Anais-Drago-TheJellyfish

“Anais Drago, un violino nel Jazz: fantasia al potere”.

// di Mauro Zappaterra //

Quando si parla di Anais Drago, si parla certamente di una delle più interessanti musiciste della Nouvelle Vague del jazz e del panorama musicale italiano. Inizia a studiare il violino all’età di 3 anni, nel 2013 si diploma a pieni voti, e quattro anni più tardi ottiene la laurea in composizione ed arrangiamento Jazz. La sua carriera la vede già vincitrice di numerosi premi nazionali e internazionali come artista emergente, tra cui nel 2021 l’ambito Top Jazz di Musica jazz nella sezione nuove proposte.

Il gruppo The Jellyfish nasce proprio nel 2017, anno della laurea, per coadiuvare la realizzazione della tesi di Anais sulla ricerca e rielaborazione dell’immenso patrimonio artistico prodotto nella vita da un leggendario musicista: Frank Zappa. E infatti, come gran parte della musica di Zappa, questo disco, che si colloca sicuramente borderline rispetto al jazz, è talmente “libero” nella composizione e nell’esecuzione da svincolarsi da qualsiasi canone e catalogazione.Il disco contiene tracce tutte composte e arrangiate dalla violinista biellese, sempre con quell’impronta di assoluta libertà compositiva ed esecutiva propria del grande musicista di Baltimora.

La line-up del gruppo comprende Anais Drago al violino, Giulio Gianì al sax contralto, Riccardo Sala al sax tenore, Gabriele Ferro alla chitarra elettrica, Viden Spassov al contrabbasso e Andrea Beccaro alla batteria. L’ascolto è a dir poco sorprendente, originale e magnificamente suonato dalla band, che unisce le ottime capacità interpretative dei singoli ad un grande lavoro d’assieme, armonizzato dagli eccellenti arrangiamenti della violinista. La grande fantasia e varietà di genere dei brani è certamente uno dei connotati più evidenti del disco.

L’omaggio che Anais Drago fa al grande musicista americano non è un nuovo o un diverso arrangiamento di interi brani o la realizzazione di cover; il suo è un lavoro di capillare destrutturazione e ricerca di frammenti, che vengono estratti dalla radice melodica del brano, su cui la geniale musicista costruisce a sua volta un nuovo pezzo interamente suo. Si parte in relax con Calma e Leggerezza, dove il trombone e sax introducono il motivo conduttore suonato dal violino, che poi si sposta per lasciare spazio ai fiati, con cambi di ritmo davvero funambolici, tipici del Prog Rock ma suonati in chiave Jazz.

“Phialella Zappai I” si apre con una breve intro quasi barocca, che lascia subito il posto ad un assolo di violino con note e arpeggi che arrivano a vette elevatissime di frequenza e con una progressione travolgente, fino all’entrata in scena del sax tenore che a sua volta “urla” in distorsione quasi a copiare le sonorità di una chitarra rock. “Phialella Zappai II” è un brano caratterizzato da un funk notevole, con il trombone di Giampiero Malfatto che conduce, i fiati che lo supportano e la sezione ritmica assoluta protagonista; il tutto condito da una buona dose di classicismo che irrompe a metà brano, dando modo alla band leader ed ai fiati di esprimere un assieme molto armonico.

“Provence Bar” riporta i ritmi su livelli più tranquilli, si potrebbe definire una piacevole ballad con il dialogo tra violino e chitarra a trainare la band, fino ad una parte quasi “cameristica” che chiude il brano. “Nazca Lines” si apre e si sviluppa su un ritmo fusion, con il violino che esprime delle sonorità davvero molto belle e con un assolo travolgente di Anais Drago che ribadisce una volta di più di essere una fuoriclasse di questo fantastico strumento; non da meno l’assolo di Sala con il tenore, e la ritmica che spinge senza esitazioni.

Si cambia completamente registro con “Zappa Changes”, con una intro “circense” e la chitarra questa volta designata ad un solo di notevole espressività, mentre tutto il resto della band accompagna con interventi sempre “stile circense” le varie parti del pezzo.SS31, atmosfere e ritmi da colonna sonora di film americani in apertura, dove gli strumenti “scaldano i motori” così come farebbero le auto pronte a “sgommare” sulla statale; e quando il pezzo parte, è un uragano rock, con un assolo della Drago che definire stratosferico è assolutamente veritiero. E questo è il pezzo che chiude il disco, lasciando nell’ascoltatore la certezza di avere partecipato ad uno spettacolo “senza rete”, funambolico, privo di confini, dove la “fantasia al potere” è il mantra che lo definisce meglio.

Anais Drago & The Jellyfish

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