Emanuele Sartoris With Roberto Cifarelli con «Inquadratura di Composizioni», punti di collegamento di un’immagine sonora stilizzata (Tǔk Music, 2024)

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…nel progetto di Sartoris e Cifarelli, «Inquadratura di composizioni», il trasferimento della sensazione si perpetua come per incanto e sono molteplici le suggestioni che riescono a far scaturire un perfetto afflato fra immagini e suoni.

// di Francesco Cataldo Verrina //

La frase di Bergonzoni riportata nelle note di copertina, in cui si parla di passaggio dal «concerto» al «concetto», è alquanto esaustiva per focalizzare l’idea di questo lavoro a quattro mani tra un pianista di rango, Emanuele Sartoris e Roberto Cifarelli, uno dei più accreditati fotografi jazz italiani. Un tempo si sarebbe parlato di sperimentazione o d’interdisciplinarità fra differenti forme artistiche. Va da sé che nell’era dell’ipermediale non sia difficile dare visibilità alla musica o conferire una musicalità alle immagini. In teatro, in TV, attraverso la tecnologia o in una rappresentazione filmica potrebbe risultare alquanto agevole, ma in un disco, predisposto per sua natura alla sola percezione aurale, è più facile a dirsi che a farsi, eppure nel progetto di Sartoris e Cifarelli, «Inquadratura di composizioni», il trasferimento della sensazione si perpetua come per incanto e sono molteplici le suggestioni che riescono a far scaturire un perfetto afflato fra immagini e suoni. Nelle dita, negli occhi e nella mente di Roberto Cifarelli c’è tanto jazz, quanto nelle mani di Emanuele Sartoris. Il pianista compone ed esegue, mentre il demiurgo dell’obiettivo fotografico sembra suggerire tempi, spazi e modi, intervenendo attraverso una delicata effettistica e qualche inserto vocale, quale suggello di alcune idee o spunti «fotonici» che lo stesso Cifarelli aveva assegnato al Sartoris, il quale riesce a dare «voce» e consistenza melodico-armonica alla luce, ai colori, alle espressioni somatiche, ai riflessi e alle ombre.

Pubblicato dalla Tǔk Art, nella sezione della Tǔk Music dedicata alle forme del figurativo, «Inquadratura di composizioni» è un progetto olistico, più che estetico o multimediale, il quale nasce dalla compliance fra visibile ed invisibile, contatto fisico ed astrazione cromatica, tra arte liquida e materia; e qui ritorna di prepotenza l’idea di «concetto», più che di confronto o di incontro, poiché ciò che si ascolta deve essere solo immaginarlo e ciò che si vede, o si crede di vedere, deve essere più che ascoltato, sentito in maniera laica ma dogmatica. Diceva il Manzoni: «Un conto è ascoltar messa, un conto è sentir messa». Perché nel sentire c’è il sentimento, la sensazione, l’immaginazione, la percezione del suono ma anche la sua rappresentazione visuale. Nell’iniziale, «Impro1, nell’ombra della luce», basta il rumore di alcuni click per innescare un insieme di sensazioni, mentre Sartoris sembra divincolarsi tra le spire di un piano sequenza, fra suggestioni metropolitane notturne e zone d’ombra, come se la musica cercasse un riparo dietro gli scatti fotografici, alla medesima stregua di un burattinaio che muove i fili, al fine di amplificare il visibile e l’impatto immaginifico oltre che ritmico-armonico. Le «Riflessioni Sonore», annunciate in maniera secca da Cifarelli, diventano anche inflessioni e cadenze timbriche multicromatiche e capovolgimenti di ruolo, nonché contrasti visivi che riflettono pensieri e sentimenti, ma anche immagini sullo specchio della anima. Un crepitio ed il metronomico pulsare delle lancette di un orologio scandiscono «Il tempo» della musica ma soprattutto quello degli uomini nei suoi limiti circoscritti e circoscrivibili, in un riquadro fotografico da i contorni impalpabili, senza sfocature e con una diffusione costante della luce sonora.

«Ferro, cemento, sudore, costruzioni, distruzione, ricostruzione, arte, anima» Questa è una sequenza di parole che Cifarelli pronuncia sulla coda della quarta traccia dell’album, «Arché», la quale rappresenta la parte archetipale dell’intera opera, dove elementi molteplici si materializzano e si dipanano dall’intricato sistema accordale di Sartoris, fatto di rapidi cambi di tempo e di umore, parole che trovano progressivamente una forma visiva e che stabiliscono la fusione fra suono ed immagine, corpo e anima. Basta poi un piccolo sogghigno ad aprire «Immobile» che statico e fermo non è, ma sembra piuttosto muoversi accompagnato da una velata e sottile ironia, quasi un istantanea dall’inquadratura volutamente mossa che produce un effetto flou, così come le parole pronunciate dal fotografo all’abbrivio di «Blue Solitudo, Notturno Op.5 Nr.1», «solo una luce, solo un colore, solo un piano solo un solo», riescono a creare una dimensione chiaroscurale che il pianista inquadra attraverso un tenue cono di luce fatto di note profonde e spaziate, propedeutiche ad una percezione surreale e surrettizia della notte. «Dodici note, una pausa, tredici colori», ancora le parole di Cifarelli, che in un gioco di contrasti e di iperbole linguistica, spianano il terreno a «Tredici note di colore». È proprio in quella pausa che si materializza quanto si vede, ma che non si sente, mentre il piano di Sartoris stende un trama di note che sembrano i punti di collegamento di un’immagine stilizzata nel gioco del pointing più che del painting. Introdotto da una specie di sospiro di sollievo, «Zefiro» diventa una fuga romantica, un anelito di vento creativo ed una camera fotografica di decompressione. Per la strutturazione melodico-armonica di «Sympatheia», Cifarelli aveva selezionato per Sartoris alcuni dei suoi scatti dedicati a Wayne Shorter. Il pianista coglie perfettamente gli aspetti del mood sonoro shorteriano attraverso le fotografie, in cui l’espressività del sassofonista diventa la rappresentazione scenica del suo modulo jazzistico, fatto di discese ardite e risalite, anfratti armonici e fughe per impervi tratturi melodici. L’album si chiude con «Impro 2, dietro lo sguardo» che riconferma la cifra narrativa dello stile espressivo ed impressionistico del pianista piemontese, nonché il concetto di musica in «bella vista», alimentato dalla spirito aleggiante del correo fotografo. «Inquadratura di Composizioni» di Emanuele Sartoris With Roberto Cifarelli è un concept inebriante e fitto di stimoli polisensoriali, nato dal genio di due artisti visionari, predatori di emozioni ed incubatori di sogni, in cui la capacità di ascolto è direttamente proporzionale all’istinto immaginifico.

Emanuele Sartoris & Roberto Cifarelli

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