// di Gianluca Giorgi //

Ron Miles, Rainbow Sign (2lp 2020)
Per il suo esordio su etichetta Blue Note, il trombettista e compositore Ron Miles ha riunito nuovamente il quintetto stellare con cui aveva inciso il precedente “I Am a Man” (2017); Jason Moran al piano, Bill Frisell alla chitarra, Thomas Morgan al contrabbasso e Brian Blade alla batteria. “Rainbow Sign” è un album profondamente personale per Ron, che ha scritto la maggior parte del disco quando suo padre morì nell’estate del 2018, 71 minuti di post-bop, blues, gospel e accenni di pop, un mainstream moderno, in cui vengono rielaborati i linguaggi del jazz, del blues e del bop. Miles lascia molto spazio ai suoi compagni, in particolare a Frisell, un po’ più defilato invece l’apporto del pianista, ma in definitiva è il collettivo che funziona come un tutto unico. Il disco nelle sue composizioni è molto simile al precedente “I Am a Man” ma è molto più intimo, un ottimo esempio di jazz contemporaneo, non molto innovativo, ma che cresce ascolto dopo ascolto. È l’ultimo lavoro di Ron che ci ha lasciati nel 2022.

Moravagine, s/t (1976 ristampa 2018)
Moravagine è stata una formazione jazz-rock francese estemporanea, attiva a metà degli anni 70. La maggior parte dei membri ha continuato come Chute Libre, pubblicando due album molto simili a questo verso la fine degli anni ’70. Questo unico album omonimo del sestetto, uscito originariamente nel 1976, è stato registrato al leggendario Studio Palm di Jef Gilson ed è una miscela di influenze che unisce, jazz-funk a la Weather Report, prog rock, avant-garde, free-jazz, pop sperimentale e momenti dalle venature folk. Eccezionale album di libera creatività, allora sottovalutato. Da riscoprire.

Archie Shepp & Mal Mal Waldron, Left Alone Revisited (Cd 2002 / 2lp 2021)
Questo magnifico duo si riunisce per questo splendido disco, registrato a Parigi nel febbraio 2002 (Enja), in una modalità che rimanda ad alcuni dei duetti che il pianista Waldron ha registrato con altri reedmen negli anni ’70 e ’80, in questo caso con un contributo particolarmente meraviglioso di Archie Shepp! Il primo tributo di Mal Waldron a Billie Holiday, intitolato “Left Alone”, fu registrato nel 1959, pochi mesi prima della morte della cantante. Da allora rese omaggio alla leggendaria cantante in diverse occasioni e questa registrazione è il suo ultimo tributo, registrato meno di un anno prima della sua morte. Waldron, che ha lavorato con la Holiday durante i suoi ultimi anni, conosce bene le sue interpretazioni dei sei standard che si ascoltano in questo disco, insieme alla sua “Lady Sings The Blues”. Il sax tenore di Archie Shepp, spesso grintoso, ricorda la consistenza della voce della Holiday, ma si integra perfettamente con il pianoforte lussureggiante di Waldron. L’esecuzione di “Left Alone” (gli occasionali stridii dell’ancia di Shepp sembrano intenzionali, come se volesse imitare le pause della voce della cantante) è di grande impatto. Waldron recita anche il testo della Holiday su una sua composizione alla fine dell’LP, Shepp, invece, passa al sax soprano per un’emozionante interpretazione di “Everything Happens To Me” e “I Only Have Eyes for You”. “Blues For 52nd Street” di Shepp è allo stesso tempo impertinente e swingante. Come per il disco del 1959, i brani qui inclusi sono molto legati all’eredità di Billie, ma l’atmosfera è molto diversa e molto più vicina allo spirito di Shepp e Waldron. Questo splendido omaggio strumentale a Billie Holiday è, comunque, uno dei più toccanti album che abbiano mai onorato la sua memoria.

Fela Anikulapo Kuti and Roy Ayers, Music Of Many Colours (1980 ristampa 2019)
Music of Many Colours è un album registrato da Roy Ayers e Fela Kuti, dopo un tour di tre settimane nelle principali città della Nigeria nel 1979, durante il quale Roy Ayers si è esibito in apertura per la band di Fela. I due artisti hanno deciso di registrare l’album come sintesi di quest’incontro. Due uomini neri che si “riunivano”, uno dall’Africa e l’altro dagli Stati Uniti, per una collaborazione molto eccitante. Nel disco composto da solo 2 lunghi brani, uno per facciata, troviamo tutta l’energia dell’Afro Beat di Fela Kuti in cui si inserisce “l’elegante” vibrafono di Roy. Un incontro di due grandissimi per un classico dell’afro/jazz/soul.

Ronald Snijders, Natural Sources (1977 ristampa 2019)
Natural Source del 1977 è l’album di debutto di Ronald Snijders, un fantastico disco di pura magia spiritual-jazz-funk, ristampato ottimamente dalla Everland Jazz. Ronald Snijders, nato in Suriname come Chris Hinze, è un virtuoso del flauto poco conosciuto, che praticamente ha fatto tutto da solo in questo suo album di debutto, suonando tutti gli strumenti per un lavoro veramente delizioso. Nel disco Ronald Snijders esplora in profondità tutto il suo patrimonio musicale, per un jazz latino dal sapore esotico, venato di una fusion moderna. Non mancano momenti vicini al free jazz e all’avanguardia, ma tutto si gioca all’interno di brani melodici e pieni di groove. Il disco ci trascina in una giungla piena di immagini di danze indigene, con una base sempre grooving creata da diversi strumenti a percussione che costituisce il terreno di gioco per l’accattivante flauto di Snijders. Un disco che può sembrare accessibile ma che richiede un ascolto attento perché all’interno di ogni brano riserva delle vere sorprese; il jazz latino, il free jazz, la fusion ed elementi della musica elettronica degli anni ’50 interagiscono per dare vita ad una nuova grande musica. Un disco da ascoltare, un sacro graal di fusione veramente interessante.

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