Alfa_Music_base

// di Katerpink //

L’etichetta romana, Alfa Music dimostra di essere sempre sul “piede di guerra” ed assai prolifica per la gioia dei jazzofili e non solo. Nel roster dell’Alfa Music si agitano talenti e personaggi che esprimono progetti che vanno dal classico swing, al post bob, dalla fusion a forme ibride di “terza via”. In questa breve rassegna, che diventa davvero una piacevole e trascinante razione a catena, segnaliamo alcune delle ultime uscite, davvero degne di nota:

DANIELE MALVISI / IO SONO UN ALBERO

«Questa musica è dedicata a mio figlio Cesare, dichiara Daniele Malvisi, e rappresenta la restituzione fisica dell’ispirazione che Cesare mi ha regalato in tanti momenti vissuti insieme. “Io sono un albero”, titolo del disco, è in realtà una breve poesia che lui scrisse diversi anni fa quando ancora bambino e rappresenta perfettamente la modalità con la quale ho scritto questi brani. Ho cercato di raccogliere e trasformare in musica le emozioni di tanti momenti, lasciando affiorare spontaneamente un suono o un frammento melodico che poi hanno di volta in volta contraddistinto una composizione. La naturalezza che ha caratterizzato le diverse fasi creative della musica, mi ha guidato anche quando ho scelto i musicisti del quartetto. Fin dai primi momenti è stato molto spontaneo e naturale suonare insieme, anche durante le prove ci sono stati dei momenti di musica davvero incredibili. Ringrazio di cuore Simone, Dario e Francesco per essersi presi cura di questa musica con grande professionalità. Sono persone, ancor prima che musicisti, davvero fantastiche ed è motivo di orgoglio ascoltare con quanta passione hanno suonato in queste tracce. Per tutti questi motivi mi sento di definire questa raccolta di brani come un disco di musica ecologica, qualcosa che nasce cresce e si definisce in modo naturale, seguendo il ritmo naturale delle cose, come un albero, appunto». DANIELE MALVISI QUARTET: Daniele Malvisi sax tenore, Simone Basile chitarra, Francesco Pierotti contrabbasso, Dario Rossi batteria

ANGELO SCHIAVI (REUNION BAND) FT. MARCO TISO & FRANCO PIANA – THREE STORYTELLERS

Forse a ben ragione la big-band è considerata da molti la quinta essenza del jazz dal momento che ne contiene tutti gli elementi fondamentali: scrittura, arrangiamenti, improvvisazione, senso del collettivo, bravura solistica. Purtroppo in questo periodo è sempre più difficile ascoltare una grande orchestra sia dal vivo sia su disco. E’ quindi con il massimo interesse che mi approccio all’ascolto di questo CD stimolato, anche, dalla sua originale genesi. L’album nasce, infatti, da una felice intuizione di Angelo Schiavi sassofonista e clarinettista che nel 2010 aveva ideato il Concorso Nazionale per Cantanti di Big Band Jazz. L’anno successivo, siamo alla seconda edizione, sempre sul palco della Casa del Jazz e il Concorso si conferma come una importante attività concertistica e diffusiva della cultura jazzistica ideata dalla base dei musicisti. Di qui l’ulteriore passo in avanti: fissare su disco quanto realizzato, grazie anche alla disponibilità della Casa del Jazz, che per ricambiare gli organizzatori dei loro sforzi, ha messo a disposizione la sala di registrazione di recente ultimata. Racconta Angelo Schiavi: «Nel Febbraio 2011 il direttore della Casa del Jazz di Roma era Giampiero Rubei che succedeva a Luciano Linzi. Luciano si era distinto alla guida della nuova istituzione, fino ad allora, per curiosità musicale, interesse alle novità emergenti, alle scuole di musica jazz. Giampiero Rubei, dopo di lui, partendo dallo storico locale dell’Alexanderplatz, si era definitivamente costruito una solida fama di impresario musicale internazionale anche per il merito di aver ideato e realizzato il grande festival jazz di Villa Celimontana in Roma ed era, per questi meriti, stato chiamato a dirigere l’importante istituzione. Giampiero, come del resto anche Luciano Linzi aveva fatto, comprese subito che il Concorso Nazionale per Cantanti di Big Band Jazz da me ideato nel 2010 e che era alla seconda edizione aveva un potenziale enorme e poteva confermarsi anche nel 2011 sul palco della Casa del Jazz come una delle attività concertistico e diffusive della cultura jazzistica ideate dalla base dei musicisti. Fu così che il grande palco esterno vide ancora ospitare le finali del concorso 2011 e 2012. In cambio di questo grande sforzo organizzativo ed ideativo, da me fatto con grande trasporto e amore la big band, la Casa del Jazz avrebbe dato l’uso della bellissima sala di registrazione recentemente ultimata, per dare modo ai vincitori del concorso di riscuotere il loro premio: cantare e registrare con dei professionisti dei pezzi originali in big band».

ANIELLO DE SENA / SOULMATES: L’INCONTRO TRA INTENZIONI AFFINI CHE PRODUCONO UN’INTESA MUSICALE PROFONDA.

Questo disco cerca di esprimere alcune idee e concezioni ma- turate negli anni di formazione, tra cui la convinzione che il jazz debba muoversi su un terreno che lascia spazio all’ascoltatore, come qualcosa di immediato, vivibile, quotidiano. Non ostentazione o interferenza, ma appunto incontro che diventa intesa. Quanto il prodotto finale abbia centrato l’intenzione, comunque, sta all’ascoltatore giudicarlo. UN ALBUM DI JAZZ PUÒ AVERE TRE DESTINI DIVERSI: il primo, e più comune, è venire sepolto anonimamente nella sterminata produzione (per la maggior parte non degna di nota) racchiusa sotto quest’etichetta; il secondo è essere apprezzato nel circuito specialistico, ricevendo più o meno visibilità a seconda della bravura dei musicisti e/o del loro nome; il terzo è oltrepassare la cerchia degli ascoltatori abituali del jazz, pur mantenendo la propria coerenza con la ricerca personale dell’autore. Nella composizione, il musicista fa riferimento al materiale che ha a disposizione (note, suoni, rumori, silenzi etc.) e lo organizza secondo un certo linguaggio, di cui conosce i criteri formali. Nel jazz, il prodotto finale dipende poi anche dall’estemporaneità dell’esecuzione, che può condurre molto oltre la base di partenza. Il punto di fuga di questo processo è l’intenzione, in cui il musicista resta se stesso mentre si misura con la propria conoscenza e la propria tecnica, cercando di venirne a capo, e in un certo senso mettendosi a nudo. L’intenzione tradisce quindi l’intimità del musicista oltre il suo controllo e la proietta all’esterno. LINE-UP: Aniello De Sena tromba e synth, Raff Ranieri pianoforte, fender Rhodes e tastiere, Aldo Capasso contrabbasso è basso elettrico, Michele Caccavale chitarra, Francesco Desiato flauto, Marco Fazzari batteria e Ivan Dureve congas.

ANDREA & DAMIANO MERCADANTE / ALEA IACTA EST

Alea Iacta Est (Il dado è tratto), sostiene Andrea Mercadante, fa riferimento alla celebre frase pronunciata da Giulio Cesare ai confini del fiume Rubicone e “noi”, da veri “romani de core”, l’abbiamo cantata, musicata, arrangiata ed intitolata per far nascere questo primo disco “on the road” che racconta con un’esplosione di allegria, ironia e divertimento allo stato puro i pensieri, gli incontri, le riflessioni, le esperienze professionali e gli amori … occasioni ed emozioni personali e musicali vissute a Roma (nostra città natale) e in Italia. Dico “noi” perché come compagno di viaggio e talentuoso batterista (di soli 18 anni) in questo album suona mio fratello Damiano, con il quale condivido idee, creatività e momenti importanti delle nostre giornate ma soprattutto…qualsiasi spazio di casa. Inoltre, sempre al nostro fianco abbiamo una fantastica equipe di cantanti e musicisti che arricchiscono questa meravigliosa realtà dando ancor più risalto a questo nostro album che segna l’esordio nell’ambito discografico».

CETTINA DONATO | ZOE PIA (FT. NINNI BRUSCHETTA, ELIO MARTUSCIELLO) / MITO

Cettina Donato spiega la genesi della sua creatura: «Le testimonianze di vita del nostro tempo trovano le proprie radici nel mito che si rivela, quindi, sempre attuale e predecessore della società contemporanea. Storie fatte di sangue, di passioni, di razionale e irrazionale, dèi che scendono in terra per salvare i mortali o che, allo stesso tempo, distruggono le vite degli stessi solo per pigrizia o per ozio. Raccontiamo in questo disco la storia di alcuni tra i personaggi del mito greco il cui destino è scandito dal volere, se non dai capricci, degli dèi. Il mito, quindi, rimane sempre attuale nonostante il mutare dei tempi perché sopravvive geneticamente nelle esperienze umane e non c’è emozione di cui il mito non parli attraverso i suoi personaggi. Ciò che caratterizza la nostra epoca è che crediamo che il mito non esista. Crediamo di essere liberi dai miti, di vivere in un mondo dominato dal pensiero razionale, ma non è così. Ed è per questo che siamo affascinati da tutto ciò che è irrazionale. E per questo motivo il mito si rinnova di nuova linfa vitale. La Sicilia da sempre e’ l’approdo, il rifugio di divinità ed eroi. Orione, prima di trasformarsi in costellazione, passò da Messina e costruì con la forza delle sue braccia Capo Peloro, la punta nord orientale della Sicilia, luogo in cui io stessa risiedo, e che i messinesi chiamano semplicemente Faro, costruendo anche un tempio dedicato a Poseidone. Cariddi, Scilla, lo stretto di Messina, rappresentano alcuni degli snodi più rilevanti per lo scorrere delle vicende mitologiche: dèi, eroi, maghe, mostri, sono passati da qui rendendo la Sicilia protagonista assoluta. La Sardegna e la Sicilia sono luoghi in cui da millenni risiedono tracce di esseri soprannaturali. Così, queste due grandi isole del Mediterraneo si incontrano come due forze distinte ma accomunate dagli stessi intenti, in un connubio musicale tra mitologia greca e entità ancestrali e soprannaturali. In questo disco abbiamo descritto e raccontato una storia per ogni singolo personaggio: non tutti ci sono stati tramandati come esempi da seguire, tutt’altro, ma ci piace pensare che ognuno di loro fosse alla ricerca della parte migliore di se’, del proprio eroe interiore. E che cosa e’ il mito, oggi, nella società contemporanea, se non un nostro personale anelito ad avvicinarci o somigliare a un Dio o a un eroe? Non ci resta, a questo punto, che cercare l’eroe che è in noi». Aggiunge Zoe Pia:«Il Tempio di Antas, di Fluminimaggiore in Sardegna e la Valle dei Templi di Agrigento in Sicilia: due siti archeologici delle grandi isole del Mediterraneo sono stati per me il La per una riflessione condivisa. Una navigazione con approdo nel mito. Partendo dalla radice. Il termine deriva dalla parola greca mythos che significa letteralmente racconto, narrazione, storia. Il flusso musicale che ne è derivato attraversa luoghi, richiama personalità, intrecci sociali, vive amori e dissapori, gioca tra feste e processioni». Conclude Elio Martusciello:«I suoni possono raccontarci solo due differenti tipologie di storie. La prima si riferisce a storie che servono solo per descriverci il mondo: quello delle cose inerti e quello degli esseri viventi. Sono storie che funzionano per informarci, ci aprono alla conoscenza. Una sorta di tatto a distanza che ci consente di pregustare meglio il mondo visibile. La seconda contempla storie intessute di sogni, di misteri, di emozioni, consentendoci di accostarci agli enigmi del sentire. Questa seconda tipologia di storie è quella che chiamiamo musica, ha origine da miti antichi e si rivolge a possibili futuri esistenziali. Fonde o confonde memoria e anelito, mito e sogno».

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