L’album «Dove» dell’Antonio Grillo Trio riesce a tracciare una dimensione sonora fortemente connessa all’attualità, ma nella collegialità dell’insieme, pur guardando ai maestri del passato.

// di Francesco Cataldo Verrina //

Abbiamo più volte sottolineato come la chitarra, per lungo tempo sirena incantatrice nell’ambito dello smooth e della fusion, nel terzo millennio, abbia assunto nuove sicurezze rispetto alle sue possibilità esplorative, sia nell’ambito del jazz progressivo che del contemporary mainstream d’ispirazione post-bop. Sono migliorate le tecniche e le consapevolezze, tanto che la chitarra, oggigiorno, «gareggia» apertamente ed armonicamente con il pianoforte andando spesso a guidare delle sezioni rimiche di tutto rispetto inseme ad un contrabbasso ed una batteria. Il guitar-trio è oggi una delle più convincenti dimensioni del jazz contemporaneo, e, laddove il pianoforte accentua maggiormente talune componenti classiche e cameristiche, la chitarra rivela una maggiore abilità nel saper legare il costrutto sonoro all’hic et nunc della musica, forte della lezione del rock e della lunga tradizione blues. L’album «Dove» dell’Antonio Grillo Trio riesce a tracciare una narrazione sonora fortemente connessa all’attualità, ma nella collegialità dell’insieme, pur guardando ai maestri del passato come Charlie Christian, Wes Montgomery e Jim Hall, quando l’elemento di diversità era dato dal virtuosismo del singolo.

«Dove», edito dalla Jazzy Records, è un lavoro corale dove il trio, formato da Antonio Grillo chitarra, Tommaso Pugliese basso e Francesco Scopelliti batteria, agisce in maniera telepatica e mutualistica, in cui ciascuna delle forze in campo apporta una notevole fattività ideativa al concept sonoro. Ma vi è di più, il trio espande l’idea di collettivo a due elementi «esterni», che arricchiscono il progetto e lo pongono in un dimensione multitematica: la cantante Simona Daniele, interprete ed autrice del testo di «While You Go Away» ed il trombettista Giovanni Amato che aggiunge filigrana di pregio al tessuto connettivo dell’album in cinque brani, nello specifico suonando la tromba (tracce 1, 3 e 9) ed il flicorno (tracce 2 e 5). Amato e compagni si muovono agilmente tra passato e presente senza snaturare mai l’essenza e normative vigenti del jazz, in cui il passato e l’influenza di artisti come Bill Evans, Joe Pass, Keith Jarrett e Thelonious Monk fanno da indicatori di marcia, unitamente a una naturale ed istintiva capacità di cogliere molti stimoli dalla contemporaneità e dalla realtà circostante. Antonio Rocco Grillo, cosi come tutti i musicisti coinvolti nel progetto, vantano esperienze circolari in vari comparti dello scibile sonoro, un background che consente loro di avere una visione piuttosto ampia del jazz e delle sue innumerevoli possibilità di applicazione. La scelta di rileggere quattro composizioni dall’architettura armonica diversa e dal mood differente quali «Alone Together», «Days Of Drinks And Roses», «Fly Me To The Moon», diventa già una sorta di manifesto programmatico con l’intento di guardare al passato ma da angolazioni molteplici, specie nella parte improvvisativa; soprattutto la rivisitazione di «Beatrice» di Sam Rivers nasce dal tentativo di trattare la materia sempre viva ed incandescente di un artista non proprio canonico e ligio alla regola, il quale consente al trio non poche digressioni; per contro, l’aggiunta di un omaggio ideale a Brad Mehldau con «Song Song», sottolinea quella voglia sempre crescente della chitarra di misurasi ad armi pari con il pianoforte.

L’opener «Alone Together», rinverdita e velocizzata da un approccio più groovy dalla retroguardia ritmica, si pone a metà strada tra la versione di Grant Green e quella di Chet Baker, due artisti che diventato un forte stimolo sia per il chitarrista calabrese che per il trombettista ospite. A seguire la versione strumentale di «While You Go Away», a firma Grillo, che fluisce come una ballata dai toni crepuscolari, dove chitarra e flicorno si scambiano promesse per l’eternità. «Dove» è un altro inedito, giocato su una struttura bop umorale e dai ripetuti cambi di passo, a cui contrabbasso e batteria fanno spesso da battistrada e da spartiacque, innescando i due strumenti di prima linea. «Spingtime Never New», composta dal contrabbassista, è una ballata suadente dai colori tenui distillata dal trio in purezza. «The Days Of Drinks And Roses», classico di H. Mancini, offre al flicorno di Amato una piattaforma di lancio in una dimensione cinematica struggente ed appassionata con un spirito bakeriano, mentre la chitarrista ricama gli orli del costrutto sonoro con la delicatezza espressiva di un novello Jim Hall. In «Fly Me To The Moon», grande successo lanciato da Frank Sinatra, nella configurazione trio diventa un cantico poetico e leggiadro, arricchito da qualche delicata stilla di swing. «Beatrice» di Sam Rivers viene sciorinata dai tre sodali calabresi attraverso una narrazione brunita, mentre la chitarra tenta uno sviluppo tematico aperto ed arioso simile a quello di un’ancia. In «Song Song» di Brad Mehldau la chitarra mantiene il flusso sonoro ad un livello d’intensità emotiva, tale da non far rimpiangere l’originale. «Pinocchio Blues», sempre firma Grillo, contiene una certa dose di ironia gillespiana, a cui la tromba sembrerebbe rifare rispettosamente il verso, mentre la chitarra riversa un discreta dose di sangue blues nel parenchima sonoro, sostenuta dalla retroguardia che non lascia spazio alla polvere, soprattutto l’assolo di batteria spiana in seconda istanza il terreno alla tromba di Amato. In conclusione arriva, o meglio, ritorna «While You Go Away» nella versione cantata dall’autrice del testo, Simona Daniele. L’atmosfera è quella di un fumoso locale dove un trio che accompagna una jazz-singer, insieme a una bottiglia di gin, procura sollievo al duro mestiere di vivere degli avventori. «Dove» dell’Antonio Grillo Trio non è un disco iperbolico ma, grazie alle differenti istanze sonore che vi confluiscono, diventa un perfetto contenitore di emozioni a presa rapida.

Antonio Grillo Trio

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