Sonny Stitt, «Now»… and forever!

...il percorso di Stitt e molto più ricco e variegato (ripsetto a Parker) anche per durata sul campo. «Now» è praticamente senza contralto, usato su una sola melodia, «Never-Sh!» Inoltre, l’esibizionismo, la quasi frenetica e competitiva diteggiatura ad alta velocità ed il lavoro abbagliante con rapidissimi e ripetuti cambi di accordo che avevano caratterizzato le prime uscite di Stitt qui sono praticamente assenti.
// di Francesco Cataldo Verrina //
All’interno di ogni espressione artistica dell’umano ingegno si è sempre cercato il successore di qualcuno, il continuatore, l’allievo prediletto del genio di turno. Un estenuante esercizio retorico reiterato soprattutto dagli addetti ai lavori e dai critici di settore, al fine di avere una giustificazione per riempire le pagine dei giornali o avere uno spunto per scrivere un libro sull’argomento. Nel corso della storia ci sono stati, in ogni ambito, artisti dalle caratteristiche uniche ed inconfondibili, per questo geneticamente non replicabili.
Per intenderci, se colui che viene indicato come «genius» fosse o fosse stato facilmente rimpiazzabile, che genio sarebbe o sarebbe stato? Un giornalista, una volta, cercò di far dire a Sonny Stitt di essere il nuovo Charlie Parker; questa fu la rapida risposta di Sonny. «Io non sono un nuovo Bird, amico! E nemmeno Cannonball Adderley. Nessuno è Bird, Bird è morto». Sonny Stitt ha vissuto all’ombra di Charlie Parker più a lungo di chiunque altro e fu il costante confronto tra il suo lavoro sul contralto e quello di Bird, a farlo migrare sul sax tenore nei primi anni Cinquanta. (In quel periodo, riuscì perfino a sviluppare un suono baritonale molto particolare ma si è sempre rammaricato di non aver continuato con il sax tenore dopo che la band Gen Ammons-Sonny Stitt si sciolse). Pubblicato dall’etichetta Impulse! nel 1963, «Now» rientra nella transizione dal sax alto al sax tenore, un passaggio necessario – come già detto – per liberarsi dell’onta di essere additato come un clone di Charlie Parker. Le similitudini tra Parker e Stitt restano evidenti nell’articolazione e nel fraseggio, ma alla fine sono solo un ozioso gioco al massacro operato da certi critici: il percorso di Stitt e molto più ricco e variegato (ripsetto a Parker) anche per durata sul campo. «Now» è praticamente senza contralto, usato su una sola melodia, «Never-Sh!» Inoltre, l’esibizionismo, la quasi frenetica e competitiva diteggiatura ad alta velocità ed il lavoro abbagliante con rapidissimi e ripetuti cambi di accordo che avevano caratterizzato le prime uscite di Stitt qui sono praticamente assenti. La scelta dei brani consente a sassofonista di portare sul tavolo da gioco la sua capacità di muoversi agevolmente all’interno di scenari molteplici: «Surfin» risulta spazioso e coinvolgente con un tratto melodico a presa rapida, mentre «Estralita» si pregia di una fervida immaginazione nella fase improvvisativa; il timbro e l’iperbole creativa di Stitt lasciano il segno una succosa ballata come «I’M Getting Sentimental Over You)». La sezione ritmica è di prim’ordine: Hank Jones al piano, Al Lucas al basso e Osie Johnson alla batteria. La sinergia dei sodali con Stitt è quasi telepatica. Soprattutto Jones mostra un’impareggiabile abilità al pianoforte, rivitalizzando melodie come «Please Don’t Talk About Me When I’m Gone». «Now» è una voce significativa nella sconfinata discografia di Sonny Stitt ed evidenzia la sua forte autonomia dallo stile parkeriano.
Anche se Stitt e Parker sembravano simili nel concept del sax contralto, alla fine risulta che Sonny fosse meno influenzato da Bird di quanto non sembrerebbe. In primo luogo, Stitt era nato solo tre anni dopo Parker, il 2 febbraio 1924, ma aveva un aspetto più giovanile, in contrapposizione a Charlie, nato il 29 agosto 1920, che aveva l’immagine di un musicista maturo, tanto da far pensare che potesse influenzare un uomo molto più giovane, ma solo in apparenza. In secondo luogo, Miles Davis ricorda di aver ascoltato Sonny con la band di Tiny Bradshaw nel 1942 e che Stitt stava già usando il suo particolare stile. Lo stesso Sonny disse di non aver ascoltato i dischi che Parker aveva realizzato con Jay McShann fino al 1943 e quando alla fine si imbatté in Bird, a Kansas City nello stesso anno, i due sassofonisti suonarono insieme per un’ora. «Sembri davvero come me», avrebbe detto Parker a Stitt dopo la sessione.
La vexata quaestio nasce dal fatto che Sonny Stitt fu contattato per esibirsi in concerti, tributi dedicati a Bird come il concerto dell’Indipendence Day del Newport Jazz Festival del 1964, dove Stitt, insieme a Howard McGhee e J.J. Johnson, formò la prima linea per un set dedicato alla memoria di Charlie Parker. Questo gruppo, in seguito, con una sezione ritmica diversa arrivò in Europa, proponendo la musica di Bird. Il contralto di Sonny è, in qualche modo, più energico e più diretto di quello di Parker, nel senso che è meno interessato al fraseggio interlocutorio e tende anche ad evitare le abili ambiguità ritmiche con cui Parker sembrava divertirsi. Michael James una volta ha spiegato che «anche lasciando da parte le differenze strutturali, lo stile di Stitt è stato molto più simmetrico, mai così avventuroso ritmicamente». La forza di Stitt, la lunghezza del fraseggio e la precisione sicura delle dita lo contraddistinguono come artista dal talento eccezionale, il quale non avrebbe bisogno di camminare all’ombra di Charlie Parker, ma la storia del jazz è anche questo, spesso le cose più belle, vanno cercate negli meandri bui ed adombrati.
