«GINKGO» DELLO ZHU QUARTET, UN ALBUM COSTRUITO SULLA BELLEZZA DELLE FORME NATURALI E SULL’ARMONIA DEI SENSI. (WORKIN’ LABEL, 2023)
// di Francesco Cataldo Verrina //
Lo Zhu Quartet è un’ottima compagine dedita ad un post-bop contemporaneo, che recepisce stimoli ed istanze dalla tradizione dilatandone la forma e la sostanza, per addivenire ad un costrutto sonoro che è la rappresentazione fisica e cerebrale di un jazz ultra-moderno. La formazione è guidata da Alberto Zuanon, contrabbassista e compositore padovano, sostenuto dal sassofonista Michele Polga, dal pianista Paolo Vianello e dal batterista Stefano Cosi. Il nome Zhu è stato scelto per assonanza con il cognome Zuanon e in cinese significa guida o maestro. La foglia del Ginkgo Biloba presente sulla cover, nell’Illustrazione di Silvia Lanfrit, simboleggia un’idea di pace e serenità rappresentata attraverso l’impianto melodico dell’album che, a parte qualche tratto sfuggente ed obliquo nella narrazione, risulta alquanto omogeneo e rassicurante. «Quand’ero piccolo – racconta il bassista veneto – ho messo a dimora una piccola pianta di ginkgo biloba che ora è alta e robusta. Negli anni ho visto la pianta crescere assieme a me, infondendomi sicurezza e pace. L’immagine autunnale del Ginkgo con le foglie dorate rappresenta questo disco essendo l’autunno la stagione in cui le mie composizioni sono nate».
Il line-up si misura su dieci composizioni originali di Alberto Zuanon che si muovono su una piattaforma che tocca vari punti nevralgici del jazz moderno, sostanziandosi in un impianto tematico, il quale si dipana su una serie di melodie essenziali, sviluppate quasi in progressione e intelaiate su un corredo ritmo-armonico complesso e mai prevedibile. Il disco non risente minimamente degli eccessi o dei difetti dell’opera prima, dove spesso si pecca per eccesso di zelo o per mancanza di esperienza; al contrario l’afflato fra i quattro sodali risulta piuttosto sinergico, sincrono e sincretico, mentre l’interplay fra le parti è misurato e risolutivo, specie durante le fasi improvvisative. L’album si apre con «Intro» che, a dispetto del titolo, non è un’introduzione breve o interlocutoria, ma un vero e proprio componimento di oltre quattro minuti che detta le regole d’ingaggio dell’intero concept, fissando dei precisi punti di ancoraggio, i quali saranno sviluppati lungo tutta l’intera traiettoria esecutiva. «Costante» è una composizione lineare innestata su uno schema pianistico regolare, mentre il gioco dei contrasti è affidato alla retroguardia ritmica che asseconda i cambi di passo del sax, io-narrante per definizione. «Ginkgo», come la foglia del Ginkgo Biloba antico albero proveniente dall’Oriente, è un infuso ideale di serenità. Il costrutto sonoro della title-track viene inizialmente srotolato su un mid-range dall’aura soulful, per poi planare su una spianata melodica ancora più intima, pacificatrice e meditativa, quale approccio distensivo con la natura ed i suoi tempi lenti.
«Creative Process» si sviluppa attraverso un flusso creativo che al primo impatto non fornisce molti punti di riferimento, quasi che l’autore abbia avuto l’idea di tracciarne una precisa forma in corsa. Il sax si dimena tra riff veloci ed ostinati che progressivamente sembrano trovare una quadratura melodica con il sinergico contributo di tutta la sezione ritmica. «Sabato pomeriggio con Tommaso» è una ballata leggera che emerge in superficie per diventare un multistrato creativo, ma è soprattutto la metafora dell’incontro fra l’allievo ed il maestro, dove entrambi trovano nella musica un punto di contatto e di miglioramento personale, così mentre l’uno assorbe ed impara l’altro arricchisce il proprio spettro percettivo e comunicativo. «Agitato» racchiude movimentati stati d’animo che riflettono un mare in tempesta. Del resto la via stessa è un susseguirsi di onde travolgenti, rassicuranti o inquietanti. Il quadro emotivo tradotto in musica diventa un costrutto energico, vibrante ed umorale, introdotto dal basso, locupletato dal pianoforte e magnificato da un intreccio di voci e sassofono che consentono al line-up di non perdere la rotta. Il finale, segnato da una ritmica al piccolo trotto sembra dettare i tempi di una navigazione sicura e controllata
«2022» è un interstizio breve e lineare, privo di improvvisazione, quasi al limite dello smooth jazz. La melodia ricca di fermenti traccia vari stati d’animo quante sono le stagioni dell’anno solare, attraverso cromatismi e nuances mutevoli. «Altri tempi» emana un gusto vagamente retro, ricamando un nostalgico tema che tenta l’approccio con taluni moduli stilistici appartenenti al passato e che sono una costante del metodo compositivo di Zuanon, il quale si divide concretamente fra modernità e tradizione. «Prima del sonno» usa una melodia calante ma non soporifera, un momento di piacevole un impatto melodico, tutt’altro che narcotizzante. Il costrutto melodico-armonico, specie i vividi volteggi del sassofono, sostenuti da un piano che non fa sconti, diventano un piacevole infuso rilassante che concilia un sonno rigenerante ed una presa di distanza dall’assordante rumore del quotidiano. «Laguna» è un omaggio alla laguna veneta, un atto che induce alla contemplazione delle bellezze naturali e dove il processo tematico emana una calma quasi serafica e new-aging. Nel complesso, «Ginkgo» dello Zhu Quartet è un album costruito sulla bellezza delle forme naturali e sull’armonia dei sensi.