Vinile sul Divano: circonvoluzione intorno al jazz spirituale

// di Gianluca Giorgi //
Terry Callier, Total Recall (2003)
Disco, invecchiato non benissimo, per gli amanti del filone New Jazz (acid jazz) anni ‘90-‘00. L’ispirata versione di Love Theme From Spartacus eseguita dal non più giovanissimo Terry Callier, qui riletta dagli Zero 7 che donano ad una melodia già eterna una nuova veste ambient-downtempo, vale da sola l’acquisto!
Joshua Abrams: Natural Information (2010 ristampa 2020) / Represencing (2012 ristampa 2020)
Le ristampe attese da tempo degli “innovativi” e introvabili dischi di Joshua Abrams: “Natural Information” e “Representencing”, due gemme ottimamente prodotti dalla Aguirre Records.
Natural Information (2010 ristampa 2020)
L’album si dipana su un intricato ibridismo con un groove irresistibile, sospeso tra la sperimentazione esplicita, i temperamenti del jazz e del free jazz e un trans-nazionalismo musicale che strizza l’occhio a molte tradizioni pur rimanendo una cosa tutta a se. Abrams utilizza una strumentazione sorprendente: Bass, Bells, Dulcimer, Guimbri, Sampler, Percussion, Harmonium, Kora, e Synthesizer, ma il suono distintivo di Natural Information affonda le sue radici nel Guimbri; un liuto basso nordafricano a tre corde, che Abrams ha iniziato a suonare dopo una visita in Marocco alla fine degli anni ’90 e che è il cuore pulsante alla base delle due facciate dell’album. Una musica che sfida la mente e porta il corpo a stati estatici, ipnotico!
Represencing (2012 ristampa 2020)
Registrazione nata nel 2011, con l’arruolamento nell’ensemble del sassofonista David Boykin, del batterista Chad Taylor e dei chitarristi Jeff Parker ed Emmett Kelly, e di Lisa Alvarado all’harmonium (strumento importante nell’economia del suono), ancora una volta Abrams dà un ruolo chiave ai guimbri in un caleidoscopico gioco di ritmo e tono. Il disco può essere considerato un ponte verso quello che è diventato il suono caratteristico dell’ensemble futura di Abrams, la Natural Information Society. Il suono è un ibrido quasi infinito di tradizioni musicali; jazz, rock-post e minimalismo ripetitivo, eseguito attraverso echi di musiche africane e non solo. A 10 anni dall’uscita rimane una creatività e suono straordinariamente visionario: passaggi minimali, meditativi, ipnotici, uniti a veri e propri inceppamenti estatici. Joshua Abrams è protagonista della scena musicale di Chicago fin dagli anni 90, città dove nacque nel 1965 l’Association for the Advancement of Creative Musicians (AACM). L’associazione promosse all’epoca un ambiente, non solo musicale ma anche culturale, che prendeva una direzione diversa dal livello conformista raggiunto dal jazz. In questo contesto si è sviluppato uno dei gruppi più importanti di avanguardia jazzista: Art Ensemble of Chicago. Nacque una nuova figura di jazzista più coinvolto nell’attivismo politico e sociale, più attento nella valorizzazione delle proprie radici e del patrimonio culturale. Joshua Abrams ha suonato di tutto, in oltre 100 dischi; con Matana Roberts e Chad Taylor, nei gruppi di Rob Mazurek, con Bonnie “Prince” Billy, Nicole Mitchell. Ha composto anche musiche per il cinema. I 2 dischi furono originariamente pubblicati dalla Eremite Records in pochissime copie, andate esaurite quasi immediatamente. Entrambi gli album sono invecchiati benissimo, infatti potrebbero essere dischi pubblicati oggi. Assolutamente imperdibili, ristampati entrambi in un’edizione di 999 copie su vinile a 180g.


Various, Spiritual Jazz 15: A Tribute to ‘Trane (2LP 2023)
La serie Spiritual Jazz, ora arrivata alla quindicesima uscita, non esisterebbe senza l’ispirazione del messia spirituale John Coltrane. Ecco quindi un intero album dedicata alla sua eredità e alla sua influenza. Nella selezione ci sono diversi brani anche di difficile reperibilità; cover delle sue canzoni eseguite da musicisti discepoli di Coltrane, ma anche musica originale scritta in onore di Coltrane stesso e che sottolinea l’infinita influenza che ha avuto tra artisti di diversi background ed epoche. Nel disco compaiono Norman Connors, Clifford Jordan, Sonny Fortune, The Darwin Strickland Trio, Gilles Torrent Jazztet, Carsten Meinert, Malachi Thompson and Africa Brass, Hampton Hawes Trio, Carmelo Garcia, Brother Jack McDuff. Dieci canzoni che sollevano lo spirito di tutti!
Knoel Scott feat. Marshall Allen, Celestial (mono 2023)
Knoel Scott è un sassofonista e flautista statunitense, noto soprattutto come membro fondatore del leggendario gruppo musicale Sun Ra Arkestra: realtà artistica eclettica e multiforme, guidata dal visionario ed eccentrico pianista Sun Ra. “Celestial”, il suo album registrato con il collaboratore di lunga data Marshall Allen, segna la prima grande uscita in studio di Scott dopo più di 40 anni all’avanguardia del jazz moderno. Basandosi su una carriera che ha visto Scott registrare ed esibirsi al fianco di grandi del jazz come Sun Ra, Charles Earland, Lou Donaldson e Leon Thomas, l’album composto da 5 tracce è immerso negli stili di composizione e di esecuzione della tradizione jazzistica afroamericana, dal blues e dal be-bop, fino all’avanguardia cosmica. Un amalgama di free jazz e afrofuturismo: movimento culturale che fonde elementi afroamericani, della fantascienza e dell’immaginazione futuristica, e si riflette sia nella musica che nell’estetica. Accanto alle registrazioni originali di Knoel, la sessione presenta due tracce improvvisate guidate da Marshall Allen. Nel disco con Marshall Allen sull’EWI (Electronic Wind Instrument) che dona al tutto un suono ultraterreno, c’è anche Scott alla voce che recita i testi scritti dal cantante e paroliere di Arkestra Arnold “Art” Jenkins. Il brano “Celestial”, che da il titolo all’intero disco, è una passeggiata spaziale interstellare di 12 minuti, originariamente scritta per il Sun Ra Arkestra con archi che non è mai stata registrata, un brano unico e psichedelico, che ci culla con una toccante grazia. Il disco è un ottimo esempio della capacità di Scott di camminare sul filo del rasoio tra hard bop e cruda improvvisazione. Con la sua espressività Scott è capace di trasportare l’ascoltatore verso viaggi sonori astratti e memorabili, tutto grazie alla sua abilità tecnica e di improvvisazione che permette di creare momenti musicali di vera avanguardia. Marshall Allen sempre ottimo con il suo energico suono del contralto e indispensabile nel disco con la sua creazione di suoni ultraterreni con l’Electronic Wind Instrument (EWI). Knoel Scott, passando da diversi sassofoni a flauto e canto, sembra un “uomo in missione”, con una serie di tracce vocali e strumentali pronte a partire. Un lavoro nato come tributo che all’improvviso è diventato una performance meravigliosamente unica. Disco di ottima qualità audio, registrato in mono direct to tape e tagliato su un tornio Scully all-analogico Artone Studio nei Paesi Bassi, Celestial riunisce un ensemble intergenerazionale che include ottimi musicisti della scena jazz britannica, Charlie Stacey e Mikele Montolli, insieme all’alunno dell’Arkestra Chris Henderson. Per Scott e Allen, rappresenta il culmine di decenni di collaborazione.
Josephine Davies, Satori: How Can We Wake? (2020)
Satori è tra le giovani band più coinvolgenti della scena britannica. È il progetto in ambito jazz nato dal 2016 della sassofonista/compositrice inglese Josephine Davies che per questo disco ha riunito due dei talenti più non categorizzabili del Regno Unito: Dave Whitford al basso e James Maddren alla batteria. “Satori” è una parola buddista che significa un momento di presenza e spaziosità interiore lontano dal disordine del pensiero e questa registrazione cattura un particolare momento di presenza mentre la band esegue una serie di pezzi, in equilibrio nello spazio tra la composizione e la spontaneità consapevole dell’improvvisazione collettiva, davanti a un pubblico rapito all’Oxford Tavern di Kentish Town (due tracce) al Total Refreshment Centre di Hackney. Il trio ci trasporta in un mondo di buddismo, situato tra composizione e improvvisazione, infatti i titoli dell’album, che si svolgono come una suite, si basano su stati mentali dello Yoga-sutra dell’antico mistico indiano Patanjali, un testo meditativo e psicologico relativo alla pratica dello Yoga. Ogni movimento esplora una delle definizioni di Patanjalis degli stati dell’essere, comprendendo sia gli stati d’animo positivi che quelli negativi. Musicalmente il trio della Davies esplora lo spazio in cui i musicisti improvvisano insieme “al momento”, con un approccio alla composizione e alla struttura armonica “meno è meglio”. Tuttavia la musica non ne risente, c’è una coerenza naturale e il caldo mix di free jazz post-Coltrane ed un linguaggio più basato sul groove la rende sia impegnativa che amichevole per gli ascoltatori. Il suono è anche di alta qualità nonostante provenga da una performance “dal vivo”. In questa notevole registrazione la Davies unisce le forze per creare uno spazio interiore pieno di melodia, libertà ritmica e interazione empatica, coadiuvata da due ottimi musicisti; James alla batteria con un movimento costante e con tante voci diverse e Dave al basso con un incredibile suono profondo che insieme alla sassofonista creano una potente combinazione di libera improvvisazione mantenendo una costante di melodia. Grandi composizioni e un’interazione impressionante. Il disco conferma Satori come uno dei progetti più creativi in circolazione, che attingendo alle ispirazioni del passato crea qualcosa di rilevanza contemporanea. A differenza di molti dei suoi contemporanei con sede nel Regno Unito, il jazz della Davies non è composto da groove da pista da ballo o ritmi afro-infusi, ma cerca invece l’innovazione in Estremo Oriente, in particolare in Giappone e nelle tradizioni buddiste. n tutto l’album chiede “come puoi svegliarti?” È una domanda spaventosa, siamo nel 2020, ma qui Davies fornisce una risposta consapevole e allettante, per un album molto intrigante.


