«Sosia» di Sergio Sorrentino & Luca Sigurtà. Analisi di un disco sperimentale

...un duo multimediale: sia l’uno sia l’altro dialogano intensamente attraverso suoni astratti, rumoristi, sintetici, talvolta stridenti e ultrasperimentali, giovandosi soprattutto dell’elettronica, così come viene perpetuata da oltre settant’anni dalla ricerca colta mondiale.
// di Guido Michelone //
Da quando, negli anni Sessanta, il free jazz si rivela al mondo, cambiano drasticamente i metri di giudizi sulle cosiddette musiche improvvisate, che, da sempre esistite,fin d alla notte dei tempi, emergono con una nuova identità, proprio negli Stati Uniti, in parallelo alla ricerca sonora afroamericana: è soprattutto l’alea di John Cage a imporsi quale esempio da seguire, condizionando, spesso in positivo, nuovi collettivi come il movimento Fluxus internazionale, l’ensemble britannico AMM, l’italiano Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza e i molti artisti orbitanti attorno alla milanese Cramps Records di Gianni Sassi. Il free jazz a sua volta si radicalizza ulteriormente proponendo la creative music chicagoana e l’improviseted music nordeuropea, dove in molti casi è difficile (o inutile) stabilire un netto confine nei confronti della modernità colta. Il fatto che ad esempio negli anni Settanta il trombonista jazz Giancarlo Schiaffini suoni con Nuova Consonanza o l’austero etichetta classica Deutsche Gramophon pubblichi il triplo album Free Improvvisation inserendovi il trio Iskra 1903 dei jazzmen Barry Guy, Derek Bailey, Paul Rutherford o ancora che Anthony Bratxon registri l’lp Time Zone con Richard Teitelbaum sono tutti segnali di un limnite superato da ambo le parti.
E questo ragionamento serve forse a capire la recensione, in questa rivista, di un album come Sosia di Sergio Sorrentino & Luca Sigurtà, uscito qualche mese fa, ma che oggi merita ulteriori riflessioni, soprattutto dopo che a gennaio «The Wire Magazine» di Londra, la rivista più importante della musica nuova e sperimentale, inserisce da Sosia il brano, Kilik, nel CD allegato e dedicato alle migliori uscite discografiche del 2024, offrendo a Sosia una bella presentazione all’interno dello stesso mensile. Invece in Italia, il magazine catanese «Frequencies» pone Sosia al primo posto in ben due playlist come migliore album del 2024: si tratta di una scelta oculata giacché si tratta di una rivista di cultura elettronica che offre ampie vedute, critiche e obiettive, sul mondo della nuova musica grazie a una fitta rete internazionale di blogger e collaboratori, che assicurano un afflusso quotidiano di notizie, interviste e report. In tal senso proprio su «Frequencies» compare l’entusiastica recensione di Federico Spadavecchia: «(…) il disco si presenta molto interessante già a partire dai nomi delle tracce, tutte parole palindrome, che si legano al concetto di alter ego esplorato dai due artisti. Usando la loro stessa definizione per la fase produttiva dell’opera, questa ‘furia creativa’ li ha portati a confrontarsi con i diversi aspetti dei loro rispettivi Io sonori. Il risultato è una fusione armonica tra la musicalità emozionale degli strumenti di Sorrentino (synth, piano e chitarra) e l’elettronica viva di Sigurtà. Siamo davanti a una composizione di alto livello tecnico, da circuiti ambiziosi d’oltreoceano. Non semplice sperimentazione ambient dunque, ma una colonna sonora spirituale che, serpeggiando tra luce e ombre, vicinanza e lontananza, familiare ed estraneo, colpisce per una narrazione straordinaria in grado di regalare estatici momenti sacrali e profonde riflessioni introspettive, alla ricerca di ciò che l’anima nasconde e solo la musica può portare in superficie».
Del resto «Sosia» viene molto bel accolto già dalla prima uscita, come dimostra la breve critica di Marco Carcasi su «Kathodic Webzine»: “Composto e registrato in tre giorni nell’estate 2023, all’interno della vecchia chiesa sconsacrata di San Vittore In Vercelli, «Sosia», è nuovo atto d’insieme (il precedente incontro, Naked Brunch è del 2018), dove i nastri e l’elettronica di Sigurtà e la chitarra/piano/effetti di Sorrentino, si riflettono l’un nell’altro, a generar sette movimenti atmosferici a trazione crepuscolare, di cinematografica tensione (Hannah, Carpenter e non mi schiodo!), intrisi di fragranze etno nelle corde (l’iniziale Asa e Habibah, scie di Mediterraneo e Medio Oriente), di pastorale Eno granulosità (Rayar), immobili, alle prime luci (Arora). Asciutto/immersivo e di molto cuore”. Il disco «Sosia» rappresenta altresì un forte legame con la città di Vercelli, dove Sorrentino vive, insegna, organizza concerti (mentre Sigurtà è nella vicina Biella, un tempo Facente parte della stessa provincia). Sergio da quasi un ventennio è infatti un protagonista assoluto della scena artistico-culturale vercellese, di quella però che conta soprattutto a livello internazionale, senza compromessi né ammiccamenti al banale localismo strapaesano: a lui si devono i recital di Elliott Sharp, Bill King, Eric Mingus, Gavin Bryars, artisti che non necessitano di presentazioni. Si può altresì affermare che Sosia sia vercellese anche per ulteriori importanti fattori: l’immagine di copertina (un volto trasognato) viene interamente realizzata al computer dal videomaker Manuele Cecconello, il quale da anni vive nel bresciano, ma che non dimentica il luogo natio, viste le numerose iniziative per il chitarrista classico Angelo Gilardino, di cui, assieme al padre, il celebre pittore Gastone, fu amico e collaboratore. Vercellese è anche il luogo di registrazione dei sette brani (Asa, Elle, Kilik, Hannah, habibah, Rayar, Arora) ovvero gli interni della chiesetta di San Vittore e in parte vercellese pure la casa discografica, Suoni Possibili, che rappresenta Sorrentino in tutto il mondo.
Dunque in cosa consiste la musica di«Sosia»? Si tratta di un duo multimediale gestito assieme al biellese Luca Sigurtà all’insegna dell’avanguardia: sia l’uno sia l’altro dialogano intensamente attraverso suoni astratti, rumoristi, sintetici, talvolta stridenti e ultrasperimentali, giovandosi soprattutto dell’elettronica, così come viene perpetuata da oltre settant’anni dalla ricerca colta mondiale. Nell’album però Sorrentino abbraccia anche gli strumenti per così dire tradizionali dal pianoforte alla chitarra. E di quest’ultima ancora una volta occorre fare il nome di Gilardino, poiché divenne l’insegnante di perfezionamento di un Sergio poco più che ventenne, attuandone indirettamente il trasferimento del giovane dalla Campania al Piemonte. A differenza del maestro, però, il giovane fin da subito adotta anche la chitarra elettrica quale mezzo espressivo, imponendosi presto come uno dei pochi al mondo che la utilizza nella musica classica. Sono molti addirittura i grandi compositori che oggi gli scrivono brani appositi o che ne approvano gli arrangiamenti, come nel caso di Philip Glass, il padre del Minimalismo attualmente il maggior autore assoluto di arte sonora contemporanea. Infine, tornando a «Sosia» occorre ribadire viene prodotto e registrato (nel giugno 2023) quando Sergio e Luca si chiudono per due giorni filati appunto a San Vittore, provando, componendo, improvvisando registrando assieme ogni brano, sino a farne assumere la fisionomia di un progetto compatto, dove la razionalità inventiva si fonde artisticamente all’impeto della furia creativa. Il tutto viene poi basato sulla figura dell’alter ego e ogni traccia ha quale titolo un nome palindromico che serve per così dire a esplorare in maniere differenti le sensibilità musicali dei due protagonisti: i funambolismi timbrici di Sigurtà con la versatilità di Sorrentino, per un disco sperimentale.
