Enrico Intra & Gerry Mulligan con «Gerry Mulligan Meets Enrico Intra», un capolavoro mondiale partito dall’Italia, 1975

0
Mulligan_Intro_Cover

I due titolari del progetto parlavano il comune linguaggio del jazz, lo conoscevano nelle minime sfaccettature, condividevano la passione per gli arrangiamenti ricercati e per la composizione: non erano semplici esecutori, ma entrambi musicisti di rango a 360 gradi.

// di Francesco Cataldo Verrina //

Possiamo definirla una sorta di USA-Italy Connection storica, forse uno dei tanti «meets» di Gerry Mulligan, ma per noi Italiani una punta d’orgoglio. Il baritonista americano per antonomasia, la vedette internazionale che incontra uno dei più geniali musicisti italiani, Enrico Intra, jazzista di vaglia, ma anche compositore sopraffino ed eclettico arrangiatore. L’incontro avvenne su un piano paritetico senza sudditanza alcuna da pare di Intra e dei sidemen che l’accompagnarono nell’impresa. I due titolari del progetto parlavano lingue differenti, ma comunicarono attraverso il comune idioma jazzistico, che conoscevano nelle minime sfaccettature, tanto da condividere la passione per gli arrangiamenti ricercati e per la composizione autorale: non erano semplici esecutori, ma entrambi musicisti di rango a 360 gradi, con una visione ampia e dilatata dello scibile sonoro.

In quei giorni, Franco Fayenz produttore del progetto, scriveva: «Non succede spesso che un jazzista americano di fama mondiale come Gerry Mulligan, trovandosi a soggiornare in Italia, accetti d’interpretare le composizioni di un collega italiano, inserendosi nel suo complesso, e di registrare un long playing. Diciamo anzi che i casi di questo tipo si possono contare finora su una sola mano. È giusto comunque che l’incontro di Mulligan sia avvenuto con un pianista-compositore (o meglio, forse, compositore-pianista) come Enrico Intra, perché aggiunge un vero riconoscimento ai meriti di uno dei nostri artisti migliori. Ma c’è un’altra ragione per cui questo album è particolarmente importante. Il suo contenuto, oltre che da tre opere brevi, una delle quali, «Rio One», firmata da Mulligan, è costituito dalla suite di Intra «Nuova Civiltà», che da sette anni l’autore esegue col suo quintetto nei concerti, ma che non ha mai voluto fissare su un disco destinato al mercato internazionale».

L’asse portante dell’album è proprio «Nuova Civiltà» una lunga suite di ben ventuno minuti e otto secondi, congegnata attraverso uno sviluppo multi-tematico e con un gergo sonoro che usa taluni sottosistemi linguistici del jazz, come il free e la fusion, ma con sequenze classicheggianti vagamente rock-progressive. Lo stesso Enrico Intra commentava così la propria scelta: «L’abbiamo suonata moltissime volte dal vivo, come si dice, e forse sotto questo aspetto ne abbiamo. esaurito tutte le possibili implicazioni. Per cui mi sono infine convinto che era giunto il momento di fissarla in un’esecuzione definitiva, che a mio avviso e anche la più bella, e poi magari di non suonarla mai più. L’occasione dell’incontro con Gerry Mulligan, si capisce, era troppo allettante. Ma c’è poi il fatto che ho potuto portare in sala di registrazione dei collaboratori che mi davano la massima garanzia di ottima riuscita, e di essere all’altezza di un illustre ospite senza alcun timore reverenziale. Si pensi a un saxofonista-flautista come Giancarlo Barigozzi, affiatatissimo con me e dotato di un’esperienza con pochi termini di confronto fra i jazzisti Italiani; a Sergio Farina, chitarrista fantasioso, tecnicamente perfetto e in grado d’inserirsi in qualsiasi situazione espressiva; al bassista Pino Presti, preciso, potente nella cavata ma capace anche di sfumature e di raffinatezze non comuni; e infine a Tullio De Piscopo che oggi, senza sprecare troppi aggettivi, e considerato il leader dei percussionisti italiani. Non c’è dubbio che ben difficilmente avrei potuto cogliere un momento più favorevole».

Tutto il disco, pur nella sua complessità, è di una bellezza disarmante, ricco di armonie, ma con tocchi di melodia fiabeschi caratterizzati da una fruibilità immediata, soprattutto l’apporto dei singoli esecutori è fondamentale; il senso di collegialità e di partecipazione sono quelli tipici degli spiriti affini. Gerry Mulligan si muove con disinvoltura ed eleganza, soprattutto sposta il baricentro dell’opera verso una maggiore dolcezza, apportando un aristocratico tocco di classe. Intra agisce sul pianoforte con la solita creatività e l’immediatezza di colui che riesce a far sembrare le varie esecuzioni dei componimenti in tempo reale. Nulla è mai prevedibile e scontato, a cominciare dalla già citata «Nuova Civiltà» che copre l’intera prima facciata, una sorta di attimo fuggente, ma persistente, da cogliere al volo, in cui il tempo musicale coincide col tempo reale, ossia con attimi di vita realmente vissuti dall’artista creatore e esecutore al contempo. Una dimensione quasi olistica in grado di coinvolgere i fruitori sul piano emozionale.

La B-Side si apre con «Fertile Land», dove una rilassata sequenza di pianoforte introduce il tema, mentre il baritono di Mulligan lo sviluppa con un fare melanconico e notturno, quindi di nuovo il piano ed il grande sax in un’alternanza perfetta e sempre in vena di dispensare brividi ed emozioni; «Rio One», unico componimento a firma Mulligan, è più rapido, festoso e basato su uno swing moderato dai colori latini, in puro stile West-Coast, con un lavoro di ricamo da parte della retroguardia ritmica davvero da manuale; ottimo l’inserto di sassofono da parte di Giancarlo Barigozzi; «Champoluc» è un pezzo pacato ed evocativo in puro stile Intra, facilmente leggibile e dotato di una melodia a presa rapida; la chitarra di Sergio Farina gli conferisce un taglio molto cinematografico da notti romane, mentre il fraseggio di Mulligan aggiunge un sapore hollywoodiano. «Enrico Intra Meets Gerry Mulligan», registrato il 16 e 17 ottobre 1975 presso gli studi Ricordi di Milano, è uno di quei dischi che conferma la multi-etnicità del jazz come linguaggio di comunicazioni fra simili, abbattendo ogni barriera razziale e culturale, un album di portata e d’importanza internazionale.

Enrico Intra – Anni ’70

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *