si lasciano però intrappolare nei moduli espressivi tipici della bossa nova, di cui non v’è traccia. Hector «Costita» Bisignani, musicista e compositore, nato a Buenos Aires in Argentina nel 1934, ma brasiliano di adozione dal 1958, è considerato uno dei migliori flautisti e sassofonisti sudamericani.

Nel corso della sua lunga carriera, il sassofonista ha partecipato a centinaia di registrazioni a vario titolo con artisti come Lalo Schifrin, nella cui Big Band iniziò a suonare jazz, Manfredo Fest, Sérgio Mendes, Zimbo Trio, Hermeto Pascoal ed Elis Regina, muovendosi sempre intorno a quelle terre di confine che vantano una relazione di parentela con il jazz, quanto meno un comune terreno di elezione. Il disco avrebbe potuto essere registrato in una città europea o del Nord America, ma non avrebbe sortito il medesimo effetto, e questa fu la vera intuizione di Sergio Veschi, il quale volle trasportare nell’album non solo le sonorità ed i ritmi di un certo Sud del mondo, ma anche i rumori e le inquietudini dell’anima che scaturiscono da quell’insieme di influenze ambientali e culturali che circondano la fase erigenda di un disco, nonché le percezioni che i musicisti ricevono durante l’atto creativo in studio. Ad onor del vero, la percezione che si avverte, scandagliando le dieci tracce dell’album, è che Bisignani e soci, più che portare il Brasile nel jazz, siano riusciti a portare fuori dal Brasile un jazz in una dimensione ed una forma espressiva completamente diversa, forse mai sentita prima, dove il prodotto finale non è la somma algebrica di due emisferi sonori, Nord e Sud, ma diventa una sorta di centro gravitazionale sonoro del tutto a sé stante.

Nella prolifica e lunga attività di Bisignani sono da considerarsi fondamentali i cinque anni vissuti in Europa a partire dal 1989, partecipando a vari festival jazz in Francia, Spagna, Grecia e in Italia, dove entra in contatto con l’etichetta Red Records, insieme alla quale diventa uno dei precursori del world contemporary jazz, giocando un ruolo significativo nel mantenimento delle radici musicali afro-brasiliane e nella fusione degli elementi di autoctoni con i linguaggi e le culture di diversi altri paesi. In «A Noite E’ Minha (Mine Is The Night)», il corredo sonoro sudamericano di cui era in possesso Bisignani non costituisce né un additivo, né un elemento sottrattivo, ma si trasforma in un grimaldello che spalanca i recettori del jazz, aprendolo a nuove esperienze e sottraendolo ai rigidi canoni ritmo-armonici afro-americani e preservandolo dalle contaminazioni classicheggianti di tipo europeo, merito anche dell’ottima sezione ritmica d’accompagnamento: Toninho Pineiro, batteria e percussioni, Lito Robledo al basso elettrico e Alexandre Mihanovich chitarra, Sitar, Keyboards.

Possiamo coniare il termine di jazz afro-brasiliano con una variante percussiva più prossima all’elemento etnico di tipo Bantu che non Yoruba, quale matrice poliritmica del jazz nordamericano. In «Choro Portenho» riaffiorano elementi argentini, cosi come struggenti sonorità andine si affastellano in «Thank You Baba», trasferite nel contesto di un’arcana ambientazione metropolitana; su «Paracachun», uno di brani più convincenti dell’album, eseguito velocemente e con un fraseggio tagliente a passo di calypso, aleggia il ghigno beffardo di Sonny Rollins; « A Noite E’ Minha» è un mid-tempo in crescendo, diluito da un chitarra dal tono rilassato ed esplorativo, a dispetto del titolo; a parte lo scivolamento ritmico differente, ricorda uno dei momenti migliori di Stan Getz; indicativa la dedica sulla copertina a Phil Woods, ma tutti i paragoni per questo album sono meramente fittizi e finalizzati a collocare il disco in una dimensione comprensibile, che comunque non è comune e presenta tratti inequivocabili di unicità, ancora a più di vent’anni dalla sua prima uscita.

Per comodità potremmo definire «A Noite E’ Minha (Mine Is The Night)», registrato a San Paolo in Brasile, il 26 e 27 maggio del 1997, un disco di jazz latino, ma sarebbe riduttivo, in realtà parliamo di un’opera anticipatrice, dove il Brasile fa rima con jazz e non con bossa nova.

Tutti i dischi sono disponibili nel catalogo della nuova Red Records di Marco Pennisi. Per informazioni: https://redrecords.it

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