Momenti di storia per la kermesse Umbra con «Sphere Live At Umbria Jazz» (Red Records, 1987)

// di Francesco Cataldo Verrina //
Parto con una considerazione personale: ascoltare un disco del genere, per me, è una duplice emozione, perché io quel giorno c’ero, seduto in un angolo del Teatro Morlacchi di Perugia. Era il 14 luglio del 1986, quando il concerto «Sphere Live At Umbria Jazz» venne fissato su nastro. Da giovane cultore dei sassofonisti jazz, ero corso ad ascoltare soprattutto il mitico Charlie Rouse, l’unico sassofonista nella storia che, per oltre un decennio, aveva trovato una perfetta compliance con il difficile sistema accordale di Thelonious Monk, ma tutto l’insieme fu per me una rivelazione.
Per questa e altre considerazioni, sono ancora qui, dopo quasi trentasei anni, a scervellarmi per cercare di capire e spiegare al mondo la forza evocativa di una tipologia jazz che oltrepassa le barriere dello spazio e del tempo, che ha attraversato mode e tendenze, uscendo indenne e più vivo che mai. «Sphere Live At Umbria Jazz» è delle più seducenti registrazioni live di jazz mainstream degli anni Ottanta. Gli Sphere sono stati un eccellente quartetto sax-led capace di spaziare tra bop classico, hard-bop e post-bop, quattro superbi musicisti in perfetta armonia, abili nel fare oscillare l’anima, il corpo e la mente. Si dice che nel jazz molti capolavori siano nati dall’estro di un momento irripetibile o da incontri casuali ed occasionali fra musicisti i quali, dopo quella sessione e in quel determinato line-up al completo, non abbiano mai più suonato insieme in altri dischi: un caso su tutti «Kind Of Blue» di Miles Davis. Ci sono, per contro, esempi eloquenti di quintetti affiatati e stabili come quelli dello stesso Davis o il classico quartetto coltraniano che hanno scritto pagine memorabili della storia del jazz, fissando nuove regole d’ingaggio, riprese ed imitate da una pletora di succedanei. Gli Sphere rispondevano al concetto di formazione stabile, con Charlie Rose al sax tenore, Kenny Barron pianoforte, Buster Williams contrabbasso e Ben Riley batteria, caratterizzandosi come una delle formazioni jazz più apprezzate del decennio rampante e dell’edonismo reaganiano, operando sul lineage della grande tradizione post-bop di matrice afro-americana.
«Sphere Live At Umbria Jazz» si sostanzia come uno dei momenti salienti della breve vita artistica di questo gruppo, pubblicato in vinile e ristampato in CD con il titolo «Pumpkin’s Delight», alcuni anni dopo il loro scioglimento avvenuto nel 1988 a causa della morte di Charlie Rouse. Per volere di Alberto Alberti (fondatorie di Umbria Jazz nel 1973 assieme a Carlo Pagnotta) e Sergio Veschi della Red Records, il disco venne immesso nuovamente sul mercato, quale omaggio alla memoria del sassofonista, come recita chiaramente l’epigrafe riportata nelle note di copertina: «Dedicated to Charlie Rouse, a man of great feelings, umanity and a great tenor saxphone player». La title-track «Pumpkin’s Delight», un concentrato di blues turbolento composto da Rouse, utilizzato come opener del concerto, diventa il vero fiore all’occhiello dell’album. Saud’s Song», caratterizzato da un potente assolo del sassofonista in apertura, ma firmato dall’allora giovanissimo Kenny Barron, è un compatto up-tempo, un veicolo ricco d’inventiva che trasporta la band verso il post-bop, dimostrando tutta l’abilità strumentale e compositiva di quello che sarebbe diventato uno dei pianisti più richiesti in svariate sessioni di registrazione durante il decennio successivo. Al bassista Buster Williams si deve la composizione delle restanti tre tracce: «Christina» è una fascinosa ballata, mentre «Tokudo» è un hard-bop, snocciolato in scioltezza e con maestria; il conclusivo «Decaptkon» rappresenta uno dei momenti più insoliti ed impegnativi del repertorio del quartetto, segnato dalla pennellata estrosa e brillante di Ben Riley e da un memorabile assolo del contrabbassista-autore. «Pumpkin’s Delight», «Sphere Live At Umbria Jazz» è un altro disco che non dovrebbe mancare nel collezione jazz di ogni vero cultore del jazz moderno.
