EUMIR DEODATO: DAL JAZZ ORCHESTRALE E SINFONICO ALLA DANCE MUSIC
//di Bounty Miller //
Un personaggio non facilmente inquadrabile in un preciso recinto sonoro, eclettico e creativo, soprattutto in sala d’incisione: grande manipolatore di suoni, capace di alchimie musicali come pochi. Eumir Deodato, in veste di produttore fece ufficialmente l’ingresso nel mondo delle discoteche, particolarmente tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta. I frequentatori delle piste da ballo di quel periodo ed collezionisti di vinili rammentano certamente quelle lunghe suite interamente strumentali caratterizzate da ricche orchestrazioni, sottese da un incedere funkified avvolgente e cadenzato, a metà strada tra un aggiornamento del Philly Sound e la colonna sonora di un film della Blaxploitation. È acclarato che Eumir Deodato sia comunque solo un lontano parente della dance, addirittura acquisito. Per contro il brasiliano non è mai stato completamente accettato e sdoganato dai cultori del jazz mainstream. Per verità storica va detto che nella prima fase di evoluzione della «disco» (parliamo dei primi anni ’70), furono alcuni DJs a forzare «il blocco», ad oltrepassare il limite, dunque ad inserire musicisti come Deodato all’interno delle loro scalette.
Di lui si può senz’altro dire geniale. Se non altro fu un predestinato, un outsider rispetto al dominante mercato anglo-americano, capace di raccogliere consensi in molti ambiti della musica di consumo. Del resto, quale potrebbe essere altrimenti la definizione più consona per un artista che ha ricevuto sedici dischi di platino, vendendo solo sul mercato americano oltre venticinque milioni di album e, soprattutto, come arrangiatore, produttore e tastierista, ha partecipato a più di quattrocentocinquanta sessioni di studio e che ha lavorato per Frank Sinatra, Aretha Franklin, Roberta Flack, Bjork, Antonio Carlos Jobim, Astrud Gilberto, Milton Nascimento, Earth Wind & Fire, Kool & The Gang, e scritto canzoni interpretate da Sarah Vaughan e George Benson. Solo per citarne alcuni. Eumir Deodato, brasiliano di Rio, ma con un DNA italo-portoghese, si aggiudica un posto di rilievo nel Pantheon della musica del Novecento, forse perché è stato tra i primi, almeno a quei livelli di qualità, ad operare una decisa commistione di generi e linguaggi, spesso antitetici e stridenti (allora si chiamava contaminazione), a rompeva le vecchie barriere codificate tra stili musicali spalancando le finestre su un universo sonoro in cui jazz, musica classica, folclore, pop, funk e rock non esistevano più come tali ma confluivano in una visione di musica globale ante-litteram.
l momento chiave di questa svolta fu il disco di esordio di Deodato per l’ etichetta CTI di Creed Taylor. Era il 1973, e Deodato si era appena trasferito a New York da Rio. Il disco dal titolo «Prelude», conteneva una superba rivisitazione dell’inizio di «Also Sprach Zarathustra» di Richard Strauss, lo stesso brano tardo-romantico che Stanley Kubrick usò per 2001 A Space Oddissey. Quel disco vendette 5 milioni di copie e fruttò al suo autore anche un Grammy. Per la CTI Deodato fece fece molte promozioni che lo portarono a collaborare con jazzisti del calibro di Wes Montgomery, Stanley Turrentine, Paul Desmond, ai quali il brasiliano fornì una raffinata cornice orchestrale. Nel breve volgere di qualche anno Deodato divenne un compositore di successo, anche se non era trascorso molto tempo dalle sue prime esperienze musicali a Rio, dove aveva esordito come fisarmonicista per passare poi al pianoforte e alle tastiere, ma soprattutto dimostrando una particolare inclinazione per le orchestrazioni e la manipolazione del suono in sala di incisione. L’attività in studio per conto terzi lo assorbi completamente a detrimento del suo lavoro di performer, tanto che le sue esibizioni live non sono state così frequenti come la carriera e la fama del personaggio farebbero pensare. Pur rimanendo un jazzista per definizione, Deodato, vanta alcune incursioni nell’universo della disco-funk, che sono ancora motivo di culto per gli appassionati del genere. La produzione del brasiliano, abile alchimista con uno spiccato senso di orientamento verso le tendenze del mercato,a partire da «ln The Heart» riuscì ad alleggerire i suoni ed arricchirli di nuove istanze, riportando il treno Kool & The Gang sui veri binari della disco di massa, da cui avevano precedentemente deragliato.
Davvero difficile per chiunque dare una definizione di Deodato come musicista, compositore o produttore o, come già detto, risulta impossibile rinchiuderlo nel ristretto perimetro di uno specifico genere o modulo espressivo. Basta il confronto tra alcune delle sue opere più significative per comprenderne sia la portata che l’innata ecletticità., partendo ad esempio da «Prelude» (1972) e «Deodato 2» (1973) pubblicati dalla CTI, passando per «Whirlwinds» (1974 «Artistry» (1975) e «Love Island» (1978) usciti con la MCA, fino a giungere a «Knights Of Fantasy» (1979), «Night Cruiser» (1980) e «Happy Hour» (1982) realizzati per la Warner Bros. Questi ultimi ad appannaggio esclusivo delle discoteche.