TRA GRAZIA E PASSIONE: JD ALLEN, UNA DELLE MASSIME ESPRESSIONI DEL PROGRESSIVE MAINSTREAM JAZZ

“JD Allen – “Love Stone”, 2018
// di Kater Pink //
Originario di Detroit, Allen si è fatto le ossa grazie ad una lunga collaborazione con Betty Carter. Giunto nella Grande mela il sassofonista ha lavorato con molti illustri nomi del jazz, tra cui Lester Bowie, George Cables, Ron Carter, Louis Hayes, Frank Foster Big Band, Winard Harper, Dave Douglas, Cindy Blackman, Butch Morris, David Murray, Wallace Roney, Rufus Reid e Geri Allen.
In questo album non c’è tutta la tradizionale irruenza di JD Allen, ma il senso della melodia e l’attitudine ad essere un “ballad performer” sopraffino sono fortemente in risalto. Suonare “lento”, nel jazz, non è una deminutio capitis, anzi tutt’altro. Le ballate possono apparire simili a quelle esplorate in passato da molti sassofonisti tenori, ma l’intero album è in realtà un adattamento naturale ad uno degli aspetti della personalità di Allen, da sempre fortemente esposta attraverso una pietanza agro-dolce. Una sorta di bilocazione creativa che costituisce uno dei maggiori punti di forza del sassofonista di Detroit e mette in evidenza la sua vera cifra stilistica: un lirismo, sviluppato a sua immgine e somiglianza, innerva il costrutto sonoro che ha la peculiarità di perseguire l’unione tra una bellezza “antica” ed una forma mentis contemporanea. Sono molti gli elementi della tradizione che definiscono l’identikit di Allen: un senso melodrammatico nella costruzione dell’assolo unito a un fraseggio molto fluido e ritmicamente libero ritmicamente, ed perfino un certa nonchalance lo legano in parte a Lester Young o addirittura Paul Quinichette ; ad un primo ascolto, le tracce dell’influenza coltraniana sono forse quelle più evidenti, per la nitidezza dell’attacco, le frasi dilatate ed i ripetuti contrasti melodico-armonici., mentre la forza impattante, ed il desiderio convogliare una notevole potenza all’interno dello strumento, scaturiscono certamente dai ripetuti ascolti di Dexter Gordon, Gene Ammons e Sonny Rollins Rollins.
“Love Stone”, registrato con i suoi sodali di lunga data: il bassista Gregg August e il batterista Rudy Royston, con l’aggiunta del chitarrista Liberty Ellman, coglie JD Allen nel suo tipico alveo espressivo, anche mentre percorre una strada meno battuta. In apparenza, “Love Stone”, potrebbe sembrare un esercizio di stile, vagamente calligrafo, ed un lavoro decorativo: l’assolo di Allen in “Stranger in Paradise” ha molti elementi ornamentali e ghirigori, così come in “Prisoner of Love”. Entrambe le improvvisazioni si basano, però, su solide armonie, dove la precisa struttura accordale fa in modo sì che nessuna parte risulti superflua o ridondante Non mancano i tratti snelli, asciutti e senza eccessive rifiniture, come il maestoso “You’re My Thrill” o il deep-blues “Someday (You’ll Want Me to Want You)”. Alcuni degli assoli di Allen sono dei veri ricami e mirano all’bbellimento dei temi trattati: “Put on a Happy Face” e “Gone With the Wind” emanano un’aura monkiana per l’affinità elettiva con le composizioni originali, ma il sassofonista trova il guizzo creativo per rimodellarli su sé stesso riflettendo la propria immagine nello specchio. Per esempio, “Put on a Happy Face” in un primo momento rimane calato in una dimensione spazio-temporale retro-datata, ma ha la capacità di rimettersi in corsa e lanciarsi verso un’opposta estremità. August e Royston, come sempre, evidenziano un’innata empatia con il sassofonista, calandosi perfettmente nella dimesionde sonora agognata da Allen, procreando momenti di suspense ed inventiva di rara bellezza e stendendo un impeccabile tappeto ritmico per il passaggio del sax in “You’re My Thrill”. Ellman, da vero alchimista e sperimentatore, entra subito in sintonia con i sodali, collegandosi all’hub dell’improvvisazione; in particolare in “Come All Ye Fair and Tender Ladies”, attimo sublime da cogliere al volo: lo zenith dell’album.
“Love Stone” è già la seconda e riuscita collaborazione del trio con Ellman; tale affiatamento costituisce la condicio sine qua non per la stabilità creativa ed esecutiva, specie dal vivo. Si potrebbe dire che Allen possegga un misto di passione e poesia, dove la profondità emotiva delle sue esecuzioni trasforma linee del blues in poesia, mentre la melodia a presa rapida, sia scritta o improvvisata, di cui è portatore, è frutto di grazia e passione.
