Vito Di Modugno Quartet With Fausto Leali con «Black, White And Blues», uno strumento di seduzione di massa

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Un crossover di musica su un magnifico substrato soul-jazz, dove i rifacimenti assumono una nuova cittadinanza rinvigoriti dall’inedito modulo espressivo, mentre i componimenti originali trovano una piattaforma su cui adattarsi assurgendo di diritto allo status di piccoli classici.

// di Francesco Cataldo Verrina //

Molti anni fa ero a Sanremo, facevo dei servizi per una radio ed ebbi modo d’incontrare Fausto Leali per un’intervista. Era l’anno del duetto con Anna Oxa. Alla mia domanda se si sentisse il Tom Jones italiano, dopo un’ironica risata, disse: «la differenza forse sta nel conto in banca». C’era un po’ di gente intorno, quindi partì un piccolo applauso spontaneo. Nell’immaginario di noi Italiani, pur avendo gravitato sistematicamente nell’ambito di quella che chiamiamo «musica leggera», Fausto Leali è sempre stato il nostro nero-bianco per antonomasia, la voce italiana con il maggior gradiente di blackness nell’ugola. Nel corso dei decenni ci sono stati molti tentativi di unire la canzone italiana, cosiddetta popolare, con il jazz ma nessuno di tali tentativi ha raggiunto mai il livello di bellezza formale ed estetica, oltre che artistica, quanto il recente sodalizio tra Fausto Leali e Vito Di Modugno, Hammondista tra i più quotati a livello internazionale e tra le figure più apprezzate in Italia nell’ambito del jazz contemporaneo. Fausto possiede tutte le carte in regole e tutti i visti necessari sul passaporto di cantante geneticamente R’n’B; ad abundantiam Vito è una delle massime autorità su uno strumento votato per storia e peculiarità armoniche a quello che comunemente viene indicato come soul-jazz. Sulla scorta di quanto finora esposto, possiamo affermare, senza tema di smentita, che l’album realizzato dai due artisti in comproprietà, «Black White And Blues», contiene tutti gli elementi costitutivi perché possa diventare uno strumento di seduzione di massa.

Il progetto, immesso sul mercato dall’etichetta Abeat For Jazz, ed intestato al Vito di Modugno Quartet With Fausto Leali, non nasconde minimamente una certa audacia. Al netto del valore artistico del disco e delle forze messe in campo, talune operazioni diventano immediatamente divisive, specie nell’universo jazzistico dove le frange più reazionarie e conservatrici, a torto, non amano commistioni di tale natura. Personalmente, sono convinto che queste iniziative facciano solo bene al jazz, abbassando le barriere architettoniche di una certa diffidenza ed avvicinando un pubblico di differente estrazione culturale e provenienza a quella che viene solitamente vista come una materia ostica e complessa. Dice Vito di Modugno, organista, pianista e bassista, eletto per tre anni di seguito tra i migliori dieci Hammondisti a livello planetario dalla prestigiosa rivista americana Downbeat: «È stato tutto magnifico. Fausto, oltre ad essere un cantante eccellente, è anche una persona meravigliosa. Queste due componenti sono, a mio avviso, importantissime per poter lavorare in modo sereno e rendono tutto, straordinariamente, facile e bello. La stessa cosa succede anche con i componenti del mio gruppo, che sono il sassofonista Michele Carrabba, il chitarrista Pietro Condorelli e il batterista Massimo Manzi. Suoniamo insieme da più di vent’anni, abbiamo inciso tanti dischi e fatto innumerevoli concerti. Inoltre, a questa registrazione, ha preso parte anche Germana, che per me è come una sorella. Insieme a Fausto cantano un brano in maniera, davvero, sublime».

«Black, White And Blues» crea una perfetta simbiosi mutualistica tra la voce nera e potente di Leali, le valenze armoniche dell’organo di Vito Di Modugno, la nitida sensualità della chitarra di Condorelli, il setoso sound del sax di Carabba e la quadratura ritmica di Manzi, dando vita ad un crossover di musica su un magnifico substrato soul-jazz, dove i rifacimenti assumono una nuova cittadinanza, rinvigoriti dall’inedito modulo espressivo, mentre i componimenti originali trovano una piattaforma su cui adattarsi assurgendo di diritto allo status di piccoli classici. Le parole di Vito di Modugno sono alquanto eloquenti: «Fausto è stato sempre uno dei miei cantanti ed interpreti preferiti. Quando lo sento cantare brani come «Angeli negri», «Mi manchi», «A chi» (non continuo perché la lista sarebbe lunga) mi emoziona come pochi altri. Poi, come ti dicevo, ho sempre creduto che la sua voce e l’organo Hammond sarebbero stati un’accoppiata perfetta». L’opener è affidato a «Angelitos Negros» (Angeli Negri), sin dagli anni Sessanta, una sorta di attestato di riconoscenza da parte di Leali per sua «negritudine vocale». Una tematica (sempre attuale) riportata nel testo che poneva questa canzone già molto avanti in quel periodo storico in cui, in USA, gli afro-americani agognavano la parità di diritti. Il concetto rimanda indirettamente anche alla visione di un paradiso ideale esternata da trombettista Fats Navarro in un’accesa discussione con Charles Mingus. A seguire «What Mama Told Me» è una swingante struttura R&B, arricchita da contrafforti funkified, in cui la voce di Fausto Leali incrocia perfettamente l’Hammond Vito Di Modugno trovando il suo break-even-point. «Georgia On My Mind» non tenta una riproduzione calligrafa del classico di Ray Charles, ma il suono claustrale dell’organo aggiunge un’aura di misticismo, mentre un sax fortemente terreno esalta la voce di Fausto che, quando si «rompe», richiama a tratti quella del Geniuis o di altri soul-singers, ma senza ricalchi di sorta.

«Come Together» dei Beatles si arricchisce di sangue blues grazie convincente trasfusione della chitarra di Pietro Condorelli, mentre la ruvida vocalità di Leali la trasforma in un gioiello di moderno soul-funk, sostenuto dal magnifico groove di Massimo Manzi. «Hurt» (A Chi), ripresa all’inizio in inglese come nell’originale di Timi Yuro, dispensa subito brividi a profusione, specie quando il canto cede il passo al sassofono di Michele Carabba e nel finale in cui Fausto si riappropria della lingua madre. «Memories On My Mind» è un altro componimento originale sotto forma di ballata soulful, in cui Leali duetta magnificamente con la moglie Germana Schena in uno stile che ricorda vagamente il new cool inglese degli anni Ottanta. L’arrivo di «Mi Manchi», in una piacevole versione soul-jazz, stabilisce le nuove coordinate di quella che potrebbe essere una via di accesso ad un modello di IalianSongBook: Fausto assecondato dal line-up si esalta tirando fuori una vocalità potente e graffiante soprattutto nel cambio di passo del secondo ritornello. «Knock On Wood», pur mantenendo un’estetica fedele all’originale R&B di Eddie Floyd, si arricchisce di una connotazione jazzly decisamente più moderna. A suggello dell’album, una magnifica ballata scritta da Federica Lorusso e da Vito Di Modugno, eseguita da Leali con un aplomb quasi da crooner, mentre la chitarra, l’organo e il sax arricchiscono e colmano gli interstizi. «Black, White And Blues» è un magnifico esemplare di ibridazione musicale che farà storcere il naso ai puristi del jazz, anche se di jazz ce n’è abbastanza, soprattutto c’è tanto soul che fa bene alla spirito e alla mente diluendo la gravosità del duro mestiere di vivere.

Fausto Leali e Vito Di Modugno

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