«Geodetiche» di Fabio Arisi Quartet, le geometrie esistenziali del jazz contemporaneo (Dodicilune, 2025)

Un invito a ricercare le connessioni umane attraverso il linguaggio universale di un jazz espanso e multistrato. Un lavoro musicalmente polimorfico, apparentemente una faglia tra a jazz e musica contemporanea che trova, però, il suo punto di sutura.
// di Francesco Cataldo Verrina //
Franco Battiato parlava di «traiettorie impercettibili e codici di geometria esistenziale», usando la metafora del volo degli uccelli. La scelta del pianista Fabio Arisi ha una valenza più marcatamente umanistica e, di certo, è tesa a cercare un collegamento tra la natura dell’individuo e la natura dell’arte. Non a caso, il nuovo lavoro discografico compositore cremonese, «Geodetiche», edito da Dodicilune, si presenta come un’interessante fusione di traiettorie esistenziali, creatività ed innovazione sonora. Accompagnato dal chitarrista Vinicius Surian, dal contrabbassista Jan Toninelli e dal batterista Alberto Venturini, Arisi si cimenta su un repertorio di nove brani originali che trasmettono una sensazione di libertà espressiva e connessione geometrica con la vicenda umana tout-court.
Il concetto di «Geodetiche», che tra l’altro fa riferimento alle linee più brevi, le quali collegano due punti in geometria, viene qui reinterpretato non solo in senso letterale, ma collocato perfino in una dimensione metaforica, interessata ad esplorare le interconnessioni emotive e artistiche tra gli individui. Il pianista riesce a trasmettere l’intensa vocazione dell’arte di fungere da ponte tra anima e corpo, spirito e materia, evocando riflessioni sull’esistenza dell’uomo e sulla ricerca di un legame tra il jazz ed il mondo circostante. Ogni componimento dell’album è un caleidoscopio sonoro, dove l’ars magna dell’improvvisazione afrologica si unisce ad elementi della musica eurodotta, del contrappunto e del sistema modale. Già con l’opener-track, «K2» , si percepisce il senso della vastità del tempo e dello spazio, mentre l’impianto tematico diventa, metaforicamente, un invito a spingersi verso un altrove immaginario o il punto più elevato delle possibilità del singolo individuo, una sfida a superare limiti e paure. In «Tales From The Woods», il fruitore viene accolto in una confraternita di viaggiatori, tesi a celebrare la ricchezza della natura e della vita. Le melodie si intrecciano con una notevole varietà di ambientazioni sonore, dando vita ad un mosaico espressivo, dinamico e coinvolgente. «Verso E.S.T.» fa i conti con malinconia attraverso armonie minimaliste, mostrando la capacità del compositore cremonese di fondere differenti sistemi e sottosistemi armonici. Con «Giochi di Bimbi», il pianista riesce a catturare l’innocenza e la spensieratezza dell’infanzia, usando una linea di basso persistente per simboleggiare il gioco e l’inseguimento, evocando in modo estremamente raffinato la semplicità e la gioia fanciullesca.
«Un Carefree Day» e «Riflessi nell’Acqua» sottolineano ancora la versatilità di Arisi, sia come compositore che come interprete. Nel primo brano, le vibrazioni funkified e l’influenza gospel creano un’atmosfera di leggerezza, mentre il secondo, nato dalla rielaborazione di un componimento giovanile, è teso a riflettere sul tempo e sulla memoria. «Metropoli 2080/Introspettiva» emerge come un tema sociologicamente significativo, ritraendo un universo frenetico in cui i legami umani si sfilacciano e si disperdono, cosi l’impianto sonoro s’inabissa in un adagio contemplativo che suggerisce solitudine e introspezione. In chiusura, «L’Alba», una celebrazione della rinascita e delle possibilità che un nuovo giorno porta con sé: conclusione perfetta per un itinerario musicale ed introspettivo così ricco di sfumature, cromatismi e suggestioni. La cover-art dell’album, realizzata da Liber Vittorio Venturini, rappresenta la dimensione altra del progetto, richiamando alla mente l’idea di interconnessione tra le storie individuali e collettive, in perfetta sintonia con i temi indagati dal costrutto sonoro elaborato dal pianista cremonese. In conclusione, «Geodetiche» è un’opera che si distingue per complessità degli arrangiamenti e per la varietà di soluzioni armoniche – dove complesso non è mai sinonimo di complicato – soprattutto, non perde mai il contato con il gancio melodico ed attrattivo, merito dell’entusiasmante gioco delle parti messo in campo dal piano del leader-band e dalla chitarra di Vinicius Surian, mentre dalle retrovie non manca mai il giusto apporto ritmico. L’album di Fabio Arisi Quartet non solo sfida le più banali convenzioni musicali, ma si propone come un invito a ricercare le connessioni umane attraverso il linguaggio universale di un jazz espanso e multistrato. Un lavoro musicalmente polimorfico, apparentemente una faglia tra a jazz e musica contemporanea che, pero, trova il suo punto di sutura, sistematicamente.
