Bruno Biriaco Saxes Machine con «NOUAMI 50th»: un laboratorio armonico lungo mezzo secolo (AlfaMusic, 2025)

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I rapporti fra i musicisti, tanto quelli storici quanto quelli attuali, si fondano su un principio di ascolto reciproco e di rispetto per la forma, dove l’individualità si afferma per integrazione. Il risultato è un lavoro che non si limita a documentare, ma che continua ad interrogare, evocare e suggerire, alla stregua di un romanzo che non smette di parlare, anche dopo l’ultima pagina.

// di Francesco Cataldo Verrina //

La riedizione commemorativa di «NOUAMI», affidata all’etichetta AlfaMusic, rappresenta un’operazione editoriale di notevole rilevanza musicologica, non soltanto per il valore storico dell’incisione originaria, ma per la capacità di restituire, con rinnovata freschezza, l’impronta stilistica di una delle formazioni orchestrali più emblematiche del jazz italiano. Il progetto, concepito nel gennaio del 1978 presso gli Studi Emmequattro di Roma, si avvale della direzione di Bruno Biriaco, figura di riferimento per la perizia direttoriale e la finezza timbrica, e fu pubblicato inizialmente dalla Edipan del Maestro Bruno Nicolai, la cui visione editoriale ha contribuito in modo decisivo alla diffusione di repertori colti e innovativi.

L’organico dei Saxes Machine, costituito dalla sezione fiati dell’Orchestra Radiofonica della RAI – Giuseppe Carrieri, Gianni Oddi, Salvatore Genovese, Carlo Metallo e Baldo Maestri – ed arricchito dalla presenza di Franco D’Andrea al pianoforte e Giovanni Tommaso al contrabbasso, si distingue per la coesione esecutiva e la raffinatezza dell’impasto sonoro. L’interazione tra le voci strumentali, orchestrata con rigore e sensibilità genera una tessitura musicale che coniuga la densità armonica con l’agilità ritmica, delineando un linguaggio che si colloca al crocevia fra tradizione orchestrale e sperimentazione jazzistica. La presente edizione, curata da Alessandro Guardia e Fabrizio Salvatore, si fonda sul master originale gentilmente concesso da Giulia Nicolai, attuale direttrice della Edipan, arricchendosi di due nuove tracce, «Hello» e «Sweet Cookies», incise nel 2025 con l’attuale formazione dei Saxes Machine. L’ensemble contemporaneo, che annovera interpreti di consolidata esperienza quali Filiberto Palermini, Gianni Savelli, Massimiliano Filosi, Marco Guidolotti, Ettore Carucci e Massimo Moriconi, conferma la continuità progettuale e la vitalità espressiva del gruppo, mantenendo intatta la tensione verso una scrittura orchestrale elaborata ed una prassi improvvisativa consapevole. La genesi del collettivo, risalente all’autunno del 1977, affonda le radici in un’intuizione di Enrico Pieranunzi, condivisa con Baldo Maestri nei corridoi della sede RAI di via Asiago. Da quel momento, il sodalizio andato consolidandosi sulla scorta di decenni di attività concertistica e discografica, coinvolgendo musicisti di altissimo profilo e contribuendo in maniera sostanziale alla definizione di un’identità jazzistica nazionale. La longevità del gruppo, testimoniata da una presenza costante sui palcoscenici italiani ed europei, si traduce in una maturità interpretativa che trova piena espressione in questa riedizione, dove la memoria si annoda con l’attualità in un equilibrio di estrema efficacia.

L’opener, «NOUAMI», firmato da Bruno Biriaco, si evidenzia come una dichiarazione d’intenti, in cui la progressione armonica, implementata su una successione di accordi modali che si espandono con naturalezza, offre un terreno fertile per l’interazione fra le voci strumentali. Il dialogo tra i fiati, partiturizzato con precisione quasi cameristica, si avvita al pianoforte di Franco D’Andrea, il cui tocco, sempre misurato, introduce una dimensione lirica che richiama certi paesaggi interiori della letteratura proustiana. Il contrabbasso di Giovanni Tommaso, con la sua linea sobria e pulsante, funge da asse portante, mentre la batteria di Biriaco, mai invasiva, scandisce il tempo con una eleganza che ricorda la regia invisibile di un film di Alain Resnais. «Swan», più esteso e meditativo, si apre su un impianto armonico che alterna tonalità maggiori e minori con una fluidità che richiama le modulazioni cromatiche di Claude Debussy. Il tema, esposto con delicatezza dalla sezione fiati, si sviluppa in una serie di variazioni che evocano la malinconia sospesa di certi racconti di Čechov, dove il non detto assume un’opulenza emotiva superiore alla parola. L’interazione fra i sax tenori – Sal Genovese e Giuseppe Carrieri – esibisce una complementarità timbrica che non cerca il contrasto, ma la fusione. «The Flight Of Belphegor», composizione di Enrico Pieranunzi, apporta un elemento perturbante, dove la struttura accordale, più audace e frammentata, svaria fra sezioni che sembrano inseguirsi e sfuggirsi, come in un montaggio cinematografico alla Tarkovskij. Il pianoforte, protagonista assoluto, disegna traiettorie oblique, mentre i fiati si dispongono come voci interiori, talvolta in dissonanza, talvolta in consonanza, in un gioco di specchi che richiama la scrittura di Borges.

«Miss Laura», la composizione più estesa del disco, si dipana come una suite narrativa, in cui l’introduzione, quasi solenne, lascia spazio ad episodi più agili, dove la sezione ritmica, D’Andrea, Tommaso e Biriaco, imbastisce un tessuto elastico su cui i fiati possono distendersi. Il baritono di Carlo Metallo, con il suo timbro profondo, introduce una nota grave che riecheggia le atmosfere noir di certi romanzi di James Ellroy, mentre l’alto di Gianni Oddi si eleva con una cantabilità che richiama la voce del protagonista di una tragedia. «I Can’t Get Started», standard di Vernon Duke, viene trattato con rispetto filologico ma senza cedimenti calligrafici. L’arrangiamento conserva la struttura originaria, ma la rilettura dei Saxes Machine ne accentua le sfumature emotive, trasformando la ballata in una confessione intima. Il fraseggio dei sassofoni, qui più rarefatto, si avvicina alla scrittura di Marguerite Duras, dove ogni parola, o nota, sembra pesata, trattenuta e sussurrata. «Giant Steps» di John Coltrane rappresenta il vertice tecnico dell’album. La progressione armonica, basata su cicli di terze maggiori, viene affrontata con una padronanza che non indulge nella dimostrazione virtuosistica. I sassofoni si spostano con agilità fra le modulazioni, mentre la sezione ritmica sostiene con fermezza. Il risultato è una lettura che non cerca di emulare Coltrane, ma di interpretarlo in virtù di una lente collettiva, come se il costrutto fosse una scena teatrale di Brecht, dove ogni attore contribuisce alla costruzione del senso. Le due tracce aggiuntive, «Hello» e «Sweet Cookies», registrate nel 2025, attestano la vitalità della formazione attuale. In «Hello», il pianoforte elettrico di Ettore Carucci trapunta una sonorità più contemporanea, quasi cinematografica, che richiama le atmosfere di Thomas Newman. I sassofoni, guidati da Gianni Oddi, si dispongono in una polifonia mobile, dove ogni voce conserva la propria identità pur partecipando a un disegno comune. «Sweet Cookies», più giocosa e ritmica, si srotola su una progressione accordale semplice ma efficace, che consente ai solisti di perlustrare con libertà. Il basso elettrico di Massimo Moriconi, con il suo groove incisivo, conferisce al brano una dimensione urbana, quasi metropolitana.

A cinquant’anni dal debutto, i Saxes Machine riaffermano la possibilità di coniugare la complessità della partitura con l’urgenza espressiva del jazz, dimostrando che l’elaborazione collettiva può convivere con la spontaneità dell’invenzione. «NOUAMI 50th» non è soltanto una riedizione, ma un racconto musicale che attraversa generazioni, stili e immaginari, mantenendo intatta la coerenza interna e la tensione espressiva. I rapporti fra i musicisti, tanto quelli storici quanto quelli attuali, si fondano su un principio di ascolto reciproco e di rispetto per la forma, dove l’individualità si afferma per integrazione. Il risultato è un lavoro che non si limita a documentare, ma che continua ad interrogare, evocare e suggerire, alla stregua di un romanzo che non smette di parlare, anche dopo l’ultima pagina.

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