IL 24 GIUGNO ESCE UN INEDITO DI MASSIMO URBANI SU RED RECORDS. SAVE THE DATE!

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// Kater Pink //

Il 24 giugno, nella ricorrenza dei 30 anni dalla morte, uscirà “30″ un inedito di Massimo Urbani.

l modo di suonare di Urbani era istintivo, irruente e senza compromessi. Il timbro del suo strumento era molto particolare a metà strada tra quello di un sax contralto e un tenore, intermedio tra quelli di Charlie Parker e John Coltrane.

La registrazione inedita avvenuta alla Tavernetta di via Sampieri 3, a Bologna, e che a trent’anni dalla scomparsa di Urbani, riaffiora dall’oblio per mostrarci la grandezza di Massimo. Quel 15 dicembre del 1982 il sassofonista regalò ai presenti una serata indimenticabile assieme a Tonolo, Riccardo Zegna, Luciano Milanese e Gianni Cazzola, rispettivamente al sassofono tenore, pianoforte, contrabbasso e batteria. Già la sola esposizione del tema di I Remember April, così rallentata e struggente, mostra l’innata capacità di Urbani di trovare, anche all’interno degli standard più frequentati, una chiave di lettura originale e sorprendente. Dopo l’esposizione e l’assolo di pianoforte di Zegna, Urbani si produce in un assolo torrenziale in un costante crescendo emotivo, chorusdopo chorus, prima di concludere il brano in completa libertà espressiva. Blue Train di John Coltrane è il palcoscenico per Tonolo che sviluppa un interessantissimo assolo che occupa tutta la prima metà del brano, mentre a Urbani è riservato il secondo intervento. Questo inizialmente stempera il clima infuocato creato da Tonolo ma che progressivamente si articola verso un’intensità emotiva sempre maggiore che culmina quasi in un momento free.

La Blue’n’Boogie, di Dizzy Gillespie e del pianista Frank Paparelli, viene sviluppata per oltre diciassette minuti e permette a Urbani di eseguire un lunghissimo assolo a cui fanno seguito quelli degli altri componenti della band. Recorda Me è uno dei molti temi dal sapore latino americano composti da Joe Henderson, un brano che sembra fatto su misura per mettere in mostra le qualità di grande tenorista di Tonolo. A seguire Urbani, dapprima raffredda il clima e poi sviluppa in crescendo il suo intervento.

Snappin’ Out fu originariamente registrato da Hank Mobley nel 1969 a Parigi e pubblicato nel suo album The Flip. Il tema nella versione proposta da Tonolo e Urbani è rispettoso dell’originale e vede in primo piano il tenorista di Mirano. Così come nella versione originale un non so che di francese emerge dal tema del brano e si riflette sugli assoli di Tonolo e Urbani. Quest’ultimo in particolare entra in scena in punta di piedi, quasi di soppiatto, riportando alla mente lo Stan Getz ospite/leader del trio di Eddy Louiss, René Thomas e Bernard Lubat. Una volta però impadronitosi della scena Urbani diviene torrenziale, artefice di un’improvvisazione spettacolare. L’assolo di Zegna chiude la serie delle improvvisazioni ed è preludio per la ripresa del tema che viene condotto in coppia da Tonolo e Urbani, spesso all’unisono.

MASSIMO URBANIALTO SAX

PIETRO TONOLOTENOR SAX

RICCARDO ZEGNAPIANO

LUCIANO MILANESEBASS

GIANNI CAZZOLADRUMS

“30” è un bellissimo modo per ricordare l’arte di Massimo Urbani, un momento felice che trova eternazione su supporto sonoro grazie a coloro che non hanno dimenticato quella parabola di vita e musica bruciata troppo in fretta e fanno tutto il possibile per tenerne vivo la memoria. ”Quando, nel 2019, abbiamo fondato l’Associazione MUJIC, acronimo di “Monterosi per Urbani Jazz Informazione e Cultura”, – racconta ancora Marino – non credevo che si potesse trovare un così grande entusiasmo, non solo nella cerchia dei musicisti jazz, nel voler partecipare, ognuno a suo modo, contribuendo a creare delle occasioni per celebrare Massimo Urbani. Come un sassolino che cade dalla cima di una montagna e nella discesa raccoglie altri sassi, fino a diventare una valanga, così mi sembra che accada quando proponiamo un’iniziativa dedicata a Max: da una semplice idea iniziano a palesarsene di nuove con proposte di collaborazione da persone spinte soltanto dall’amore e la stima nei confronti del «man». È questo il caso della produzione discografica che avete tra le mani.“

MASSIMO URBANI NEL RICORDO DI SERGIO VESCHI

Una sera di luglio, verso la fine degli anni 70, io e Alberto Alberti eravamo al Capolinea di Milano. Avevamo da poco fondato la Red Records e stavamo discutendo sulle cose da fare. Improvvisamente arriva Massimo Urbani, un po alterato, in bolletta, privo di sassofono, che disse aveva perso la sera prima in un club di Torino, e che si disperava perché dovendo suonare la sera non sapeva come fare. Alberto gli disse di non preoccuparsi. Telefonò ad un suo amico che gli procurò un sassofono e gli disse che a fine serata poteva andare con lui a Bologna dove lo avrebbe ospitato. Lo tenne qualche giorno a casa sua. Gli ricomprò un sassofono e, nei giorni successivi il gruppo di Beaver Harris in tour in Italia si esibiva a Bologna, lo portò al concerto, da lui organizzato, chiedendo a Beaver Harris di invitarlo a fare qualche brano assieme al suo gruppo in cui suonavano Grachan Moncur III al trombone, Ken McIntyre al sax alto, Rhan Burton al piano e Cameron Brown al basso.

Fu un grande successo sia fra i musicisti che avevano accolto con scetticismo la proposta di Alberto che per il pubblico presente. Da questa sequenza di episodi nacque il primo disco della Red Records con Massimo Urbani, “360° Degrees Aeutopia”, a cui nel corso degli anni seguirono altri quattro come leader: il doppio “Max Mood & Dedication to Albert Ayler & John Coltrane”, “Easy To Love” (il mio preferito), “The Blessing” (ultimo della serie fatto qualche mese prima della sua prematura scomparsa) e quello come sideman con il quintetto di Giovanni Tommaso intitolato “Via GT”.

360° Degrees Aeutopia” vinse il premio della critica come miglior disco di jazz italiano dell’anno e ricordo perfettamente la sua emozione al momento del ritiro dalle mani di Arrigo Polillo. Ma, ancora più importante e illuminante, è stato per me il momento in cui, durante una pausa della registrazione, al bar di fianco allo studio di registrazione di Giancarlo Barigozzi a Milano, Massimo Urbani chiese a Grachan Moncur III dei consigli per migliorarsi come musicista di jazz.

Grachan Moncur, che è noto non solo per essere un grande trombonista ma anche un fine compositore che ha fatto delle registrazioni memorabili sia a suo nome che come sideman di musicisti del calibro di Bobby Hutcherson, Jackie McLean, gli rispose che per migliorarsi come musicista di jazz “doveva solo studiare Be Bop, suonarlo il più possibile e dominarne il linguaggio. Quando lo avrai fatto e ti sentirai sicuro non avrai più alcun problema con qualunque genere di musica suonerai sia essa la più facile o la più difficile perché saprai sempre dove sei e cosa stai facendo musicalmente parlando”.

Per chiunque conoscesse da vicino le idee, convinzioni, la sua pratica strumentale il tipo di repertorio che amava suonare, nel corso degli anni successivi, Massimo Urbani adottò e applico fino in fondo i suggerimenti di Grachan Moncur che avevano ancor più valore proprio perché venivano da un musicista che spesso fu associato al movimento del free e dell’avanguardia Blue Note. Io stesso fui pesantemente influenzato da quanto disse Moncur con aria molto serafica e si vede chiaramente dalla svolta estetica che fu impressa alla Red Records successivamente.

N.B. I dischi di Massimo Urbani sono disponibili nel catalogo della Nuova Red Records di Marco Pennisi. Tutte le informazioni al sito: https://redrecords.it

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