DISCHI SCOMPARSI DAI RADAR (MA A VOLTE RITORNANO…) “BOBBY WATSON LIVE IN EUROPE – PERPETUAL GROOVE” (RED RECORDS, 1984)

// di Roberto Biasco //
Bobby Watson, trentenne all’epoca dell’incisione di questo album, era un sassofonista già ben noto sulla scena internazionale grazie alla militanza di oltre quattro anni trascorsa nei Jazz Messengers di Art Blakey, a fianco di musicisti di vaglia quali Valery Ponomarev – trombettista russo espatriato – David Schnitter al sax tenore ed un giovanissimo Wynton Marsalis. Di lì a poco la fama ed il prestigio di Watson sarebbero rapidamente cresciuti grazie anche, e direi soprattutto, all’etichetta indipendente italiana RED Records di Sergio Veschi e Alberto Alberti, i due produttori che credettero da subito nel talento di quello che sarebbe diventato a breve un musicista completo e maturo, nonché uno degli esponenti di spicco del sax contralto degli ultimi decenni.
L’album in questione, inciso dal vivo nel locale “Le Scimmie” di Milano nel novembre del 1983 (ma stranamente le note di copertina indicano in maniera contraddittoria anche il 7 e 8 dicembre) è una sorta di “prequel” dei lavori più ispirati realizzati sempre per la RED negli anni immediatamente successivi, ed in particolare la trilogia dei celebrati “Appointment in Milano” e “Round Trip” – realizzati nel 1985 con la medesima formazione – l’”Open Jazz Trio” formato da Piero Bassini al Piano, Attilio Zanchi al contrabbasso e Giampiero Prina alla batteria – e a seguire il capolavoro “Love Remains”, inciso a New York l’anno successivo eda iscrivere senz’altro tra le vette dell’intera discografia di Watson. Watson resterà comunque legato alla RED Records con la quale continuerà a collaborare nel corso degli anni in vari progetti, come nel supergruppo “Next Tribe” con il percussionista Ray Mantilla o con il suo quartetto di sassofoni, “29th St. Saxophone Quartet”.
In questo album dal vivo Bobby Watson mostra da subito tutte le sue qualità di solista dall’eloquio al contempo fluido e scattante, con un approccio virtuosistico allo swing ed un senso del ritmo ai massimi livelli, a questo si aggiunge una profonda conoscenza del Blues sviluppata in un fraseggio ricco e spiazzante, che, partendo dall’ineluttabile magistero di Charlie Parker, si spinge in avanti avventurandosi in strade più impervie sulla falsariga della ricerca armonica di un Jackie McLean. Dunque un lavoro che, seppur giovanile e “di transizione” contiene già in prospettiva tutte quelle caratteristiche peculiari che l’artista avrebbe sviluppato nell’arco della sua lunga carriera. Al momento non abbiamo notizia – salvo auspicabili correzioni – che il disco sia mai stato ristampato in formato CD. La copia in nostro possesso sembra infatti risalire all’epoca della prima stampa su vinile. Per una volta, mettendo da parte l’ego dello scrivente e nello spirito di una comunicazione di servizio a favore di chi legge, forse la migliore e più esaustiva recensione è proprio quella riportata in inglese sul retro di copertina del disco e firmata dal grande Gian Mario Maletto, che vogliamo qui omaggiare riportandone un ampio stralcio tradotto in italiano.
(…) “Il disco parte con “Cherokee” preso ad una incredibile velocità che appare molto più alta di quella normalmente utilizzata per gli standard della Swing Era (la sua struttura armonica fu utilizzata da Charlie Parker per il suo indimenticabile capolavoro “Ko Ko”). Il sound dell’alto svela l’eco della tradizione ancestrale di Kansas City (Bobby Watson è nato a Lawrence – Kansas il 23 agosto del 1953) attraverso il filtro di un’autentica sensibilità moderna. Spesso il suo suono, così ricco è utilizzato ironicamente, come nel finale, scandito in maniera gutturale, quasi come fosse una sirena da nebbia. Inoltre, in questo pezzo iniziale, in aggiunta a Bassini, che suona con rimarchevole attenzione e immaginazione, Zanchi e Prina emergono con assoli elaborati. In “Mr. P.C.” ascoltiamo Bobby Watson al soprano, il suo secondo strumento ma certamente non il più lontano dal suo cuore. Il pezzo è preso dal lavoro di John Coltrane, ed è un tributo pagato da Bobby ad una delle sue più dirette fonti di ispirazione, e viene rifinito con grande sensibilità e perizia, dopo un eccezionale ed avvincente assolo di Piero Bassini al piano.La necessità di selezionare temi familiari ai suoi accompagnatori, che cambiano in continuazione nel corso dell’intero tour, ha indotto Bobby a limitare la sua presentazione come compositore ad un solo pezzo, “Perpetual Groove”. (…)
“Perpetual Groove” è una performance priva di accompagnamento, un piccolo gioiello, sia in riferimento alla tecnica virtuosistica della “respirazione circolare”, sia per la logica continua con cui il brano viene sviluppato. Tornano alla mente le rigorose esplorazioni cromatiche di “The New Tristano” (per non parlare del “Clavicembalo Ben Temperato”). Ciò nonostante, non vi è nulla di puramente accademico: ciascuno di noi apprezzerà che non vi è nessun calo di quel profondo feeling per lo swing che è peculiare nella musica di Bobby Watson. “Oleo” apre altri percorsi per penetrare la complessa personalità di Bobby Watson. Possiamo notare, ad esempio, la modulazione con cui suona (fuori registro) la famosa composizione di Sonny Rollins, ed il lungo break che permette ai solisti di prendere il volo con il suo frenetico lirismo è assolutamente trascinante. Così a conclusione e saluto per i suoi compagni di viaggio, musicisti e pubblico, torna ad un brano di un grande maestro: “Blue ‘n Boogie” di Dizzy Gillespie. Questo richiamo alle radici del Bop, che ha dato il via a tutto il Jazz moderno, è la simbolica conclusione di un concerto per il quale il tempo si è fermato. Quando Bobby e i suoi tre amici italiani hanno suonato questi pezzi a “Le Scimmie” non pensavano di stare registrando un disco: oggi e forse anche in futuro, dovrebbero essere riconosciuti dei caldi ringraziamenti a coloro che ci hanno dimostrato con tangibile evidenza il contributo di Bobby Watson all’immortale vitalità della Musica Afro-Americana.
Nulla da aggiungere, non poteva essere scritto meglio! Grazie Maestro Gian Mario Maletto!
