Buster Williams sposa la causa di «Portrait Of A Moment», l’album di Tommaso Perazzo e Marcello Cardillo (Red Records, 2025)

«Buster è un musicista da first take» ricorda Perazzo, «che predilige la spontaneità della prima esecuzione… A volte abbiamo registrato un pezzo più volte, ma alla fine, quasi sempre, abbiamo scelto la prima take».
// di Francesco Cataldo Verrina //
Nel mondo del jazz, si osserva spesso una dinamica in cui musicisti emergenti cercano la legittimazione attraverso collaborazioni con artisti di fama internazionale, dando vita a progetti che, talvolta, risultano privi di autentico slancio creativo. Tuttavia, ci sono eccezioni a questa regola, come il caso di «Portrait Of A Moment», l’album che vede protagonisti il leggendario contrabbassista Buster Williams insieme ai due giovani emergenti italiani Tommaso Perazzo (piano) e Marcello Cardillo (batteria).
Questa collaborazione non è solo un tentativo di unire esperienze apparentemente distanti, ma rappresenta una sorta di simbiosi musicale. Williams, figura di riferimento nel panorama jazz contemporaneo, ha scelto di mettersi al fianco di Perazzo e Cardillo, offrendo loro non solo la sua esperienza, ma anche una condivisione autentica della leadership artistica. L’approccio è inusuale e merita di essere celebrato. Il trio si è formato sulla base di una lunga amicizia e un profondo rispetto reciproco, iniziato nel 2015 al Conservatorio Van Amsterdam. L’idea di registrare «Portrait Of A Moment» è stata di Cardillo, che ha avuto l’opportunità di utilizzare uno studio di registrazione a Brooklyn coinvolgendo Perazzo e Williams in un progetto che trasmette l’energia primordiale di una jam session. Il giorno prima della sessione, i musicisti si erano riuniti per selezionare il repertorio, creando un’atmosfera inter pares di collaborazione e spontaneità.
L’album si distingue non solo per la qualità delle composizioni, che esprimono la validità esecutiva del trio, ma anche per l’emozione che riesce a sprigionare. Perazzo contribuisce con brani come «Back At The Right Spot», composizione che scaturisce dall’entusiasmo nato per un concerto di Williams, e la sognante «Alba sul Mare». Williams mette sul piatto due pezzi forti della collezione di famiglia: «Where Giants Dwell» e «Christina», quest’ultima interpretata da Perazzo con una delicatezza che sfiora l’immateriale. Cardillo, dal canto suo, introduce l’innovativa «Kind of Blues», una rivisitazione della tradizionale struttura blues, mentre «Soul Leo» di Mulgrew Miller evidenzia l’affinità elettiva e la potenza ritmica del gruppo. L’album si chiude con «Footprints», un tributo a Wayne Shorter, che emerge in tutta la sua potenza compositiva. L’album è contraddistinto dalla freschezza e dalla sorgiva immediatezza tipiche delle prime take. Williams è palesemente convinto che «la musica non è ciò che viene dalla testa, ma ciò che viene dal cuore». Questo principio permea ogni nota di «Portrait Of A Moment», rendendo il lavoro non solo una testimonianza dell’abilità tecnica dei musicisti, ma anche un vero e proprio dispenser di emozioni spontanee, prive di sovrastrutture mentali e di additivi artificiali ed artificiosi.
A conti fatti, «Portrait Of A Moment» è la risultante di un’arsura giovanile che merita attenzione, non solo per il prestigio di Buster Williams, ma per la vibrante interazione tra differenti generazioni di musicisti; un esempio illuminante di come il jazz possa essere un linguaggio universale in grado di unire artisti di estrazione diversa, generando un dialogo musicale proficuo ed articolato. «Portrait Of A Moment» non è solo un carnet di pietanze jazz giustapposte, ma un momento sintesi che celebra la bellezza dell’incontro transgenerazionale ed il potere della coabitazione creativa.
