“Dicotomie” di Vito Vignola. Ho scritto la mia Anima. Ho composto la mia Musica.

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// a Cura della Redazione //

L’ho cullata e accarezzata prima di esporla al mondo. In realtà quello che ho fatto è stato semplicemente seguire i preziosi insegnamenti di Marco Vitruvio Pollione che, nel suo trattato del 20 a. C., ispirandosi ai Greci, ci dice che nell’Arte esiste un binomio fondamentale: quello del “significato” e del “significante”, laddove il primo è dato dall’opera in sé, il secondo dalla sua illustrazione: insomma non esiste talento senza disciplina. E qui stanno le mie DICOTOMIE. La mia vita è stata informata sempre al rispetto dei classici che in realtà non mi hanno imposto regole in quanto regole, ma piuttosto mi hanno indirizzato verso una precisa coerenza dell’opera al sentire del suo artefice. Ho cercato, indagato, mi sono posto mille interrogativi e vi ho dato una risposta che ho reputato esauriente soltanto quando le mie DICOTOMIE hanno trovato pace nell’equilibrio tra Anima e realizzazione del “significato”. La libertà della mia composizione è l’unica risposta possibile a chi in questo settore tenta di imporre limiti e costrizioni espressive. In DICOTOMIE mi sento di affermare che, per quanto mi riguarda, ho liberato la Musica da catene per me inaccettabili perché costrittive del talento e della verità intellettuale, per la quale, anche umanamente, da sempre ogni giorno mi spendo. (Vito Vignola)

“Per te Jeny” è dedicato ad una donna meravigliosa di cui si va perdendo la vera identità e non per sua scelta, come può accadere quando si indossa una maschera per paure o delusioni, ma piuttosto per il crescendo inarrestabile di quel tunnel di buio che è l’Alzheimer! “Dicotomie” è il brano che da il titolo all’intero album e nasce dal presupposto che l’artista debba sempre potersi esprimere liberamente con le proprie emozioni, il proprio sentire, senza le limitazioni e le imposizioni dettate da fredde logiche commerciali: e questa è, in realtà, la premessa su cui si basa l’intero album. Tutto quel che ricevo o colgo dalla vita attraverso immagini, anime viventi, turbamenti, amore, dolori, o un dolore che faccio mio, è interiorizzato e lavora inconsciamente dentro di me, per poi riemergere in note, laddove lo stile musicale non è pensato o predefinito in base al brano che sta prendendo forma, ma dettato solo dal sentire dell’anima. Per questo a chi mi chiede come nasca la mia musica, sono solito rispondere che essa nasce dall’incontro tra l’ignoto e le emozioni che mi porto dentro: nel momento in cui le immagini s’incontrano con il mistero, allora si manifesta il mio segreto.

“Sur la Seine avec toi”. “Passeggiando per Montmartre, in quella città che io amo definire un fiore eterno, completamente immerso in sensazioni e riflessioni su quell’umanità fatta di artisti che hanno attraversato Parigi, improvvisamente ho avuto come una visione e sono stato letteralmente catapultato in quelle atmosfere bohémienne di fine Ottocento, che rendevano la capitale di Francia una realtà unica. Era come se una finestra spazio-temporale si fosse aperta solo per me: vedevo camminare lungo un’ indefinita riva della Senna, il Maestro Erik Satie, con il suo inseparabile cappello a cilindro e uno dei suoi numerosissimi ombrelli. Ricordo, in questo mio fantastico delirio, di essermi avvicinato e di aver iniziato a passeggiare con lui, dialogando sulla sua concezione dell’arte e della sua finalità, decisamente anticonformista rispetto al suo tempo e sul grande Maestro Claude Debussy che fu il precursore del nuovo modo di scrivere e fare musica che per lo più non cambiava da circa 3 secoli. Debussy, un faro illuminante e di ispirazione per Satie per Ravel e per noi tutti musicisti. Incantato dall’uomo e dalla sua opera più nota, Gymnopédie N°1, una composizione semplice ed essenziale nelle armonie ma sublime nell’atmosfera, e con l’eco delle note e dello stile di scrittura di Debussy è nato così il mio omaggio per entrambi i Maestri: il brano Sur la Seine avec toi”. “Giochi di bambini!. Quelle rare volte in cui si riesce a guardare il mondo con gli occhi dell’innocenza accade il miracolo… e si ritorna bambini.

“La tua anima in quel fiore eterno di Parigi”. Il mio amore per Parigi nacque dall’incontro con una donna. Il suo vissuto parigino, i suoi racconti su luoghi persone e artisti, furono inebrianti e mi spinsero a intraprendere un viaggio verso un mondo per lo più a me sconosciuto, o meglio solo intuito attraverso la musica o altre forme d’arte. Indubbiamente la sua passione per Parigi fu per me contagiosa, fino a condurmi nella capitale francese, dove ha preso forma questo brano, la cui paternità ho condiviso con gratitudine, facendone dono a chi, attraverso le sue parole, m’iniziò all’amore per questa città. Parigi… un fiore eterno… un amore infinito riversato nelle note di questo brano. “Feedback classico.” Sono fermamente convinto che nella musica non si debba porre alcun limite al libero flusso del viaggio verso l’ignoto; questa è l’unica risposta possibile di autentica libertà a chi in questo settore tenta di imporre costrizioni di ogni tipo che allontanano da quella capacità innata dell’arte di saper essere terapeutica, di aprire nuove vie, inaspettate evoluzioni e applicazioni, come intuirono i filosofi greci già in tempi lontani. La formazione classica che ho appreso rappresenta le fondamenta che permettono la libertà nelle mie composizioni. Seppur propenso al futuro, il retaggio classico, convergendo nella contemporaneità e fondendosi con altre concezioni musicali, rappresenta uno dei tasselli importanti che contribuiscono alla realizzazione della mia identità artistica. La naturale conseguenza di ciò è stata la creazione di un brano di pura ispirazione e costruzione classica che chiude questo lavoro.

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