Courtney Pine con «Closer To Home», un ponte tra Europa, USA e Giamaica (Island Records,1990)

Nel complesso, «Closer To Home» è un album jazz suonato in levare, uno scandaglio esecutivo multidirezionale e fitto di sfumature caraibiche e nuances antilliane, in cui Courtney Pine sonda e fertilizza inediti territori creativi, pur mantenendosi ancorato alle proprie fondamenta jazzistiche.
// di Francesco Cataldo Verrina //
Con «Closer To Home», Courtney Pine, dimostra la sua straordinaria versatilità. L’album, registrato in Giamaica sotto la guida del produttore locale Gussie Clarke, costituisce un rilevante esperimento di fusione jazz, reggae, pop e rock, che mette in risalto la tipica attitudine del sassofonista britannico alla contaminazione e all’intersezione di vari stilemi.
Pine non è mai stato un musicista jazz irreggimentato, e questo album ne è la prova lampante. La sua volontà di integrare la musica e la cultura dei suoi antenati caraibici, i precetti del reggae, le influenze di Bob Marley, degli Osibisa e dei Black Uhuru, rende il jazz di Pine nettamente diverso da quello dei suoi coevi. Componimenti come «Be Mine Tonight», «Never Be Lonely» e «In Time (All Will Know)» mostrano ricca zebratura di sonorità ed apporti cromatici, dando corpo a un jazz multicolor e pieno di fermenti vivi. Grazie alla produzione di Clarke, il reggae, nell’accezione più larga del termine, risulta assai più evidente rispetto ai lavori precedenti di Pine, tanto che l’humus sonora riflette la sorgiva autenticità dell’ambiente giamaicano. L’inserimento di elementi elettronici e di strumenti come il MIDI wind controller hanno solo la funzione di diluente e di corroborante. «Closer to Home» è un album di passaggio nella discografia de sassofonista anglo-giamaicano, non solo per la suo intento di mescolare moduli espressivi differenti, ma anche per l’impatto personale che ha avuto su di lui. Le esperienze vissute in Giamaica e le tragedie personali hanno influenzato profondamente il modo di concepire la musica da parte di Pine.
«Get Busy» è un’apertura vivace e ritmica che mette subito in chiaro gli assunti basilari del progetto, attraverso un mélange di jazz e reggae. Il groove sincopato e l’uso sapiente del sax di Pine creano un’atmosfera esotica e spensierata. «Blue Tide» sfoggia un lato più melodico e raffinato. Qui il vernacolo jazzistico moderno incontra sonorità più morbide, con un’interpretazione al sax soprano che evoca paesaggi marini e un senso di quiete. «I Don’t Care» è il costrutto decisamente più audace e sperimentale, con influenze hip-hop e un ritmo incalzante. Pine passeggia sui carboni ardenti e gioca sui cambi di mood, dimostrando il suo saper essere proteiforme e adattivo. «Kingston», come suggerisce il titolo, celebra la cultura meticcia dell’isola dei suoi avi. Il basso pulsante e le linee armoniche richiamano le sequenze cadenzate del reggae, ma l’imprinting jazzistico fuga ogni perplessità. «Be Mine Tonight», uno dei momenti più alti dell’album, si svela come una composizione dotata di un efficace afflato romantico e seduttivo. Qui il sassofono si fa protagonista assoluto, creando un’ambientazione intima, senza cedere mai alle soporifere lusinghe di Morfeo. «I’m Still Waiting» è una ballata che indaga l’aspetto più emotivo della musica di Pine. Il sassofono dispensa una nostalgia dal sapore ancestrale, sostenuto da un apparato accordale e da arrangiamenti dall’ordito delicato che innescano un languore malinconico.
La title-track, «Closer To Home», è una dichiarazione d’intenti: un ritorno alle radici familiari e culturali, con un sound che mescola in modo armonioso jazz, reggae ed influenze soul. «Never Be Lonely» si distingue per l’impianto tematico carezzevole e il desiderio di comunicare un senso di conforto e di benessere. Un costrutto sonoro, dal quale sobbalza il lato più introspettivo di Pine. «In Time (All Will Know)» propone una riflessione sul tempo e sulla crescita personale, con arrangiamenti stratificati ed un interplay circolare tra gli strumentisti «Home Song» rappresenta la chiusura perfetta per l’album: evocativa, calda e piena di sentimento. Il sax si intreccia con ritmi levigati e rotolanti, magnificati un accompagnamento che diffonde un senso di accoglienza e di appartenenza. Questo disco rappresenta un punto di svolta, un’opera audace e significativa che merita attenzione sia da parte dei cultori del jazz che da quanti apprezzano le aperture verso altri universi sonori. Nel complesso, «Closer To Home» è un album jazz suonato in levare, uno scandaglio esecutivo multidirezionale e fitto di sfumature caraibiche e nuances antilliane, in cui Courtney Pine sonda e fertilizza inediti territori creativi, pur mantenendosi ancorato alle proprie fondamenta jazzistiche.
