Nduduzo Makhathini, il profeta del “nu jazz”, un ponte tra Europa e Africa
// Gianluca Giorgi //
Il pianista, compositore nonché guaritore Nduduzo Makhathini, con all’attivo undici album di cui gli ultimi tre incisi con la Blue Note, è uno dei principali esponenti nell’attuale panorama jazz. Malgrado la giovane età (42 anni) ha già all’attivo diverse collaborazioni ed è inserito all’interno del movimento “nu jazz” grazie alla sua presenza nel gruppo Shabaka and The Ancestors. Nduduzo è il primo artista sudafricano ad aver firmato per Blue Note. Makhathini è nato e cresciuto a uMgungundlovu nella provincia sudafricana del Kwa-Zulu, storicamente capitale reale del re Zulu Dingane tra il 1828 e il 1840 e uno dei numerosi complessi militari dell’epoca. Nell’area c’è sempre stata una convergenza di pratiche rituali e musica. Questo patrimonio che unisce musica e spiritualità è fondamentale per la comprensione del progetto e della visione musicale di Makhathini. Nduduzo è un musicista che suona con un lirismo brillante unito ad un vocabolario melodico molto ampio, la sua musica racchiude una ricerca comunque sensibile, insieme ad un focus spirituale molto spinto. Questo elegante mix di sensibilità moderna, ricerca e focus spirituale lo troviamo in quasi tutti i suoi album che spesso prendono il titolo da parole Zulu che rimandano alla pratica della guarigione esercitata nel suo paese di origine, Makhathini infatti utilizza la propria musica, una miscela di elementi sonici, proprio per guarire. Nduduzo, oltre ad essere un originale pianista è un sangoma completamente iniziato, uno sciamano/guaritore e nella sua musica converge questa ricerca spirituale.
Nduduzo Makhathini, “uNomkhubulwane” (2lp 2024)
Il pianista dell’Africa meridionale, compositore Nduduzo Makhathini invoca il misticismo creativo su “uNomkhubulwane”, suo undicesimo album in studio che è anche il suo terzo ad essere pubblicato su Blue Note Records dopo Modes of Communication del 2020: Letters From “The Underworlds” e “In The Spirit Of Ntu” del 2022. Il titolo di questa terza uscita del pianista sudafricano su Blue Note è il nome di una dea Zulu, “regolatrice della natura, della luce e della fertilità”. Il disco, pur non discostandosi molto dal precedente, è composto da 11 tracce disposte come un movimento diviso in tre parti, “Libations”, “Water Spirits” e “Inner Attainment”. La musica combina blues, bop e canzone folk con un effetto trascendentale, con il piano di Nduduzo che richiama McCoy Tyner e Abdullah Ibrahim. Rispetto ai suoi due album precedenti (Blue Note), molto influenzati dagli strumenti a fiato e dallo spirito estatico di Coltrane degli anni ’60, questo disco, concepito come un disco di trio jazz, suona più leggero, non mancano comunque brani in cui Makhathini ricorre al canto spirituale. Il trio è composto dal batterista cubano Francisco Mela e dal bassista Zwelakhe-Duma Bell le Pere, un americano di origine sudafricana. Le undici composizioni originali di “uNomkhubulwane” sono raggruppate in tre movimenti. Nel primo movimento, “Libations”, si racconta in tre brani la memoria (lutto) e la protesta nera contro l’oppressione; i quattro brani di “Water Spirits”, il secondo movimento, narrano l’energia vitale che occorre per risalire e rinascere; speranza e grazia, una ricerca di trascendenza si possono trovare nel terzo ed ultimo movimento “Inner Attainment”. Nduduzo Makhathini attinge alla sua eredità Zulu e alle tradizioni jazz ancestrali della sua patria per sfornare un disco di ottimo jazz.
Nduduzo Makhathini, “ The Spirit Of Ntu” (2lp 2022)
Nduduzo Makhathini è un pianista, compositore nonché guaritore che, come fece Miriam Makeba con l’album “Sangoma” del 1988, con questo suo decimo album rimanda a questa tradizione e la collega fortemente al miglior jazz, combinando le influenze di John Coltrane, Bheki Mseleku, McCoy Tyner e Abdullah Ibrahim e le sue origini sudafricane in un album complesso ma accessibile. Ci consegna un disco poetico, allo stesso tempo moderno ed arcano, pieno di religiose tradizioni ancestrali e di mistica contemporaneità. L’album è costruito sulla nozione di ntu, un’antica filosofia africana da cui ubuntu, che significa ‘Io sono perché tu sei’. Makhathini, una figura centrale nella vibrante scena jazz del suo paese, ha riunito una band di alcuni dei migliori giovani musicisti del Sud Africa, per creare il suo disco capolavoro, un crocevia tra musica popolare sudafricana, jazz modale e post-bop. Bellissime le parti cantate sia nelle ballate-canzoni che nei suggestivi cori, sia quando sono più orientate all’occidente che quando sono nel pieno canto africano. “In the Spirit of Ntu” segna una sorta di pietra miliare nella storia del jazz registrato: è la prima offerta della Blue Note Africa, una partnership tra la venerata etichetta e Universal Music Africa, un’impresa ambiziosa ma sensibile. Quindi, ecco questo spettacolare primo disco dalla Blue Note Africa. Da maneggiare con cura, ma per me uno dei migliori dischi degli ultimi tempi. Stupendo!