In «Patto Armonico» si respira un’aura dal mood internazionale (…) Il fil rouge artistico pone il progetto si Scasciamacchia in una dimensione non facilmente delineabile o comprimibile in un’angusta scatola genericamente etichettabile.

// di Francesco Cataldo Verrina //

Solitamente i dischi jazz in cui il band-leader è un batterista incrociano strade particolari e finiscono per sviluppare una sorta di multidimensionalità creativa. Guidando il convoglio dalle retrovie, il batterista ha necessità di trovare validi alleati in prima linea e complici per il completamento di una sezione ritmica efficiente, specie quando tutte le composizioni sono farina del suo sacco. È quanto accade con il nuovo progetto discografico di Giovanni Scasciamacchia, accreditato templare delle arti percussive.

In «Patto Armonico», recentemente pubblicato dalla Abeat Records, non c’è solo una linea di demarcazione distintiva e coerente, ma un concept «filosofico» che ne sostiene gli intenti, cosi come informano le note dell’ufficio stampa: «…ciascun brano si ispira al mondo del design, raccogliendo una suggestione dall’amico produttore Paolo Insalata. La connessione tra Jazz e Design, richiamata nel titolo Patto Armonico, ha origini remote e si manifestò nell’America degli anni Venti e Trenta, quando l’estetica dell’Art Déco e la sua associazione con il lusso e il glamour si fondevano perfettamente con il dilagare dell’onda del Jazz, tanto da far coincidere alla definizione Art Déco, quella di Jazz Style». Per incrementare il policromatico concept Scasciamacchia ha raccolto intorno a sé tre musicisti dalla personalità marcata, ma capaci di interazioni agili e scorrevoli con i sodali: il sassofonista Perico Sambeat, il pianista Dado Moroni ed il contrabbassista Tommaso Scannapieco. Il disco sembra a tratti guardare nello specchietto retrovisore, affondando i demoni creativi nelle solide e profonde radici nella cultura tradizionale africano-americana, dove è il swing nell’accezione più larga del termine ad indicare la via maestra, sia pure con equilibrio e consapevolezza delle evoluzioni jazzistiche, senza mai lasciarsi, però, sopraffare e trascinare da impeti di modernismo sfilacciato o eccessivamente dispersivo verso forme atipiche di insipido jazz contemporaneo o localismi italici. In «Patto Armonico» si respira un’aura dal mood internazionale, enucleata sulla scorta di una creatività vivida e attuale ed un uso degli strumenti che travalica mode e stili: il fil rouge artistico pone il progetto si Scasciamacchia in una dimensione non facilmente delineabile o comprimibile in un’angusta scatola genericamente etichettabile.

Introdotto dal sax di Perico, sospinto dal cinetico drumming di Scasciamacchia, dal fluido piano di Moroni e dal brillante walking di Scannapieco, l’opener «Brainstorming» è proprio una confluenza di idee ed un’analisi di elementi da implementare; una sorta di «tempesta di cervelli», in cui si stendono sul tavolo idee e soluzioni da mettere a punto; di certo non trattasi di cervelli in fuga, ma di menti lucide e dirette al nucleo gravitazionale del progetto. «Palette» è una suadente esposizione di cromatismi melodici ricamati dal piano e dal sassofono su una tavolozza a tinte tenui. «Schizzo» si sostanzia come un modulo espositivo fatto di linee trasversali divergenti e convergenti, quasi un omaggio al titolo stesso. «Intreccio» mostra una struttura spiralica basata sull’armonia del piano che tende a legare attorno a sé tutti gli altri strumenti. «Scambio creativo» ha le sembianze di una ballata soffusa e sotterranea che emerge lentamente attraverso un impasto di sonorità dalla pennellata morbida e delicata. «Comfort zone» è un componimento disteso e sospeso, quasi una camera di decompressione che consente ai vari strumentisti di liberare il proprio stato d’animo. In «Lampus» l’iniziale impeto pianistico, zampillante di colori e sensazioni, conferma Dado Moroni come il principale «interprete» europeo del pianismo africano-americano. L’incontenibile progressione armonica di Moroni trascina con sé, come un torrente in piena, la retroguardia ritmica che non perde un colpo e non lascia aria ferma, fino al sopraggiungere del sassofono che si dimena fra gli anfratti armonici con un senso dello spazio e del tempo da manuale del jazz moderno. La title-track, «Patto Armonico» è una ballata mid-range capace di cogliere i cromatismi dei singoli strumenti, mentre la suggestiva narrazione dalla melodia a facile presa è affidata a Sambeat che fa tesoro del corredo armonico elargito dall’impeccabile Moroni, mentre contrabbasso e batteria ne canalizzano il flusso. «Empatia», con il suo mood crepuscolare e brunito, propone tinte calde e ambientazioni chiaroscurali, su cui il sassofono detta legge in un percorso tracciato dalla sezione ritmica in maniera mercuriale, fino all’assolo del piano che incanta e seduce, ristrutturando ed ampliando la melodia del tema. «Déco» se la gioca sulla scorta di un swing dalla melodia attrattiva e dal sapore vagamente retrò, che trova presto uno sviluppo divergente teso ad un esempio di post-bop di grana finissima, in cui sax e piano forniscono laicamente alcune lezioni di alta scuola del jazz: batteria e contrabbasso non sono da meno. Spesso il termine jazz viene associato a taluni progetti anaerobici o ad asfittici bailamme melmosi che tentano contaminazioni e misture alteranti. Nel caso di «Patto Armonico» di Giovanni Scasciamacchia, Feat Perico Sambeat, Dado Moroni, Tommaso Scannapieco, il jazz assume sia un valore simbolico che un valore d’uso, forte di una solidità conoscitiva dell’idioma ben ancorato alle architravi della tradizione.

Giovanni Scasciamacchia, Feat Perico Sambeat, Dado Moroni, Tommaso Scannapieco

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