// di Gianluca Giorgi //
Cosmic Vibrations featuring Dwight Trible, “Pathways & Passages” (2020)
L’etichetta Spiritmuse presenta “Pathways & Passages”, l’album di debutto dei “Cosmic Vibrations”, ensemble di Los Angeles guidata dall’acclamato cantante jazz Dwight Trible che ridefinisce il jazz spirituale nel 21° secolo. Con l’assenza di una batteria ma con un ricco arazzo di percussioni e strumentazioni africane, mesoamericane e indigene nordamericane, Cosmic Vibrations va oltre il potenziale cliché del “deep jazz” portando l’ascoltatore nel regno della meditazione profonda. Un jazz che emoziona l’anima con voci divine e poesia curativa. La voce di Trible si libra tra fiati e pelli di un gruppo incredibilmente talentoso, una fusione che va oltre i generi e che crea un viaggio cosmico di improvvisazione spirituale. Se oggi si è alla ricerca di un jazz spirituale genuino e che arricchisca l’anima, questo è il disco giusto.
Jowee Omicil, Love Matters! (2lp 2018)
“Bash” nei Caraibi è anche un termine che indica una festa scatenata, in cui si balla sulla spiaggia fino all’alba. Ed è proprio a partire da questo concetto che il sassofonista e polistrumentista Jowee Omicil, di origini haitiane, ha creato il suo marchio di fabbrica: il bash per lui è diventato quasi un genere musicale, una fusione tra jazz, ritmi caraibici e sonorità africane, con qualche sfumatura pop. Con «Love Matters!», esplora il tema in maniera ancora più approfondito, fondendo jazz, classica e pop con un’interpretazione unica, suonato da un incredibile interprete che emana la sua voglia di vivere sia musicalmente che a livello umano. All’interno si possono ascoltare la sua eredità rivisitata con i suoi ritmi carnevaleschi, le melodie della sua passione per la musica classica, le sfumature di Thelononius Monk, i ritmi giamaicani, i lampi di Miles Davis, del gospel e il suo stile esclamativo “Bash! style”. L’album è più coerente rispetto ai lavori precedenti ma soffre ancora di troppo eclettismo che non fa apprezzare in pieno le potenzialità dell’artista, creando troppi sali e scendi dal punto di vista della qualità. Un disco, comunque, pieno di passione e vario, con molti brani eccellenti e con un leader veramente bravo. Un lavoro che sotto il marchio del jazz unisce molteplici culture in un unico linguaggio, quello della musica.
GEORGE OTSUKA QUINTET, Physical Structure (1976 ristampa 2019)
La Très Jazz Club continua ad esplorare il catalogo dell’etichetta Three Blind Mice e ripubblica Physical Structure, del batterista giapponese George Otsuka, favoloso album di jazz fusion. Non disponibile da più di quarant’anni, viene ora pubblicato per la prima volta fuori dal Giappone. Il George Otsuka Quintet era attivo nella scena jazz giapponese dalla prima metà degli anni ’70. Questa incredibile sessione trova Otsuka che guida energicamente la band tra ritmo e groove per un incredibile disco jazz-fusion. La sublime cover di Naima da sola giustificherebbe l’acquisto di questo disco, comunque nel suo complesso fantastico!



Abbey Lincoln, In Paris – Painted Lady (1980)
Fu la favolosa “Freedom Now Suite”, registrata nel 1960 con Max Roach che la rese famosa al grande pubblico. Vent’anni dopo, associata a Parigi con un altro grande contestatore afroamericano, il sassofonista Archie Shepp, ha prodotto questo storico album per l’etichetta Marge, uno degli incontri più belli tra due figure leggendarie del jazz contemporaneo. In questo album che è stato originariamente pubblicato nel marzo 1982, circa a metà della sua carriera, Abbey ha composto tre brani della scaletta. Siamo lontani dal jazz di contestazione degli anni ‘60. Ottima qualità. audio.
Dwight Trible, Inspirations with Matthew Halsall (2017 2lp)
Matthew Halsall si è ritagliato una nicchia unica sia come band-leader che come produttore che approfondisce profondamente i mondi del jazz spirituale e del deep soul. In questo disco suona e produce il leggendario cantante jazz di Los Angeles Dwight Trible. Questo progetto discografico, (in collaborazione col trombettista britannico Matthew Halsall), è stato concepito prendendo brani della tradizione afro-americana, ispirati per lo più a temi spirituali e pacifisti legati all’amore verso Dio ma anche a quello tra gli uomini e le bellezze del mondo, dandone una versione aggiornata e molto convincente. Ci sono cantanti jazz che usano le loro voci come strumenti, ma rimanendo con gli aspetti interpretativi del canto jazz, proprio come fa Dwight Trible in questo disco; il suono della sua voce e le sfumature che implica portano un significato profondo alle canzoni che canta. Il repertorio che sceglie su Inspirations è stato influenzato dalla sua preoccupazione per la tendenza deprimente degli eventi mondiali dopo l’attacco di Parigi. Trible si è sempre impegnato a livello umanitario ricevendo diversi premi. La voce ricca e profonda di Dwight Trible è apparsa in numerosi contesti negli ultimi decenni, ma è più a suo agio nella zona spirituale definita da Leon Thomas e Pharoah Sanders e queste otto cover jazz modali si adattano perfettamente a Trible. Nel disco c’è tutto il “suono house” del Gondwana, la band a supporto è eccellente e permettete alla bellissima tromba di Halsall di esprimersi al meglio con assoli che ricordano Chet Baker. Il motivo per cui la collaborazione funziona è dovuto al terreno comune nello spirito di amore e umiltà espresso sia dalla voce di Trible che dal modo di interpretare questa musica che la Gondwana ha avuto nell’ultimo decennio. Fra i brani: stupenda la versione del traditional Deep River, ottime anche le versioni degli standard I Love Paris e Feeling Good, come belle sono le riletture di What The World Needs Now Is Love di Burt Bacharach con l’arpista Rachael Gladwin e la versione della ballata Dear Lord di John Coltrane, con testi di Tribe. Interessanti anche la potente rielaborazione di Heaven and Hell di Dorothy Ashby e la lettura da brivido della vecchia canzone folk Black Is The Colour Of My True Love’s Hair. Gran bel disco che si fa ascoltare senza difficoltà con una voce baritonale splendida.

