// di Francesco Cataldo Verrina //

I dischi di Dino e Franco Piana Ensemble hanno un intreccio narrativo appassionante. Prima di entrare nel dettaglio di «Reflections», che succede all’eccellente «Open Spaces», di cui abbiamo ampiamente trattato, mi preme fare alcune piccole «riflessioni». Anni fa, in un libro di Leonardo Sciacia leggevo una cosa alquanto curiosa, che riporto per sommi capi, non letteralmente. Un contadino siciliano, vicino di casa dello scrittore gli domandava: «Professore che state scrivendo un altro libro?», Quindi lo incalzava, dicendo: «Sicuramente nel libro c’è un castello, un re, un rivale, una battaglia e una storia d’amore». Di certo, questa non è mai stata la dimensione tipica della letteratura di Sciacia, ma nella mentalità popolare, l’archetipo di costruzione letteraria prevede sempre un certo tipo schema narrativo. I temi epici nel corso dei decenni, hanno fatto la fortuna di molti romanzi, ma anche del cinema, dell’opera lirica, del teatro. La musica in genere non sfugge a questa regola aurea dello scribitur ad narrandum. In senso lato, i dischi di Dino e Franco Piana sono opere letterarie, calate in un contesto jazz, racconti epici tra re, castelli e battaglie. Basta aprirsi al trasferimento della sensazione.

Ad esempio nella track-list di un album come «Reflections» i vari brani possono essere suddivisi o percepiti dal fruitore come i singoli capitoli di un racconto con una sequenzialità quasi narrativa, dove il plot strumentale sembra raccontare una storia che si infittisce, che riserva colpi di scena, dove i personaggi, in questo caso i musicisti, cambiano e si susseguono, spariscono e poi ritornano, ma ogni volta s’incastrano perfettamente nel costrutto sonoro. Fuor di metafora, gli elementi cardine di «Reflections» sono inequivocabilmente la struttura narrativa e la strategia esecutiva, dove ogni singolo pezzo è affidato ad una formazione eterogenea al fine di ottenere differenti risvolti emotivi e sonori ed espressioni timbriche variegate e molteplici. Le parole di Franco Piana, riportate nelle note di copertina, sono alquanto esaustive: «Reflections» è un piccolo flash su questo periodo così difficile. Il progetto nasce infatti durante il lockdown e vi confluiscono le mie ultime riflessioni ed esperienze. Ho pensato, insieme a mio padre, che ogni brano potesse avere un organico diverso. Iniziamo infatti da «Skylark», suonato dal trombone in solo, passando poi a brani in duo – trio – quartetto – quintetto – sestetto, fino ad arrivare ad arrangiamenti per quartetto d’archi (B.i.m. Orchestra), 4 flauti, piano e flicorno. Quindi uno sguardo verso le molteplici possibilità d’espressione che i vari organici ci potessero offrire».

Per completezza, diciamo che il line-up ad incastro sulle varie tracce è formato da Dino Piana trombone, Franco Piana flicorno, Stefania Tallini pianoforte, Dario Deidda basso, Roberto Gatto, batteria, Lorenzo Corsi flauto, Ferruccio Corsi sax alto con la partecipazione della B.I.M. Orchestra di Marcello Sirignano e Giuseppe Tortora per gli archi. L’impatto con l’album è sorprendente, l’opener, o il primo capitolo capitolo, possiede qualcosa di veramente epico: è forse un unicum nella storia del jazz mondiale. Per la prima volta, almeno in un disco, si ascolta un intero brano per solo trombone. Non esistono precedenti che io ricordi. Dino s’invola in solitaria e con profondo pathos in una toccante versione di «Skylark», scritta da Hoagy Carmichael nel 1941.

Tutto l’insieme funziona in maniera mercuriale: Dino funge da asse centrale del progetto e ne diventa il demiurgo; il figlio Franco oltre a confermare le sue doti di flicornista dal fraseggio limpido e cristallino, si caratterizza come arrangiatore intelligente ed autore sopraffino; Stefania Tallini, musicista di rango e compositrice raffinata, emerge come una delle realtà più interessanti della scena italiana; Dario Deidda e Roberto Gatto, della retroguardia, garantiscono un sostegno non comune e, nelle parti solistiche, doti assolutamente straordinarie; da non sottovalutare il sostegno di Lorenzo Corsi al flauto e Ferruccio Corsi al sax alto. «D and F», a firma Franco Piana, vede in pole position la Tallini, intenta a guidare il convoglio con mano esperta e padronanza del mezzo, soprattutto il quintetto è trascinato dall’intelaiatura accordale della pianista, presidiata dal walking di Deidda e dal drumming di Gatto. «Think Of You», tirata fuori dal cilindro magico del giovane Piana, è una ballata dove gli archi si amalgamano al flicorno e al pianoforte, trasportando il fruitore in una dimensione sospesa, quasi fiabesca, fatta di immagini suggestive e panorami mozzafiato, tracciati su carta millimetrata dal flicorno dell’autore che diventa l’io-narrante. «The Days At Home» è un pianoless in formato quartetto, in cui il combo si misura in un componimento di Franco Piana giocato su un swing mid-range che rimanda ai classici trascorsi del veterano Dino. A suggello uno dialogico call-and-response tra father and son, ossia fra generazioni a confronto.

In «Dusk», componimento scritto da Lorenzo Corsi, fanno nuovamente capolino gli archi, che ammantano il costrutto sonoro di elementi apotropaici, mentre il flauto arrotonda i contorni del modulo espressivo con voce policroma e floreale, sostenuto dal caldo afflato del flicorno. Con «Speedy» riemerge di nuovo l’estro compositivo di Franco Piana, mentre il pianoforte va ancora in stand-by; così l’ensemble, ridotto a trio, si muove tra swing e bop. «Piana’s Mood», a firma Stefania Tallini, inizia con un intro di piano curato dall’autrice, che fissa le coordinate di un blues dal vago sapore retrò, da cui prende forma e sostanza un ballata intrisa di vibrante lirismo, magnificata dal solito dialogo fra trombone e flicorno. «Latin Groove» che reca in calce la firma dell’estroso Franco, riattiva la dinamo elettrica e l’energia torna sovrana a dominare sugli uomini e le cose, attraverso un flavour caraibico ed un mood vagamente esotico. «Stella Marina», un’ennesima creazione di Franco Piana, assume le sembianze di una suadente ballata ricamata dagli archi e dal flicorno con filigrana sottile e di pregio. Appassionato finale con «Embraceable You» di Gershwin, uno splendido vis a vis tra flicorno e pianoforte: uno per due e due per tutti. Senza cercare altri aggettivi o definizioni roboanti: «Reflections», pubblicato da AlfaMusic, è una preziosa opera contemporanea già consegnata agli annali del jazz italiano.

Dino & Franco Piana Ensemble

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