L’IVREA JAZZ CLUB E IL DESTINO DI UN FESTIVAL
// di Guido Michelone //
A Ivrea non si parla d’altro: un’iniziativa quarantennale “l’Open Papyrus Jazz Festival” rischia di essere definitivamente cancellata a causa della direttiva con cui il principale finanziatore – il Comune di Ivrea – sembra intenzionato a spostare in altre stagioni il consueto appuntamento, un po’ come calendarizzare la prima della Scala milanese a Ferragosto. A patirne le conseguenze è soprattutto l’Ivrea Jazz Club con Massimo Barbiero, percussionista, compositore, didatta, band-leader, a capo di Enter Ellen, di Odwalla e mille altri progetti che ha fatto rinascere lo spirito combattivo della cittadina piemontese che visse, grazie all’azienda Olivetti, dal dopoguerra fino agli anni Ottanta del secolo scorso un’epoca culturale formidabile, invidiata e copiata in tutto il Mondo. Il comunicato che segue è un giusto appello a prendere coscienza di una situazione purtroppo estesa in tutta Italia con amministrazioni locali che, oltre fare il bello e il cattivo tempo, spesso relegano ilo jazz, dunque la musica e la cultura ai piani bassi o infimi della scala-valori. Quello che sta ora accadendo all’Open Papyrus Jazz Festival domani potrebbe avvenire persino con altri grandi eventi artisticamente blasonati.
“Comunichiamo che il previsto flash mob previsto per la sera del 16 marzo, davanti al teatro Giacosa con conferenza stampa che avrebbe spiegato nei dettagli il perché della fine del Open Papyrus Jazz Festival non si terrà. Comunicato stampa Questo perché quando abbiamo saputo la cifra che viene spesa per il concerto di Alice, e quella per Mogol non si può che prendere atto della precisa scelta politica di far finire la cultura in questa città, a favore dell’intrattenimento. Sono scelte, legittime che poco o nulla hanno a che fare con la cultura, non andrebbe nemmeno spiegato. Ma regalare, con soldi pubblici, perché va detto i biglietti sono omaggi distribuiti a tappeto a chiunque, e questo in periodo di elezioni non solo non ha rapporti con la cultura ma crediamo che è perlomeno “discutibile” e manca di rispetto a tanti cittadini che hanno ancora un idea etica del denaro pubblico. Noi abbiamo capito che la deriva era ormai senza speranza il giorno dell’inaugurazione delle statue di Mitoraj, che sia chiaro è artista di statura mondiale, e portare quelle statue ad Ivrea è comunque cosa importante. Ma c’è un però… una presentazione in Sala Santa Marta, con il DJ di radio Montecarlo con cappello sulle ventitrè, con rappresentanti di curia, di forze dell’ordine…sembrava di essere in una puntata di Don Matteo. Poi tutti in colonna come la sagra del santo patrono verso piazza Ottinetti, perché si doveva “fare il video” come ad un matrimonio.
Il fondo si è toccato in piazza, con due palchetti vicini uno che distribuiva prosecco e l’altro con pianista e tenore che eseguivano arie verdiane, come fosse un DJ-Set, e i musicisti nemmeno presentati. Poi taglio di nastro, che “sembra” abbia avuto infiniti preparativi nel pomeriggio, comprandone diversi perché il colore doveva intonarsi al vestito dell’amministratore di turno. Non ricordiamo nella nostra vita eporediese un simile imbarazzo, nemmeno una pro-loco vola cosi basso, con tutto il massimo rispetto per le pro-loco che anche qui va detto, non hanno ambizioni di fare “cultura, e come comprare caviale e champagne e poi apparecchiare con tovaglie di carta…Quel pomeriggio le risatine si sprecavano, eppure un silenzio assoluto di fronte a quella situazione imbarazzante per la città che rivendica di esser figlia di Adriano, la “città dell’uomo” è cosa che non può non destare un certo stupore, ed anche un po’ di vergogna. Perché quelle statue, finito il buffet sono rimaste abbandonate alle arrampicate di bambini senza un briciolo di promozione. Il silenzio di fronte a quella situazione che definire grottesca non è sufficiente. Quindi a che serve un ulteriore “battaglia” cercando di parlare di cultura a questa città? Un dibattito sulla cultura servirebbe, ma dalla fine dell’Olivetti questa è città di conquista, si chiamano personaggi di vario tipo, scarti di una Torino che li ha bocciati… a “pensare” progetti.
E questi furbi trafficanti, una volta compreso chi sono i loro interlocutori gli vendono le cose più imbarazzanti, e a prezzi triplicati concedendogli di non trattarli per quello che sono, bardotti da paese che non distinguerebbero Beethoven da una Volswagen. Sarebbe già tanto che se ne potesse parlare, che una riflessione toccasse le persone ancora pensanti di questo territorio, perché vogliamo credere che visto tutti gli attestati di solidarietà che abbiamo avuto esistono e si vergognano di come questa città è stata morsa a sangue nella sua storia. Il problema non è il jazz, la danza, la cultura, il problema è riconquistare una dignità”.
Ivrea Jazz Club