Oltre il verso e la nota, «Nell’aria alta» di Marchesini / Mirandola: tessitura sonora dell’anima (Caligola Records, 2025)

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La fusione di linguaggi eleva «Nell’aria alta» oltre la mera registrazione, facendone un’esperienza immersiva che coinvolge molteplici sensi. Il concept si caratterizza per la versatilità nel generare atmosfere suggestive e per la finezza delle connessioni interdisciplinari, divenendo un vero e proprio «concerto poetico» che fonde indissolubilmente la parola e il suono.

// di Irma Sanders //

L’album «Nell’aria alta», edito da Caligola Records, si presenta come un lavoro di notevole spessore artistico, frutto di una consolidata sinergia tra la sensibilità poetica di Vasco Mirandola, attore e poeta di acuta percezione, e la visione compositiva di Sergio Marchesini, musicista versatile ed inventivo.

Il progetto discografico mira a lasciare una traccia tangibile del percorso creativo dei due autori, proponendosi come un vero e proprio «concerto poetico» che fonde indissolubilmente la parola e il suono. In questa concezione, la poesia non è un mero ornamento, bensì un elemento vitale che trova nella musica il proprio spazio espressivo, un terreno fertile in cui crescere e dialogare, fino a farsi «innamorare» dalle suggestioni sonore. «Nell’aria alta» esplora un vasto spettro di emozioni e riflessioni, spaziando dalla meraviglia e dalla sorpresa, dal gioco e dall’intimità, fino alla rabbia e al grido di fronte alle storture del mondo. La poetica di Mirandola, come egli stesso la descrive, non ambisce a reinventare la realtà, bensì a tradurla, ad osservarla da una prospettiva elevata per poi calarsi in essa con la tenerezza necessaria ad accompagnare l’ascoltatore nel suo percorso esistenziale. Questa dimensione di accompagnamento, di cura e di vicinanza, appare particolarmente significativa nel contesto attuale, suggerendo un bisogno primario di connessione e di conforto. Le composizioni musicali, tutte originali e concepite appositamente per questo progetto, portano la firma di Sergio Marchesini, che qui dispiega la sua notevole abilità strumentale, alternando il pianoforte, la fisarmonica e l’elettronica, quest’ultima particolarmente presente in composizioni quali «I sogni» e «Madre». Un’unica eccezione si registra nella traccia «Contorni di me», dove emerge la scrittura musicale di Francesco Ganassin, conferendo una sfumatura timbrica differente all’interno del lotto discografico.

Le dodici composizioni poetiche che costituiscono l’ossatura dell’album sono tratte da quattro raccolte significative di Mirandola: «E se fosse lieve», «Volevo solo scriverti accanto», «100 poesie in gioco» e «C’è urgenza di azzurro». Questa selezione attesta la maturità e la profondità della sua produzione poetica, offrendo un panorama variegato di temi e stili. I due titolari del progetto si avvalgono di un nutrito ensemble di musicisti ospiti. Francesco Ganassin ai fiati (clarinetto, clarinetto basso, sax alto) conferisce una particolare finezza, mentre Agnese Amico al violino e Enrico Milani al violoncello tessono trame armoniche evocative. La sezione ritmica, ancorata al contrabbasso di Alberto Zuanon e alla batteria di Andrea Ruggeri, fornisce un solido supporto, arricchito dalle chitarre di Gianluca Segato e dall’oud di Luca Chiavinato, affiancati dal kanun di Niwar Ismat Issa, che introducono timbri esotici. Le voci di Erica Boschiero, Marco Iacampo, Laura Vigilante ed Elaf Ar contribuiscono ad arricchire ulteriormente il tessuto espressivo.

L’album si apre con «Sono uomini di abissi», una composizione che immerge, immediatamente, l’ascoltatore in un’atmosfera di mistero e profondità. La voce recitante di Vasco Mirandola, dalla timbrica calda ed avvolgente, introduce in un universo fatto di oscurità e di ricerca interiore. Il pianoforte di Sergio Marchesini, con le sue note gravi e sospese, crea un’attesa carica di inquietudine, un preludio che evoca le atmosfere dei poeti simbolisti che hanno esplorato le zone oscure dell’animo. Proseguendo nell’ascolto, si giunge a «I sogni», un episodio che si apre con un delicato arpeggio di pianoforte, a cui si aggiungono gradualmente la fisarmonica e l’elettronica, plasmando un’atmosfera onirica e malinconica. La voce di Mirandola, più sussurrata che recitata, si adagia sulla trama sonora, come una foglia trasportata dal vento, in un’immagine che evoca la leggerezza e l’effimero, richiamando le riflessioni di autori che hanno fatto del sogno un elemento centrale della loro narrativa. «Il bambino che non abita il tempo» si distingue per la sua leggerezza e malinconia. Il pianoforte di Marchesini, con le sue note cristalline, dipinge un quadro di infanzia e di innocenza perduta, mentre la voce di Mirandola, con la sua espressività intensa, dà vita a un personaggio che sembra sfuggire alle leggi temporali, evocando la purezza e la malinconia dell’infanzia presente in certa poesia simbolista. L’episodio successivo, «Il vento», si apre con un’introduzione strumentale affidata al pianoforte e alla fisarmonica, creando un’atmosfera di movimento e di libertà. La voce di Mirandola, accompagnata da un’orchestrazione più ricca, che include anche il clarinetto di Francesco Ganassin, celebra la forza e l’imprevedibilità del vento, un elemento naturale che è stato fonte di ispirazione per poeti e musicisti di ogni epoca.

«Passaggi con colori» si presenta come un componimento vivace e timbricamente ricco. Pianoforte, fisarmonica, clarinetto e chitarre si intrecciano in un dialogo musicale appassionato, sostenuti da un’orchestrazione più ampia che include archi, creando una tessitura che allude alle composizioni di tango o di musica popolare latinoamericana. La voce di Mirandola accompagna questa tessitura sonora, dipingendo un quadro di vita in movimento. In «In me», l’intimità e la riflessione prendono il sopravvento. Il pianoforte di Marchesini, con la sua essenzialità, sviluppa uno spazio di raccoglimento, mentre la voce di Mirandola si confronta con la propria interiorità, in una dimensione che richiama le composizioni per pianoforte di Satie. «Madre» celebra la figura materna con tenerezza e commozione. La voce di Mirandola, sostenuta dal pianoforte, dalla fisarmonica e dall’elettronica, dà vita a un’ode alla madre, con un’intensità che riporta alla mente le liriche dedicate alla maternità di Pascoli o di D’Annunzio. «Ecco perché ti ho invitato» si apre con un’introduzione strumentale affidata al piano, che emana un’aura di attesa e di mistero. La voce di Mirandola, sostenuta da un’orchestrazione più ricca, che include anche la tromba e il trombone, rivela le ragioni di un invito, in un clima che ricorda l’habitat creativo di taluni poeti che hanno saputo cogliere la bellezza e la complessità dell’amore. «La preghiera che mi resta» si connota per la sua profonda spiritualità. La voce di Mirandola, coadiuvata dal pianoforte e dalla fisarmonica, dà vita a una preghiera laica, con una fisionomia che evoca le composizioni sacre di Arvo Pärt. «E questo è tutto quel che ho per te» si apre con un’introduzione strumentale affidata al pianoforte, che emerge con un’impronta di intimità e di commozione. La voce di Mirandola, sorretta da un’orchestrazione più ampia, che include violino e violoncello, esprime un sentimento di amore e di dedizione, con un’intensità che richiama le liriche d’amore della tradizione poetica. «La scatola magica» si differenzia per la sua fantasia e la sua capacità di evocare mondi immaginari. Il pianoforte di Marchesini, con le sue note leggere e giocose, dipinge un quadro di meraviglia e di sorpresa. La voce di Mirandola, supportata da un’orchestrazione più ricca, che include anche le chitarre e l’oud, dà vita a una scatola che racchiude tesori inaspettati. Infine, l’album si chiude con «Contorni di me», composizione di Francesco Ganassin, un episodio strumentale in cui il clarinetto, il clarinetto basso e il sax alto di Ganassin dialogano con la voce di Mirandola, vaporizzando un’atmosfera di malinconia e riflessione.

Il progetto, registrato, missato e masterizzato nel 2024 presso il True Colours Studio di Padova da Franz Fabiano, non si limita alla pura performance musicale e vocale, ma integra elementi visivi e coreografici grazie alla preziosa collaborazione dello scultore e scenografo Marcello Chiarenza e della danzatrice Silvia Bugno, forieri di un approccio olistico all’espressione artistica. La fusione di linguaggi eleva «Nell’aria alta» oltre la mera registrazione, facendone un’esperienza immersiva che coinvolge molteplici sensi. Il concept si caratterizza per la versatilità nel generare atmosfere suggestive e per la finezza delle connessioni interdisciplinari, evitando riferimenti scontati e favorendo l’associazione con le arti meno note.

Marchesini e Mirandola

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