Comeglio

Il sassofono di Comeglio emerge con una personalità inconfondibile: energico, versatile, capace di spaziare tra influenze parkeriane e riferimenti a Johnny Hodges, ma con una voce distintiva tutta sua. Fra timbriche modali e guizzi quasi atonali, le melodie si immergono in profonde esplorazioni armoniche, innalzandosi con un’energia incontenibile

// di Francesco Cataldo Verrina //

Gabriele Comeglio è un artista che ha costruito la propria carriera con determinazione e impegno, conquistando la stima di accreditati musicisti in tutto il mondo. «The Journey» è più di un semplice album: è una testimonianza del suo cammino artistico, un racconto musicale che attraversa decenni di esperienze, collaborazioni e sogni realizzati. Il disco raccoglie registrazioni effettuate dal 1995 al 2021 tra Italia, Svizzera e Stati Uniti, con una lista di strumentisti impressionante, tra cui Bob Mintzer, Randy Brecker, Bill Mays e Franco Ambrosetti. A differenza di molti progetti che vedono la partecipazione di nomi internazionali solo come ospiti speciali, qui si percepisce una vera sinergia tra colleghi che suonano insieme da anni, uniti dalla passione per il jazz nonostante la distanza geografica.

Comeglio ha descritto questo album come un riflesso di una parte significativa della sua vita di musicista, frutto di un viaggio iniziato quarantacinque anni fa, quando il sassofonista salì per la prima volta su un aereo per andare a frequentare il Berklee College of Music di Boston. Da allora ha attraversato il panorama musicale, condividendo i palchi con leggende del jazz italiano come Giorgio Azzolini ed Enrico Intra e icone internazionali come Phil Woods e Lee Konitz. Il suo racconto include anche collaborazioni con luminari del pop e della classica, mostrandone la versatilità e la portata. La capacità di Comeglio di scrivere musica che valorizzi ogni strumentista è una delle qualità che rendono unico l’album. Le tracce per big band, come «Shuffle Tune», «Song For Caterina» e «Bop Street», mostrano arrangiamenti meticolosi e performance impeccabili. «Alice», interpretata dalla Jazz Company con Caterina Comeglio alla voce, aggiunge un tocco di intensità emotiva. Gabriele Comeglio esemplifica la quintessenza dell’uomo che si è fatto da sé e che ha raggiunto traguardi notevoli per puro merito. Le sue origini, localizzate nella cittadina di Mortara, hanno acceso in lui un insaziabile desiderio di crescita artistica, spingendolo a perseguire una formazione jazzistica che l’ha portato a studiare con figure emblematiche del settore. I suoi successivi trionfi includono l’ottenimento dei massimi riconoscimenti pluristrumentali e la partecipazione ad ensemble prestigiosi, a testimonianza del suo impegno per l’eccellenza.

Il sassofono di Comeglio emerge con una personalità inconfondibile: energico, versatile, capace di spaziare tra influenze parkeriane e riferimenti a Johnny Hodges, ma con una voce distintiva tutta sua. Fra timbriche modali e guizzi quasi atonali, le melodie si immergono in profonde esplorazioni armoniche, innalzandosi con un’energia incontenibile, tanto da legare il fruitore dall’inizio alla fine. Ogni assolo è cesellato con intelligenza musicale, senza mai sacrificare la comunicatività. Attraverso «The Journey», Comeglio non solo celebra un percorso artistico, ma porta una visione profonda del jazz contemporaneo, dimostrando che la musica è una forma di dialogo senza confini. Il sassofonista si propone sulla scorta di un album che attraversa diverse sonorità e influenze jazzistiche: «Shuffle Tune» si conforma come un brano energico per big band, caratterizzato da un groove incisivo e dagli assoli memorabili di Mike Davis al trombone e Bill Mays al piano. «Bassic Instinct» è una traccia dal sapore funky, registrata con gli Yellowjackets, che mette in evidenza la versatilità di Comeglio nel dialogo con Russell Ferrante, Jimmy Haslip e William Kennedy. «Song For Caterina» costituisce un omaggio delicato e raffinato, con l’Orchestra di Bob Mintzer e la voce di Caterina Comeglio, che aggiunge un tocco emotivo alla composizione. «Bop Street» assume un forte carattere bebop, con assoli di Bob Mintzer e Bob Malach al sax tenore e Randy Brecker alla tromba. In «Just In Case» Comeglio si sovraincide con tutta la famiglia dei sassofoni, creando un sound ricco e stratificato, con la tromba di Randy Brecker a impreziosire il brano. «For My Parents» elaborata con un quartetto intimo e toccante: Alberto Bonacasa al piano, Mike Richmond al contrabbasso e Adam Nussbaum alla batteria. «Night Roads» è un brano dalle atmosfere elettroniche e fusion, con influenze alla Weather Report e un assolo di Bob Mintzer che spicca per intensità. «South» si sostanzia come un componimento dinamico con un’improvvisazione di Comeglio al sax soprano e baritono, accompagnato da Randy Brecker alla tromba. «Che M’importa del Mondo» è una rivisitazione jazzistica della celebre canzone italiana, con Dado Moroni al piano e Bill Goodwin alla batteria. «Frully», dal clima acido e sperimentale, è contrassegnata dal lirismo di Franco Ambrosetti alla tromba. «Alice» riprende un classico di Tom Waits, con la Jazz Company e Caterina Comeglio alla voce. «Lullaby Of The Leaves» è un omaggio alla compositrice Bernice Petkere, con Comeglio ai clarinetti. «Prelude», dedicato a Duke Ellington, si esalta in un duetto acustico tra Comeglio e Claudio Angeleri. Ogni traccia del disco racconta una vicenda musicale unica, mostrando la capacità di Comeglio di spaziare tra diversi stilemi e formazioni. Dal punto di vista musicale, «The Journey» è una profonda esplorazione all’interno di un jazz a larghe falde che mette in luce le capacità di Comeglio sia come «conductor» che come compositore. La qualità delle esecuzioni è di elevato spessore, con assoli che affascinano e lasciano un impatto duraturo, mettendo in luce il talento virtuosistico di tutti i partecipanti.

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