«Gargano Blues» di Andrea Marchesino, un’escursione fra terra e mare, sogni e speranze, America e Puglia (Controra Records, 2025)

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un disco fuori dal comune e dal quel diffuso senso della ridondanza che caratterizza l’era del Web 4.0, suonato con maestria e trasporto, ricco di suggestioni poetiche e sonorità incontaminate ispirate alla natura delle cose e dei ricordi, fra mondi vicini e lontani.

// di Francesco Cataldo Verrina //

Mentre il microsolco di Andrea Marchesino scivola sul giradischi, provo ad immaginare una Puglia non dissimile da una landa del Mid-West, fatta di piccole pianure che s’inerpicano verso un entroterra «selvaggio», in cui storie di blues, country & western e sothern-rock descrivono taluni paesaggi, con un’affinità elettiva sorprendente, quasi fossero generi nativi di quei luoghi. La forte suggestione è prodotta dalla chitarra di Andrea Marchesino, musicista pugliese di stanza a Parigi con collaborazioni internazionali al vertice. Sostiene il chitarrista: «Credo ancora in un Gargano che resta Wild e fuori dai fenomeni di turistificazione di massa che ne snaturano l’essenza. Il Gargano è polvere, foresta, selce e tutto ciò che di più blues si possa immaginare».

A due anni di distanza da «Pezzettini», il nuovo album, «Gargano Blues», disponibile anche in vinile per la Controra Records – con distribuzione affidata a Danmark Music – è un concept dedicato al Promontorio del Gargano, sua terra d’origine. «Gargano Blues», terzo atteso album del musicista pugliese, è il primo realizzato in formato trio con il supporto di due artisti di provata esperienza: Danilo Gallo al basso e Matteo Nocera alla batteria. Nello specifico, Andrea Marchesino, compositore ed arrangiatore, ha suonato le chitarre e la farfisa, mentre Gallo si misurato sul basso elettrico, il contrabbasso, la balalaika, il banjo, il flauto e farfisa; dal canto suo, Nocera ha usato il tamburino oltre al tradizionale kit percussivo della batteria. Bastano le prime note di «Cielo e terra» per avvertire una piacevole sensazione di spazio libero e di cavalcata sospinta da una galoppante escursione rock-blues che si staglia fra i piccoli borghi, foreste e brulle spianate. A seguire «La vacca feat. Marta dell’Anno e Antonello Iannotta», mentre la narrazione sonora, più lenta ed escursionistica offre un viaggio ideale in un Far-West immaginario, come la colonna sonora di un film, con tanto di accattivante fieschiettata e muggito finale, che descrive un universo popolato da cow-boys e personaggi da volti scavati e segnati dal tempo, invecchiati dal sole e dalla fatica. «Selce» è un cadenzato blues dai contrafforti folk, simile a talune ballate tipiche del southern-rock, di quelle che innescano visioni di mondi immaginari o trattenuti e custoditi nella fantasia di un bambino come gioielli in uno scrigno di prezioso. Dice Marchesino: «Il primo brano che ho imparato a suonare a dieci anni è stato un blues scritto da mio padre. Il secondo, un blues di Jorma Kaukonen, suonato da mia madre. Gargano Blues è il risultato di trent’anni anni di vita inseguendo la musica, cercando di raccontare storie. Le storie di quest’album sono quelle che ho vissuto sul Gargano da quando sono bambino ad oggi, storie di vacanze, di amori, di giornate di pesca, di giornate di caldo infernale spezzate da pezzi di caciocavallo e Peroni ghiacciate».

«Litoranea» si solidifica come un rock-blues imponente dalla struttura itinerante, teso a tracciare quella linea che percorre in lungo ed in largo un mare di ricordi. Per contro «Lento andare», arrangiato da Matteo Nocera, è una ballata languida e notturna, con qualche antica accentazione di folklore locale, almeno nella struttura melodica, declinata come una serenata al chiaro di luna davanti a un bivacco. «Radio Ghetto» mostra una progressione emozionale che risucchia il fruitore in una spira di suggestioni, complice il cadenzato spoken word di Jack Spittle, antropologo del blues, nonché docente presso la Chicago University di Roma. La B-side dell’album si apre con «San Michele», una lunga ballata brunita e crepuscolare, quasi un viaggio introspettivo nell’anima di quei luoghi incantati e pregni di sentori atavici, i quali sembrano evocare ricordi lontani, ma mai sopiti nel tempo. «Saint’Mnà» è un rock potente con una chitarra insanguata di blues, rabbiosa e perforante, istigata dalle sonorità quasi mistiche della farfisa, mentre getta un ponte sospeso a mezz’aria fra Puglia e America. In «Settembre», componimento locupletato dalla partecipazione di Yeore Kim, armonicista di origine sudcoreana, il viaggio procede fra antiche suggestioni e moderne escursioni sonore. La ripresa di «San Michele», per un breve tratto, diventa un momento di sospensione onirica, spianando il terreno all’atto conclusivo del disco, «Non fa niente», una moderna ninnananna, quasi una piccola oasi di pace nell’universo infinito. Registrato, mixato e masterizzato al Crossroads Studio di Cologno Monzese, «Gargano Blues» di Andrea Marchesino, oltre a dare la conferma di come siano simili, intersecabili ed intercambiabili tutti i Sud del mondo, è un un disco fuori dal comune e dal quel diffuso senso della ridondanza che caratterizza l’era del Web 4.0, suonato con maestria e trasporto, ricco di suggestioni poetiche e sonorità incontaminate ispirate alla natura delle cose e dei ricordi, fra mondi vicini e lontani, fra terra e mare, fra sogni e speranze.

Andrea Marchesino

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