Il nuovo libro di Guido Michelone, «Il Jazz e i Mestieri», un dietro le quinte che chiarisce molti punti oscuri (Arcana, 2024)

Guido Michelone
/ di Francesco Cataldo Verrina //
A differenza del pop o dei monumentali apparati che sostengono l’attività discografica e concertistica delle rock-star, da sempre, le dinamiche che sorreggono il jazz dietro le quinte sono più complesse ed, al contempo più fragili. Ciononostante, nel back-line organizzativo e promozionale del jazz, specie in Italia, praticamente trasparente, c’è molto più di quanto si possa vedere alla luce del sole. Operosi discografici, promoters, uffici stampa, organizzatori di eventi, piccoli jazz club ed etichette indipendenti che, da decenni, fanno tanto per poi raccogliere poco, mantenendo, ad ogni buon grado, vivo il fuoco di un genere musicale che raccoglie sempre meno presso le nuove generazioni. Il jazz, o sedicente tale, è una nicchia dove la passione e l’ardimento, sovente, superano il calcolo affaristico.
In Italia, le condizioni ambientali e culturali sono nettamente inferiori rispetto a paesi più evoluti ed inclini alla diffusione delle arti tout-court come la Francia, la Germania, l’Olanda o la Svezia. Perfino nei paesi dell’Est (ex-Cortina di Ferro) ci sono sensibilità più accentuate rispetto al nostro paese. Il nuovo libro di Guido Michelone, «Il Jazz e i Mestieri» ci da uno spaccato alquanto esaustivo di questo macrocosmo sotterraneo e, formalmente, invisibile. Michelone, docente e storico del jazz, con il suo solino acume, è riuscito a cogliere, puntigliosamente, l’essenza dei tanti «mestieri» che ruotano intorno all’universo jazzistico, attraverso le interviste dirette ai protagonisti o i racconti fatti da eredi e familiari intorno ad alcune figure chiave del jazz italiano, partendo dal secondo dopoguerra fino a giungere ai giorni nostri.
Si parte da Alberto Alberti, certamente la figura più importante del jazzi taliano del dopoguerra, organizzatore di eventi, discografico, manager ed inventore di Umbria Jazz, insieme a Carlo Pagnotta e Cicci Foresti, e di altri importanti festival sparsi in lungo e largo per la penisola. Nel libro, Alberti rivive attraverso il racconto di Irma Sanders, ma soprattutto del fratello Giorgio Alberti, il quale tratteggia un inedito identikit del discografico-manager. Non mancano figure emblematiche e meritorie come Arrigo Polillo raccontato dal figlio Roberto. Per quanto riguarda Gianni Amico, regista, sceneggiatore e critico, diviso fra jazz e cinema, Michelone ha raccolto la testimonianza del figlio Olmo.
Il libro è un racconto appassionante dell’altra faccia del jazz, attraverso una girandola di personaggi «vecchi e nuovi» come l’intraprendente discografico pugliese, Angelo Mastronardi, partito da un paese dalla provincia di Bari ed, attualmente, titolare della GleAM Records, una delle etichette jazz indipendenti più dinamiche e lungimiranti. Non mancano i discografici di vecchia data come Claudio Donà della Caligola Records, già organizzatore di concerti in gioventù. Alcune figure storiche come Sergio Veschi, fondatore della Red Records, una delle più prestigiose etichette jazz europee e Vincenzo Staiano, recentemente scomparso, a cui va il merito di aver vivere al Sud, il Roccella Jazz Festival – Rumori Mediterranei, un delle rassegne jazzistiche più antiche e prestigiose d’Europa, giunta la suo 52° anno di attività, dando alla manifestazione lustro e prestigio in una terra difficile come Calabria.
Non mancano critici musicali come Aldo Gianolio, organizzatori come Corrado Beldì e direttori artistici come Francesco Bettini. Si Parla di Fiorenza Gherardi De Candei, una delle migliori espressioni dell’ufficio stampa, elemento cardine che agisce dietro la promozione dei prodotti jazz. Ci sono operatrici culturali come Francesca Tini Brunozzi, fotografi d’eccellenza, tra cui spicca Mirko Boscolo e figure «leggendarie» del giornalismo d’avanguardia come Paolo Carù, morto nella tarda primavera dello scorso anno, fondatore della rivista Buscadero (che nel 1999 si era aperta al jazz) e, per lungo tempo, titolare di uno dei negozi di dischi d’importazione più forniti della Lombardia.
Nelle sue quasi 400 pagine, il libro di Guido Michelone, «Il Jazz e i Mestieri», uscito per Arcana, offre visibilità ad un mondo sommerso ed a molti professionisti che, sovente, operando in silenzio, hanno reso e rendono il tribolato mondo del jazz, nell’accezione più larga del termine, più vivo di quanto possa apparire.
