«LightSide» di Matteo Pastorino, un viaggio di ritorno in prima classe (A.MA Records, 2025)

LightSide» non è dissimile al rientro da un lungo viaggio nella memoria e nel tempo, fuori da ogni tempo ed oltre ogni latitudine. La raffinatezza delle composizioni e degli arrangiamenti viene esaltata dalla circolarità e dall’interplay dell’intero line-up
// di Cinico Bertallot //
Antonio Martino della A.MA Records pesca sempre in buone acque, sovente in acque extra-territoriali ed internazionali con estrema precisione. Matteo Pastorino, ultimo arrivato nel suo roster, offre una visione concreta e dinamica del jazz europeo e della sua evoluzione, un metodo applicativo che fa di lui uno dei più accreditati clarinettisti continentali. Originario della Sardegna, Pastorino vive a Parigi dal 2008.
Dopo due album in quartetto, «V» (2014) e «Suite For Modigliani» (2017). Oggi con la pubblicazione di «LightSide» Matteo Pastorino esprime un profondo desiderio di riconnettersi alle sue radici e alla sua isola, forse anche «l’isola che non c’è», invitando il fruitore ad un viaggio fiabesco ed intimo nel cuore della sua eredità autoctona, tale da trasfigurare il suo racconto sonoro in una sorta di moderno peana alla vita. L’album include un brano dedicato alla figlia «Elvira», una celebrazione della rinascita e del risveglio che, in «Marzo», evoca l’avvento della primavera e «La Tigre», che a seconda dei paesi assume diversi significati simbolici, tra religione e filosofia ed un ritorno alle origini del vernacolo jazzistico e dello swing con «Coming Back». «Les Années Folles», uno dei momenti più significativi dell’album, rappresenta il sentito omaggio a Parigi (sua città di adozione) fra le due guerre mondiali, quale capitale della cultura mondiale e teatro di dinamismo sociale, musicale e letterario, luogo di culto attrattivo per esuli ed artisti di ogni provenienza. I suoi viaggi musicali si estendono oltre il Mediterraneo, arrivando fino al Senegal con «Gorée», ispirato da una melodia di kora ascoltata in quei luoghi, tristemente legati alla tratta degli schiavi.
Pastorino, al clarinetto basso, è affiancato da un trio sinergico e affiatato: Dario Deidda (basso semiacustico), Domenico Sanna (pianoforte), Armando Luongo (batteria) Con questo progetto il musicista sardo intraprende un viaggio che scava nell’abisso dei ricordi come uno scandaglio sottomarino, e lo fa attraverso il suo clarinetto basso, forse uno degli strumenti più complessi, ma affascinanti e versatili al contempo, sfruttandone l’intera gamma di possibilità come evidenziato da Wynton Marsalis: «Il clarinetto basso di Matteo Pastorino ci avvolge con un’emozione penetrante e ardente, rendendo ancora più impressionante l’interplay d’insieme e la sua capacità di aggiungere profondità e sapore ai contro-canti nelle frequenze più basse» .
Ogni componimento di Pastorino è costruito su strutture raffinate, progettate per dare spazio all’interazione fra i sodali, per favorire la melodia e per esaltare la qualità delle «voci» del suo line-up, al fine di favorire un ascolto immersivo. Un’opera completa magnificata dalla ricercatezza e dall’originalità di un linguaggio non convenzionale e da una metrica creativa che fa leva su un archetipo capace di mostrare nuove direttrici all’anima, generando contrasti chiaroscurali ed emozioni a getto continuo. Il progetto nasce nell’ambito del Festival Time in Jazz del 2021. L’Italia è terra di santi, poeti e navigatori , ma anche di jazzisti, spesso troppo ancorati alla tradizione classica o eccessivamente radicati nella loro cultura d’origine. Per contro, «LightSide» abbraccia un linguaggio ed un modulo jazzistico dal taglio internazionale, senza precisi riferimenti, sospeso in quell’immenso oceano di ricordi che è la storia del jazz, con qualche folata di maestrale dal sapore indigeno ed alcune ventate nordeuropee. Tutto ciò a dimostrazione di quanto il futuro, non solo del jazz, debba essere risposto nei flussi migratori e nelle diaspore che narrano della ricchezza e delle diversità. Così «LightSide» non è dissimile al rientro da un lungo viaggio nella memoria e nel tempo, fuori da ogni tempo ed oltre ogni latitudine. La raffinatezza delle composizioni e degli arrangiamenti viene esaltata dalla circolarità e dall’interplay dell’intero line-up. Senza dubbio, l’album di Pastorino, per la pregnanza tematica e per l’espansività sonora, merita un posto d’onore tra le uscite più significative di questo primo stralcio del 2025.
