Spirale con «Spirale 50th»: l’eco di una visione. Rinascita e memoria sonora dell’avanguardia italiana (Alfa Music, 2025)

Un’opera da ascoltare con rispetto, ma anche con entusiasmo, perché l’album appartiene al passato solo per metà: l’altra è tutta rivolta al presente e, soprattutto, al futuro. Il concept è la dimostrazione che la memoria può essere creativa, fertile e progettuale.
// di Cinico Bertallot //
Nel vasto archivio sonoro della musica italiana degli anni Settanta, pochi ensemble possono vantare lo statuto quasi leggendario degli Spirale. Nati nel cuore pulsante di una Roma inquieta e fervente, cinque giovanissimi musicisti iniziarono un viaggio artistico che avrebbe attraversato i momenti eroici del jazz italiano. Oggi, a cinquant’anni esatti dalla loro prima apparizione, la formazione si ricompone per un nuovo album, «Spirale 50th», pubblicato dall’etichetta Alfa Music, non come semplice operazione revivalistica, bensì come un manifesto programmatico che riafferma la validità estetica di un approccio musicale fondato sull’intersezione fra linguaggi, culture e generi.
La storia inizia nei primi anni Settanta, in una stagione in cui il confine tra jazz, rock e avanguardia era terreno fertile per la sperimentazione. Il gruppo Spirale nasce infatti come espressione di una gioventù inquieta, curiosa e radicalmente contaminata da influenze eterogenee: il jazz modale e free, il progressive rock britannico, la musica colta contemporanea, ma anche le matrici folkloriche mediterranee ed afro-centriche. Oggi come allora gli Spirale esplorano quel confine, contaminando il jazz con il prog rock e con le pulsioni collettive di una generazione in cerca di linguaggi nuovi. Il gruppo – allora formato da Gaetano Delfini, Giancarlo Maurino, Michele Ascolese (poi sostituito da Corrado Nofri), Peppe Caporello e Giampaolo Ascolese – s’imbattè nella figura di un mentore illuminato. La loro proposta, che sfidava le logiche commerciali e mediatiche, si rivelò pionieristica, anche grazie all’intuito visionario di Mario Schiano, nume tutelare del free italiano. Sarà proprio Schiano a credere nel progetto ed a sostenere la realizzazione del primo LP, diventato oggi oggetto di culto fra i collezionisti e considerato una pietra miliare del jazz avant-gard nostrano. «Spirale 50th» non è dunque un semplice anniversario discografico, ma un’opera compiuta, viva, sorprendente. L’ensemble vede oggi, accanto ai membri storici, l’ingresso di Claudio Corvini alla tromba e Roberto Rocchetti al piano ed ai sintetizzatori, a dimostrazione di come e quanto il dialogo tra generazioni possa produrre non un compromesso, ma un’inedita sintesi creativa. Nell’epoca delle playlist algoritmiche e del consumo istantaneo, Spirale riafferma con determinazione l’idea del disco come progetto artistico unitario e riflessivo.
L’album si articola in sette tracce originali, ognuna con una propria identità sonora e poetica. «Allora e adesso» apre il disco con toni intimisti ed una costruzione armonica raffinata, sospesa tra rievocazione lirica e dinamiche sincopate. «Origine» si estende per oltre nove minuti in un viaggio quasi rituale, una vera suite, stratificata e imprevedibile, che rilegge l’improvvisazione come pratica archetipica. «Why War?» affonda nel presente con una domanda che è anche una denuncia sussurrata in chiave lirica e musicale, distinguendosi per l’intento dichiaratamente politico-esistenziale, in cui il linguaggio musicale si fa interrogativo etico, quasi elegiaco. Brani come «TRPM (B-side)» e «Daje rivelano» invece la vitalità ritmica e la capacità di fondere groove e racconto, con un’ironia lieve ma consapevole. Nello specifico, «Daje» chiude il disco con un gesto energico ed urbano. Se i nomi coinvolti parlano da soli – basti ricordare le collaborazioni di Giancarlo Maurino con Charlie Mingus, quelle di Michele Ascolese con Fabrizio De André o di Peppe Caporello con Francesco De Gregori ed Ennio Morricone – ciò che colpisce è la coerenza con cui il progetto Spirale ha saputo rinnovarsi, evitando il rischio della cristallizzazione nel mito o della celebrazione sterile.
In definitiva, «Spirale 50th» è un esempio di come la musica possa diventare archivio vivente, corpo sonoro in evoluzione e memoria storica che suona e risuona, gli arrangiamenti si muovono tra il rispetto della grammatica originaria del gruppo ed un’apertura verso inedite esplorazioni timbriche e compositive. Un’opera da ascoltare con rispetto, ma anche con entusiasmo, perché è un album che appartiene al passato solo per metà: l’altra è tutta rivolta al presente e, soprattutto, al futuro. Il concept è la dimostrazione che ogni sedimento del passato possa essere ancora paradigma ispirativo, fertile e progettuale, divenendo un gesto etico, generoso e ostinato, di resistenza culturale.
