World Expansion di Francesco Lomagistro, Gaetano Partipilo e Fabio Giachino: il jazz dei mondi possibili

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// di Francesco Cataldo Verrina //

Basta un primo fugace ascolto per capire come il jazz nella sua dimensione più attuale travalichi i confini dello spazio e del tempo, offrendo al fruitore impressioni molteplici. L’album dei World Expansion, identificabile nelle figure di Francesco Lomagistro alla batteria, Gaetano Partipilo al sax alto ed elettronica e Fabio Giachino al piano, synth ed elettronica, pubblicato dall’etichetta Prima o Poi di Petra Magoni, apre innumerevoli porte alla suggestione. Scorrendo le varie tracce si percepisce la psichedelia jazzistica, tanto agognata da Miles Davis e mai del tutto realizzata, il concetto di groove espanso profetizzato da Joe Zawinul con i Weather Report, molti degli assunti basilari dell’odierna e molto inclusiva BAM (Black American Music). Ci troviamo di fronte, non al solito post-bop contemporaneo rinverdito da qualche sprazzo di agonismo giovanilistico e muscolosità strumentale, ma ad un vero melting-pot moderno basato sul cross-over selettivo che unisce linee di confine ed una sapida applicazione del principio dei vasi comunicanti tra vari linguaggi e meta-linguaggi sonori, nonché tra stili perfettamente ibridati con intelligenza compositiva ed esecutiva.

Francesco Lomagistro, batterista e ideatore dei World Expansion, descrive così il progetto: «Per intraprendere questo nuovo viaggio ho voluto coinvolgere Gaetano Partipilo e Fabio Giachino, due musicisti eclettici e aperti all’esplorazione, oltre a essere due eccellenti solisti. Non saprei come connotare esattamente il disco dal punto di vista stilistico, anche perché ogni ascoltatore, come spesso avviene, fornisce una sua chiave di lettura in base ai propri ascolti e gusti musicali. Sicuramente il sound dell’album è concepito per «un mondo in espansione», motivo per cui è nato così il titolo del CD e del progetto. Dopo le passate esperienze da leader in progetti come i Berardi Jazz Connection e i T-Riot, sono entusiasta per la nascita di questa nuova band. Quindi, insieme a Gaetano e Fabio, speriamo che la nostra musica possa arrivare non solo ai jazzofili, ma soprattutto al pubblico delle nuove generazioni».

Il progetto è basato su otto brani originali composti dai tre musicisti, dove le distinte personalità compositive si amalgamano per creare innumerevoli variabili musicali e stilistiche. Lo spettro creativo è abilmente ampliato dall’uso di un’elettronica intelligente, abilitante ma non debordante o invasiva. La traccia di apertura, «Seventeen», mette in evidenza una propulsione ritmica che ben si acconcia al gioco contrappuntistico del sax, lasciando ad intendere che nel progetto ci sia anche l’anima di un batterista. Groove e melodia sembrano cercarsi e condizionarsi a vicenda in un perfetto asset funkified che ricorda proprio gli anni ’70. «Meeting Point» è il punto di confluenza tra una fusion post-moderna di alta scuola ed una specie di free progressivo, a volte trasversale, dove i tre strumentisti s’incontrano in un dialogo corale senza mai perdere le coordinate della loro individualità espressiva.

La terza traccia, è forse quella più impattante e racchiude in sé tutto il senso del progetto. «Free», uscito come singolo apripista, è la rappresentazione fisica del senso di libertà che pervade tutto il percorso sonoro dei World Expansion, mentre la mente corre verso certe produzioni di Herbie Hancock o dei già citati Weather Report degli anni ’70, aprendo uno scenario possibile verso la contemporaneità con un back-beat, serrato e tagliente, disegnato da Francesco Lomagistro e magnificato dal riff tematico congegnato dal chitarrista Marco Schnabl, guest-star in questa traccia, che Lomagistro descrive così: «La scelta di Free come singolo di questo nuovo disco è figlia della natura ribelle del brano in sé, una composizione che definirei irrompente e irruente, volta a comunicare la nostra necessità fisiologica di esprimerci soprattutto dopo un periodo di chiusura forzata. Free nasce da un’improvvisazione in studio di registrazione e successivamente prodotta. È un brano atonale, intelaiato su un groove incalzante. L’inizio è quasi orchestrale, per poi snodarsi fra un riff di chitarra elettrica, synth e l’improvvisazione del sax. Sicuramente, il brano dell’album più tendente al rock».

«Lungomare», è una passeggiata tranquilla, rispetto agli ardori di «Free». Si ritorna a lavorare su un costrutto jazz con qualche ghirigoro elettronico a base di effetti psicoattivi su un mid-range che mette ancora in evidenza il perfetto sincronismo tra batteria e sax. «Misunderstunding» è una ballata dal gusto metropolitano dai contrafforti soul-funk con un ottimo piano elettrico degno della migliore tradizione fusion, mentre il sax si concentra sulla descrittività del tema melodico. «A Week In The Dunes» si caratterizza come un’escursione sonora dalla linea narrativa vagamente orientaleggiante, che alimenta suggestioni di viaggi esotici alla ricerca di lontano altrove. «Two O’ Clock And Everything Is Ok» è il solo brano cantato che si pregia della presenza di Petra Magoni, autrice del testo, inizialmente propiziato da un intrigante speech disteso su un tappeto di jazz-rock progressivo. «P Song» si snoda su un mood dal gusto cinematografico, su cui si addensano intensi paesaggi sonori. Nel complesso il progetto World Expansion, pur nel suo concept assolutamente contemporaneo, si pone su una linea di confine che guarda al futuro, senza mai abbandonare del tutto o dimenticare la tradizione jazzistica.

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