“Summertime Festival” : Johnathan Blake & Pentade, Roma Casa Del Jazz, 5 Luglio 2024

Luciano Linzi, Johnathan Blake & Ashley Kahn
// di Roberto Biasco //
L’edizione 2024 del Summertime Festival presso il Parco della Casa del Jazz a Roma propone un ricchissimo calendario che si svolge nell’arco di due mesi, essendo iniziato il 7 giugno scorso e che prosegue fino al 6 agosto con oltre quaranta eventi, resta quindi difficile segnalarne solo alcuni, vista la fittissima sequenza di star nazionali ed internazionali che si susseguono nell’arco delle prossime settimane, pertanto onde evitare di riportare un elenco infinito di nomi, vi invitiamo a consultare direttamente il sito della Casa del Jazz – Sezione Calendario Eventi. Tra i nomi più interessanti, anche se non ancora tra i più famosi, troviamo quello del batterista Johnathan Blake – classe 1976 – che vanta ormai un curriculum più che ventennale come accompagnatore di formazioni di altissimo livello e che da qualche anno si propone anche come autorevole band leader. Tra le sue infinite collaborazioni basta citare il Quintetto di Tom Harrell, la Mingus Big Band, nonché la sua presenza fissa da quindici anni nel prestigioso trio di Kenny Barron.
Il suo concerto serale è stato preceduto, nel comfort della sala interna, da un incontro con il batterista, condotto da Luciano Linzi, Direttore della Casa del Jazz, e con la presenza speciale di Ashley Kahn, uno dei più noti e stimati critici Jazz americani, in questi giorni a Roma in occasione della presentazione della ristampa del suo importante volume su “A Love Supreme” (quest’anno cade il sessantesimo anniversario dell’incisione del capolavoro di John Coltrane). Nel corso della chiacchierata informale Blake ha raccontato di essere nato in una famiglia di musicisti, ascoltando qualsiasi tipo di musica in casa, dal Jazz alla Motown, ventiquattro ore al giorno. In particolare suo padre, il violinista John Blake, ha collaborato a suo tempo con musicisti di alto livello come il sassofonista Groover Washington e con il grande McCoy Tyner. Inoltre, essendo originario di Philadelphia, il giovane Blake ha assorbito, direttamente o indirettamente, la temperie culturale di una delle capitali del Jazz, soprattutto tra gli anni Cinquanta e Sessanta: non dimentichiamo infatti che provenivano da quella città personaggi del calibro di Benny Golson, Lee Morgan, Bobby Timmons e lo stesso Tyner.
Non a caso Blake ha citato tra le sue maggiori influenze – anche se in forma indiretta – quella del grande batterista e band leader “Philly” Joe Jones. Nel corso degli ultimi anni Johnathan è diventato uno dei batteristi più richiesti della sua generazione, diventando altresì un musicista completo e versatile, essendosi impegnato a fondo anche nella la composizione e direzione della sua band.A partire dal 2012 ha progressivamente affiancato alla consueta attività di batterista quella di compositore e band leader, incidendo diversi album a proprio nome ed approdando alla prestigiosa Blue Note Records, con la quale ha pubblicato due album, “Homeward Bound” nel 2021 e il più recente e notevolissimo “Passage” del 2023. Proprio le composizioni degli ultimi dischi forniscono la struttura portante del concerto, che si apre con un brano veloce che mette subito in mostra le qualità della formazione. Il solido e possente contributo di Dezron Douglas al contrabbasso si sposa magnificamente con “l’insostenibile leggerezza” del liquido pianismo di Fabian Almazan – nativo dell’Havana – dando ampio spazio alle due voci principali: Warren Wolf al vibrafono e Jaleel Shaw, al sax contralto, quest’ultimo amico di infanzia e compagno di studi di Blake, con il quale ha costantemente collaborato nel corso degli anni.
Si tratta davvero di due solisti prodigiosi, in particolare Shaw è un sassofonista dallo stile torrenziale, capace di produrre un incessante flusso sonoro, una sorta di fiammeggiante “spremitura di accordi”, ma sempre mantenendo una rigorosa coerenza perfettamente controllata. Anche Wolf si caratterizza come un solista con un approccio diretto e potente, che cattura l’ascoltatore con un fraseggio sorprendente e sempre ricco di pathos. “Passage“ è un commosso omaggio alla memoria del padre John, il brano, spinto da un pedale modale, si snoda in una lunga cavalcata che permette ai solisti di lanciarsi in lunghe improvvisazioni cavalcando l’onda poliritmica sprigionata dalla batteria del leader. “Muna & Johna’s Playtime” è invece dedicata ai due figli ancora adolescenti. Anche questo brano è caratterizzato da continui cambi di tempo e di atmosfera e dal “drive” allo stesso tempo possente e flessibile di Blake, capace di sfumature e sottigliezze ritmiche con le quali “fa cantare” la batteria, che diventa realmente lo strumento solista principale del gruppo. In questo modo riesce a mantenere costantemente alta la tensione emotiva lungo tutta la durata della performance. “Rivers & Parks” mostra ancora il vibrafono di Warren Wolf in grande evidenza, mentre “Abiyoyo” nasce da una antica ninna nanna proveniente dal Sudafrica, scoperta a suo tempo dal grande Pete Seeger e da lui stesso ampliata e riproposta come favola per bambini. Qui è il pianoforte a condurre il tema prendendo per mano i fiati in un’atmosfera tenera e raccolta. Il bis finale si dipana solennemente in un tempo sospeso, con Blake che sfiora con maestria timpani e cembali quasi ad evocare lo struggente movimento finale di “A Love Supreme”, in un lirico omaggio allo spirito di John Coltrane. Un concerto entusiasmante dunque, che ci permette di approfondire la conoscenza della nuova scena Jazz americana attraverso un gruppo di musicisti ancor giovani, ma ormai perfettamente maturi, che partendo dalla tradizione continuano a muoversi verso nuovi affascinanti orizzonti.
Johnathan Blake – Batteria / Jaleel Shaw – Alto sax / Fabian Almazan – Piano / Warren Wolf – Vibrafono / Dezron Douglas – Contrabbasso

Questo giornalista scrive da dio!! Complimenti 🤩⚘️
Certamente, e ne siamo orgogliosi!