// di Francesco Cataldo Verrina //

Quando si pensa al jazz o ai jazzisti italiani, per una sorta di esterofilia congenita, specie delle critica, si è portati a pensare che siano un fenomeno marginale e meramente derivativo, soprattutto d’importanza minore a livello continentale rispetto a taluni omologhi scandinavi, inglesi o francesi, i quali in alcuni momenti, specie negli ultimi decenni del ‘900, sembra abbiano usufruito di talune congiunture favorevoli ad una maggiore frequentazione di musicisti americani ed afro-americani. Il libro di Guido Michelone, storico e saggista prolifico, fissa alcuni punti d’ancoraggio ben precisi intorno al «sincopato made in Italy» (è così che il professore vercellese ama definire il jazz).

IL JAZZ E L’TALIA, edito da Arcana, chiude peraltro un’interessante trilogia (iniziata con «Il Jazz e i Mondi» e poi proseguita con «Il jazz e l’Europa»). La formula narrativa adottata da Michelone, passa non tanto sulla linea cronologica degli eventi o la descrizione dei grandi periodi storici del jazz, a cavallo tra due secoli, ma si basa sul metodo dell’événementiel filtrato attraverso i personaggi che hanno caratterizzato varie fasi del jazz italico: cento per l’esattezza. Con molti di essi lo scrittore avuto un contatto esperienziale o una conoscenza diretta.

Il range esplorativo è alquanto vasto: dal 1923 al 2023. Cento anni di jazz italiano e come sottotitolo dell’opera «cento musicisti si raccontano», a dimostrazione che il materiale d’appoggio su cui Michelone impianta le proprie riflessioni e valutazioni è basato su incontri, scambi di opinioni diretti ed interviste rilasciate dalla maggior parte degli artisti presenti nel saggio. Di certo, un centinaio di musicisti potrebbero essere non sufficienti a rappresentare l’intera storia del jazz nostrano: ci sono nomi noti e meno noti esclusi, perfino figure eclatanti, ma un libro ha dei margini e dei limiti e non può contenere tutto. Ciononostante, il saggio è alquanto esaustivo ed offre uno spaccato completo del jazz tricolore nell’arco di decenni, con notizie, curiosità e aneddoti, spesso inediti, che rivelano le difficoltà di essere un jazzman in Italia e di vivere di musica. Conoscendo la verve creativa di Guido Michelone e la sua vis scripturam credo che IL JAZZ E L’ITALIA avrà un follow-up. Non a caso a pagina 101 c’è un capitolo intitolato: «Gli Assenti (gli Altri 100)», in cui lo scrittore oltre ad elencarli uno per uno, suddivide e giustifica le assenze in: «Interviste Impossibili», riferite a figure evidentemente distanti per motivi anagrafici e spazio-temporali; «Interviste Perdute» e «Interviste non realizzate».

A scanso di equivoci va precisato che JAZZ IN ITALIA è lavoro piuttosto onnicomprensivo, esauriente e meticoloso, spalmato su quasi cinquecento pagine, in cui sono presenti esponenti illustri, storici, contemporanei e rappresentativi del sincopato italico in Europa e nel mondo. Uno dei punti forza è la presenza di nomi «minori» (solo per notorietà di massa), alcuni dimenticati e perfino qualche outsider. Da segnalare anche la presenza di una bibliografia completa e dettagliata dei principali scritti sul jazz italiano. Il lavoro di Michelone, come sempre, è di pregevole fattura e facile da fruire, senza intellettualismi arzigogolanti, redatto con la scrupolosità dello storico e con l’abilità del divulgatore. Oltremodo JAZZ IN ITALIA colma un vuoto presente nell’editoria del nostro paese, sovente più interessata e rivolta alle questioni esterne e agli affari esteri.

Guido Michelone – «Il Jazz e L’Italia, Cento Musicisti si raccontano»

Edizioni Arcana 2023, Pagine 495/ Prezzo 25.00 Euro

Guido Michelone

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