Andrea Glockner, con «Across The Lines feat. Joseph Bowie», un promemoria della potenza unificante della musica (Dodicilune, 2025)

Il titolo dell’album, «Across The Lines», evoca l’essenza del progetto stesso: il superamento di barriere, siano esse fisiche o psicologiche, attraverso un’espressione artistica che si nutre della diversità.
// di Francesco Cataldo Verrina //
Il nuovo lavoro discografico del trombettista franco-italiano Andrea Glockner, dall’emblematico titolo «Across The Lines feat. Joseph Bowie», si presenta come un riuscito incontro che supera i confini geografici, culturali e musicali. L’album, pubblicato da Dodicilune, non è soltanto una carnet di componimenti jazz giustapposti, ma una vera e propria dichiarazione d’intenti, un omaggio alla forza della musica nel saldare anime affini e comunicare attraverso un linguaggio ecumenico. Un’opera, basata sull’arsura creativa giovanile, da ascoltare e lasciare che si sedimenti in quel breve interstizio che passa tra spirito e materia.
Glockner capeggia un quartetto internazionale di alto profilo composto dal pianista e tastierista Santiago Fernandez, dalla contrabbassista e bassista elettrica Silvia Bolognesi, e dal batterista Alessandro Alarcon, locupletato dalla presenza del trombonista e vocalist statunitense Joseph Bowie in qualità di special guest. Questo ensemble eterogeneo, nato dall’esperienza condivisa all’Accademia Nazionale del Jazz di Siena, rappresenta non solo diverse nazionalità, ma anche un articolato patrimonio melodico-armonico frutto della convergenza di pratiche e stilemi differenti. Il titolo dell’album, «Across The Lines», evoca l’essenza del progetto stesso: il superamento di barriere, siano esse fisiche o psicologiche, attraverso un’espressione artistica che si nutre della multiformità di linguaggi, un inno al mutatis mutandis e alle improvvisazioni non perimetrabili che sviluppano spazi di esplorazione con tendenza all’infinito. Il costrutto sonoro di Glockner si dispiega attraverso un jazz che unisce tradizione e modernità, con ampie incursioni in territori finitimi, quali rock, funk e hip-hop. Il risultato è un melting-pot sonoro che riesce a mantenere il cordone ombelicale attaccato la storia del jazz, pur spingendosi verso inedite direzioni. «Tiatilae», dedicata a un’amica musicista, mostra una curiosa interpretazione del linguaggio attraverso l’uso del «verlan» (una particolare forma di linguaggio gergale francese, in cui le parole vengono pronunciate al contrario) sintetizzando così il tema dell’amicizia e della relazioni interpersonali. Le due improvvisazioni presenti, «Improvisation 1» e «Improvisation 2», rappresentano spazi di libera espressione, in cui i musicisti si abbandonano a un’assertività immediata, invitando il fruitore ad sondare il concetto di «presenza» nell’atto musicale.
Brani come «Recovery» e «Playground» rivelano riflessioni più profonde. Il primo riguarda il rapporto con il mondo digitale e la sua ambivalenza, un tema attuale e significativo in una società sempre più connessa virtualmente e sfilacciata umanamente. Il secondo, invece, è un tributo agli spazi di aggregazione giovanile, come i campetti da basket, che simboleggiano l’incontro tra movimento e musica, unendo sport e arte in un contesto di creatività collettiva. «Em’» presenta un intrigante contrasto tra dolcezza e tensione, riflettendo le complessità delle relazioni interpersonali, mentre «Swiss Interval» trae ispirazione dai paesaggi mozzafiato della Svizzera, trasponendo l’esperienza visiva in un viaggio sonoro evocativo. Andrea Glockner, nel commentare il legame tra i membri del quartetto, sottolinea l’intima gioia della coabitazione artistica durante processo creativo. La sua meraviglia nel suonare al fianco di Bowie – che descrive come una figura musicale chiave della sua vita – sottolinea non solo il ruolo determinante dei maestri, delle figure di riferimento e delle influenze lungo tutto il tratto evolutivo di un percorso formativo, ma evidenzia la necessità di un conurbazione sovranazionale e multiculturale, quale elemento preponderante per la crescita personale.
«Across The Lines» è un’opera multitematica che trascende il semplice ascolto per diventare una pratica compenetrante e condivisa, dispensando un mix di energia, inventiva e rispetto per la tradizione idiomatica. Andrea Glockner e il suo quartetto si attestano su una lettura del jazz che è al contempo innovativa e intensamente radicata negli atti fondativi del vernacolo afro-americano. In un mondo spesso lacerato, il concept di Glockner e soci diventa un promemoria del potere unificante e salvifico della musica.
