«Bobby McFerrin e il gioco libero della voce», il libro di Valentina Voto per Mimesis

Valentina Voto
La scrittrice pone particolare enfasi su tre elementi ricorrenti – la voce, il gioco e l’improvvisazione – che non solo compongono la trama del lavoro di McFerrin, ma costituiscono anche una metafora della vita stessa.
// di Francesco Cataldo Verrina //
Il volume di Valentina Voto, intitolato «Bobby McFerrin e il gioco libero della voce» (Mimesis, 2024), rappresenta un significativo contributo alla letteratura musicale italiana di tipo divulgativo, proponendosi come il primo studio monografico dedicato a uno degli artisti più atipici e innovativi del panorama musicale contemporaneo. Spesso conosciuto per «Don’t Worry, Be Happy», il singolo che ha catturato il cuore del pubblico mondiale nel 1988, McFerrin si rivela, in questo lavoro, un protagonista complesso e sfaccettato, capace di attraversare generi, stilemi e linguaggi con sorgiva e genetica fluidità. La Voto ci mostra come suddetto successo commerciale sia solo la punta dell’iceberg di un artista che ha esplorato il jazz, la musica classica e molto di più, coinvolgendo il lettore in un mosaico sonoro fatto di esperienze, collaborazioni e innovazioni. La formazione accademica della Voto, che include una laurea in Scienze della musica e dello spettacolo e un diploma in Musicoterapia, offre uno sfondo solido alla sua analisi. L’autrice, infatti, non si limita a delineare la biografia dell’artista; per contro, la sua indagine si svela attraverso un’analisi puntigliosa e multidisciplinare, che abbraccia la musicalità, l’improvvisazione e il concetto di «gioco» come elementi cardine della pratica vocale di McFerrin.
Il libro si distingue per la struttura ben organizzata, che guida il lettore attraverso i vari aspetti della vita dell’artista, indagandone le influenze musicali, le collaborazioni e i successi. La scrittrice pone particolare enfasi su tre elementi ricorrenti – la voce, il gioco e l’improvvisazione – che non solo compongono la trama del lavoro di McFerrin, ma costituiscono anche una metafora della vita stessa. La voce, per McFerrin, diventa non solo uno strumento musicale, ma una forma di espressione autentica; il gioco si trasforma in un approccio creativo alla musica e all’interazione umana; l’improvvisazione emerge come pratica essenziale, capace di rispecchiare la libertà e l’imprevedibilità della nostra esistenza. Un aspetto particolarmente attraente del volume riguarda la riflessione sull’incontro di generi musicali apparentemente distanti. McFerrin sfida le categorizzazioni tradizionali e promuove una visione sincretica della musica, dove le diversità non solo coesistono, ma si arricchiscono reciprocamente. La Voto riesce a trasmettere questa complessità in modo accessibile, rendendo il libro adatto a una vasta gamma di lettori, dai musicologi agli appassionati, fino ai semplici curiosi o appassionati.
La narrazione di Valentina Voto si rivela incisiva e coinvolgente, valorizzando ogni aspetto dell’artista e mettendone in luce le sue doti tecniche ed esecutive, nonché il suo approccio filosofico al mestiere e alla vita. L’autrice riesce a catturare la natura prismatica di McFerrin, presentando un musicista polimorfico che va al di là delle etichette e delle gabbie editoriali, invitando il lettore a scandagliarne la ricchezza ed a rintracciarne gli elementi di genialità laddove imprevedibilità ed originalità superano la normalità accademica. A conti fatti, «Bobby McFerrin e il gioco libero della voce» non è solo un tributo a uno straordinario musicista, ma un sollecito a riflettere sul potere della musica come mezzo di connessione umana e di espressione personale. La Voto procede attraverso un’analisi critica che intreccia biografia e critica, lasciando il lettore con una rinnovata comprensione della significatività di McFerrin nell’arena globale della musica a cavallo di due secoli, quale figura di riferimento, la cui unicità e versatilità continuano a ispirare trasversalmente generazioni molteplici.
