Vinile sul Divano, allarme afro-balcanico

//di Gianluca Giorgi //
Roland Bocquet, Paradia (1977 ristampa 2021)
Prima ristampa ufficiale su WRWTFWW Records dell’album solista, molto ricercato, di Roland Bocquet, Paradia. Ristampato dai master originali. Originariamente pubblicato nel 1977 sulla leggendaria etichetta Cobra, Paradia è il primo album da solista di Roland Bocquet, tastierista della band culto francese Catharsis. L’album (per lo più) strumentale è una meravigliosa bizzarra avventura che mescola dolce ambient, euro-folk, scappatelle di synth, fusion latina con un tocco francese, bossa gentile e un po’ di chanson minimalista. Il risultato è un album di una dolcezza strabiliante, con canzoni d’amore dal calore mediterraneo. Un must per i fan di Pascal Comelade, Mort Garson, Dominique Guiot, ZNR, Vladimir Cosma, colonne sonore di film, musica da biblioteca e gemme non classificabili
Baikida Carroll, Orange Fish Tears (LP, Special Art Ed. Ultra Clear) (1974 ristampa 2023)
Edizione limitatissima a 175 copie in vinile trasparente da 180 grammi Art Edition con esclusivo 2-color serigrafato numerato e firmato dall’artista visivo Stefan Thanneur., completo di inserto esterno ripiegato sulla costola e di libretto di otto pagine con foto rare ed inedite. Ristampa del 2023 ad opera della Soufflecontinu, pressoché identica alla rarissima prima tiratura e rimasterizzata e restaurata da Gilles Laujol. Originariamente pubblicato nel 1974 dalla Palm solo in Francia, il primo album solista di Baikida E.J. Carroll fu inciso allo Studio Palm di Parigi il 3, 4 e 5 giugno dello stesso anno da Carroll (tromba, flicorno, campane, corno, percussioni) con Nana Vasconcelos (cuica, tabla, timbales, campane, percussioni), Manuel Villardel (pianoforte, piano elettrico, percussioni) ed Oliver Lake (sax soprano, sax alto, sax tenore, flauto, flauto di bambù, timbales, gong, percussioni). Il trombettista del Missouri Baikida E.J. Carroll si era stabilito a Parigi nel 1972 insieme ad altri colleghi legati al Black Artists Group: Oliver Lake, Joseph Bowie, Charles “Bobo” Shaw e Floyd LeFlore, su consiglio degli amici dell’Art Ensemble Of Chicago. L’anno successivo avrebbero inciso il loro unico album che avrebbe rapidamente raggiunto lo status di oggetto da collezione: Black Artist Group,In Paris, Aries 1973. Nella capitale francese incontrarono Jef Gilson, che da poco aveva fondato la sua label Palm e da questo incontro nacque l’opportunità di incidere un album, poi concretizzatasi con questo rarissimo e leggendario “Orange fish tears” del 1974. L’album è composto da quattro lunghi brani in cui una varietà ricca di sonorità percussive interagisce con pianoforte, tastiera elettrica e sassofoni creando una jam session dai toni allucinati. Il primo lato dell’album è diviso in due lunghe tracce che rimandano il free jazz alle sue radici africane a lungo perdute. L’altro lato è più introspettivo e free. “Rue Roger”, l’unica composizione di Oliver Lake, usando deliberatamente la dissonanza e la ripetizione in un lungo dialogo tra tromba e sassofono potrebbe quasi ricordarci il maestro minimalista Terry Riley. Ottima ristampa!


Jon Ptaszyn Wroblewski Sextet, Komeda Moja Słodka Europejska Ojczyzna / Meine Süsse Europäische Heimat (2cd 2018 stampa in vinile bianco 2021)
È un album insolito e simbolico della serie Polish Jazz pubblicato come 80° volume di questa eccellente e storica serie di jazz polacco. Una visione musicale di un’Europa unita nell’opera di Krzysztof Komeda, interpretata 50 anni dopo da Jan “Ptaszyn” Wróblewski. Il lavoro di Komeda, “la mia dolce patria europea” è stato creato nel 1967 come uno degli ultimi progetti di Krzysztof Komeda, commissionato da Joachim-Ernst Berendt prima di partire per gli Stati Uniti. L’idea era di combinare la poesia polacca con la musica di Komeda. Così, la patria europea era legata alle sue radici culturali e alle sofferenze comuni delle nazioni dalla seconda guerra mondiale. Komeda considerava questa raccolta come la sua “opera musicale più importante e bella”. Jan Ptaszyn Wróblewski ha mantenuto lo spirito e l’atmosfera indissolubilmente legati al lavoro di Komeda, ma ha anche aggiunto qualcosa, oltre la band…la musica è diventata più intima, più moderna. La mia dolce patria europea senza parole, sobria, sfuggente. Un gran bel sentire!
Błoto, Kwasy i zasady (2021)
La Polonia vanta storicamente una ricca scena jazz dell’Europa continentale e gli anni Venti di questo nuovo millennio non sembrano voler smentire questo assunto. I Błoto nascono a Breslavia nell’estate del 2018, come progetto collaterale dei ben rodati Eabs: il progetto è comunque finito per l’occupare gran parte dell’attività dei partecipanti e a partire dall’aprile del 2020 arrivano così tre dischi nell’arco di un anno, l’ultimo dei quali è questo “Kwasy i zasady”. Si tratta del frutto di unica sessione, registrata dal vivo in studio il 24 gennaio 2021, senza alcuna sovraincisione. Interamente strumentale, una sorta di concept album, in cui ogni traccia è indicata da un sostantivo, in rappresentanza dei vari aspetti della società moderna. Il titolo del disco si traduce in “Acidi e basi”, per indicare il gioco di opposti che la scaletta andrà a elencare. Il mood dell’album è un nu jazz dal ritmo ipnotico, influenzato dall’hip hop strumentale, con arrangiamenti ad ampio spettro che incorporano acustico, elettrico, analogico e digitale, in un alternarsi di tocchi vintage e soluzioni futuristiche dall’atmosfera fantascientifica. Non manca un po’ di avant-garde jazz, comunque, l’opera nel complesso ha un carattere romantico e umbratile, forse per la sua particolare modalità di registrazione realizzata in un solo take, allo scopo dichiarato di ottenere un suono “sporco e caldo”. Uno degli apici del disco è “Prostota” (“Semplicità”); introdotta da un bongo percosso con la bacchetta, procede robotica per quasi sette minuti, in un ricco gioco d’incastri. La linea del basso ricalca la cassa della batteria, mentre il sax soprano si alterna fra frasi ripetute ossessivamente e appassionate divagazioni, il tutto in un clima notturno creato dalle tastiere. Ricco d’atmosfera, sperimentazione timbrica, giochi ritmici e invenzioni melodiche, “Kwasy i zasady” è un disco che rappresenta al meglio il senso che può avere il jazz nel 2021.

