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// Gianluca Giorgi //

Anthony Joseph – The Rich are Only Defeated When Running for Their Lives (2021)

“The Rich are Only Defeated When Running for their Lives” è l’ultimo intenso lavoro discografico, quarto in veste solistica, di Anthony Joseph. Registrato in presa diretta ad agosto 2020 tra Londra e Parigi, è un album di spoken world, la poesia come forma parlata di musica. Anthony Joseph, musicista, poeta, scrittore e accademico di Trinidad di residenza londinese dal 1989, ha scelto il titolo dopo l’uccisione di George Floyd e le mobilitazioni del movimento Black Lives Matter. Le sue origini caraibiche giocano un ruolo importante nell’ispirazione della sua vena poetica e la sua voce, così dinamica ed espressiva, appassionata, imperiosa e a tratti perfino rabbiosa, racconta in maniera fluida e piena di musicalità. A supportare Joseph con sensibilità, uno stuolo di quotati jazzisti: Denys Baptiste, Colin Webster, Jason Yarde, Florian Pellissier, Rod Youngs, Andrew John e il sempre più richiesto Shabaka Hutchings. Un ensemble che ben si adatta ai suoi versi e che grazie alla varietà di registri che è in grado di toccare riesce a non far pesare l’eventuale handicap della barriera linguistica. Fra i sei brani spiccano: “Kamau” un ode torrida e fluviale con il clarinetto basso di Hutchings in primo piano a intrecciare il parlato di Joseph; “Calling England Home”, uno dei picchi dell’album, che procede su un groove vibrante e implacabilmente magnetico con fiati di sapore ethio-jazz; “Swing Praxis”, altro pezzo forte del disco, un mix di afrobeat, cool jazz e funk, una provocatoria chiamata a discutere delle tattiche delle lotte di liberazione passate e valutare le azioni per il cambiamento nel presente. Con intonazione profonda, tra cantato e spoken world, declamato, sussurrato e urlato, Joseph affastella storie e riflessioni sul tema dell’appartenenza da parte di immigrati arrivati in Inghilterra in tempi diversi a partire dalla Windrush Generation. Splendido disco di protesta!

Calvin Keys, Shawn-Need (1971 ristampa 2021)

Calvin Keys è oggi per lo più un misconosciuto chitarrista jazz afro-americano, ma ha goduto di una certa notorietà negli anni ’70 tra gli appassionati più attenti e curiosi grazie a diversi interessanti album pubblicati in quel periodo dall’ottima Black Jazz Records. Nel 1969, Keys si diresse verso Los Angeles e due anni dopo ha pubblicato il suo primo album, Shawn-Need, per la nuova etichetta discografica Black Jazz Records. Shawn-Neeq, potrebbe ricordare i primi lavori di Pat Metheny (Metheny riconosce Keys come un’influenza), o Grant Green, ma ciò che da a Shawn-Neeq una profondità extra è che la sua musica sembra provenire dal cuore; come dice lo stesso Keys nelle note di copertina di Pat Thomas, che contengono un’intervista con l’artista: “La mia cosa era scrivere di alcune delle esperienze che ho avuto nella mia vita”. Keys da allora è diventato un punto fermo nella scena jazz, ha suonato e registrato con grandi musicisti come Ray Charles, Ahmad Jamal, John Handy, Bobby Hutcherson, Sonny Stitt, Donald Byrd, Lou Donaldson, Freddie Hubbard, Woody Shaw, Eddie Henderson, Stanley Turrentine, George Coleman, Jimmy Witherspoon, Hadley Caliman, Pharoah Sanders, Joe Henderson, Tony Bennett e Luther Vandross. Un album molto bello, un’altra gemma del celebre catalogo Black Jazz ottimamente rimasterizzato.

Enrique Rodriguez and The Negro Chiway Band, Fase Liminal (2020)

Nuovo potente spiritual jazz dal Cile su Soul Jazz Records, disponibile in un’edizione unica molto limitata di 1000 copie in vinile. Il gruppo, insieme ad una stupefacente ritmica latina e una nuova coscienza ed energia percussiva, unisce un suono potente e unico che ricorda gli ensemble di Sun Ra e la sua Arkestra così come Horace Tapscott e la sua Pan-Afrikan Peoples Arkestra, con gli “spiriti giusti” di Alice Coltrane, John Coltrane, Pharoah Sanders, Archie Shepp e McCoy Tyner. Enrique Rodríguez è un compositore, percussionista, tastierista e produttore di Santiago del Cile, il cui lavoro, pur rimanendo radicato alle sonorità degli anni ‘60 e ‘70, mostra molte somiglianze con la musica dei nuovi artisti jazz che guardano al futuro come Mathew Halsall, Theon Cross, Emma-Jean Thackray e Makaya McCraven. Come tutti questi artisti, il lavoro di Rodríguez è una fusione progressiva e sperimentale di influenze precedenti che si combinano in un suono decisamente innovativo del XXI secolo che, a causa della sua ambientazione sudamericana, dà al gruppo un feeling davvero unico. Nel disco si possono sentire elementi delle colonne sonore dei film samurai di Akira Kurosawa, la spiritualità musicale dei Popol Vuh (specialmente il loro lavoro con il regista Werner Herzog), il buddismo tibetano e canti sovrabbondanti, che si combinano per dare un nuovo suono veramente unico. Ipnotici riff di piano modale, potenti ottoni e flauti, un esercito di percussioni latine e coinvolgenti canti vocali si combinano in questo potente mix di jazz afrocentrico radicale degli anni 60, spiritualità e cosmologia orientale e movimento ritmico latinoamericano. Fantastico!

Workshop De Lyon, La Chasse De Shirah Sharibad (1975 ristampa 2017)

Prima ristampa in assoluto di La Chasse De Shirah Sharibad dei Workshop De Lyon (pubblicato originariamente nel 1975), grazie alla Souffle Continu Records. Con l’arrivo del clarinettista-sassofonista Louis Sclavis nel 1973 (e la partenza del trombettista Jean Mereu nel 1975), nasce il Workshop De Lyon dalle ceneri del Free Jazz Workshop. I Workshop de Lyon richiamano la musica dell’Art Ensemble Of Chicago e di Albert Ayler con emozionanti improvvisazioni jazz ad alta energia, mantenendo, comunque, un melodismo sempre inventivo. “La Chasse de Shirah Sharabad” è fortemente influenzato dal momento politico molto turbolento in cui è stato inciso. Nel disco, tuttavia, si respira un folklore immaginario diverso da qualsiasi altro; c’è una miscela sapiente di avanguardia e tradizione, suonata con brio e complessità e con l’urgenza ispirata dei solisti. È una miscela sapiente di avanguardia e tradizione, suonata con brio e complessità e con l’urgenza ispirata dei solisti. Il primo LP dei Workshop De Lyon è stato pubblicato a metà degli anni ’70, ma il fatto che si siano formati come Free Jazz Workshop nel 1967 significa che il gruppo festeggia il suo 50esimo compleanno nel 2017. Per celebrarli, l’impressionante etichetta francese avant-jazz Souffle Continu sta pubblicando alcuni dei primi lavori cruciali dell’ensemble. La Chasse de Shirah Sharibad del 1975 è un ottimo esempio di come il free jazz possa spingere i confini della forma e dello stile pur rimanendo coinvolgente. Selvaggio e libero, ma radicato in cose come Bechet, Monk e George Russell. Straordinario! Stupenda confezione con inserto di 12 pagine, suono ottimo.

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