Eugenia Canale: curiosa dinamica pianista

Eugenia Canale
// di Guido Michelone //
Si definisce proprio così, in tre parole – curiosa dinamica pianista – la giovane performer di Boffalora (Milano) che ora condivide l’album Flow con la cantante Sonia Spinello (da poco raggiunta da Doppio Jazz) che in questa lunga inedita conversazione racconta di sé e del proprio interessantissimo lavoro, tra garbo, precisione, competenza.
D Raccontaci in breve la tua attività professionale.
R Sono pianista classica e jazz, la mia professione è costituita da un mosaico di attività che vanno dai concerti all’insegnamento passando per la direzione di una big band. Ultimamente sono numericamente molti di più i concerti che mi vedono impegnata come jazzista, anche se continuo a suonare e insegnare musica classica e sono attualmente impegnata in progetti di musica da camera e di ricerca che hanno anche visto importanti pubblicazioni discografiche.
Per quanto riguarda la mia attività professionale in ambito strettamente jazzistico, ultimamente mi sto particolarmente concentrando su progetti di musica originale, a volte scritta solo da me (come nel caso del disco “Risvegli” che ho pubblicato a marzo 2023 con l’etichetta Barnum for Art) a volte scritta a quattro mani proprio come nel caso di Flow e della collaborazione con Sonia Spinello.
D A che età e come hai scoperto la musica? Che ricordi hai da bambina?
R Ho scoperto la musica prima di tutto come giovanissima ascoltatrice: in casa nostra girava tantissima musica, mio papà addirittura racconta che quando ero in fasce mi faceva addormentare con un vinile di Morricone (o almeno ci provava). A sette anni mi è stata regalata per Natale una tastierina a due ottave, sulla quale ho iniziato a passare le ore riproducendo a orecchio quello che mi piaceva, le canzoni che ascoltavo in casa e brani che venivano passati alla radio, spesso inventando e creando da zero piccoli brani miei. Inoltre nella mia città, Magenta, c’era già il festival jazz di cui ora curo la direzione artistica insieme all’Associazione della Maxentia Big Band, e questo mi ha permesso di scoprire questo genere e appassionarmi fin dalla tenera età.
D Perché il pianoforte?
R Probabilmente proprio perché il regalo di quel Natale fu la famosa tastierina a due ottave. E’ lì, sui tasti bianchi e neri, che ho iniziato a esprimermi musicalmente e a usare lo strumento come un’estensione di me stessa. Quando iniziai la scuola media mi iscrissi senza indugio al primo anno sperimentale dell’indirizzo musicale, mettendo il pianoforte come prima scelta tra i quattro strumenti disponibili: quello mi fu assegnato.
D Parliamo ora di Flow: innanzitutto il titolo, perché?
R “Flow” è un titolo che abbiamo scelto proprio perché pensiamo rappresenti in modo molto calzante e immediato l’approccio musicale con cui abbiamo avviato questo lavoro, quello di lasciare che la musica fluisca in modo molto libero, partendo da improvvisazioni totali, e prenda forma come possono fare i pensieri in una sorta di flusso di coscienza. Il punto di partenza è l’ascolto reciproco e la ricerca timbrica, in particolare quella sul pianoforte, spesso suonato in cordiera e con l’utilizzo di materiale “esterno” (graffette, mollettine, cuscinetti…). Da queste suggestioni sono scaturiti i testi di Sonia, subito dopo improvvisati melodicamente in dialogo con me al pianoforte. Così hanno preso forma le idee e i “mondi emotivi” di Flow, perché forse è più corretto definirli così piuttosto che veri e propri brani, proprio perché sempre cangianti, aperti e mutevoli, a seconda dei musicisti con cui li suoniamo, dello spazio e del pubblico per il quale li performiamo.
D Come nasce la collaborazione con Sonia Spinello?
R Io e Sonia siamo entrate in contatto personalmente dopo aver reciprocamente sentito parlare spesso l’una dell’altra, avevamo anche diversi amici musicisti in comune con cui entrambe avevamo già collaborato. Sonia in particolare mi ha cercato proprio per propormi un incontro musicale con lei, inizialmente lavorando su un bellissimo repertorio di brani di cantautori italiani; su questo repertorio abbiamo proposto un concerto insieme alle altre grandissime voci di Francesca Corrias e Daniela Spalletta. Ma poco dopo ci siamo trovate, quasi inevitabilmente, a creare da zero questo materiale nostro, scaturito dalla necessità creativa che risiede in entrambe e che in questo percorso si è incontrata qui.
D Gli altri musicisti: una formazione anomale rispetto al jazz o al pop: scelta consapevole?
R Certo, abbiamo scelto i nostri ospiti per questo disco in modo molto mirato, andando a intercettare persone e musicisti che stimiamo tantissimo da tanti punti di vista e che sono artisticamente anche molto differenti tra loro, proprio per rendere ancora più vario e cangiante il “flusso” musicale del disco, tra sonorità talvolta più jazzistiche (con Mario Mariotti e Achille Succi), talvolta più mediorientali o popolari (con Ashti Abdo e Francesca Corrias), altre volte più classiche e cameristiche (con Daniela Savoldi). Un grande onore aver avuto tra le collaborazioni anche quella del grande chitarrista londinese Rob Luft, che ha arricchito uno dei brani mettendosi totalmente al servizio della musica e dell’estetica del disco.
D Con quali modalità (anche personali) ti rapporti con i tuoi ‘colleghi’ o con chi comunque lavora al tuo fianco o in contesti similari?
R Cercando di essere sempre me stessa nel modo più onesto possibile, coi pregi e difetti che come tutti gli esseri umani ho: senza fingere di essere qualcos’altro, senza barare, accogliendo le difficoltà con la consapevolezza che insieme si può creare tanta bellezza.
D Ora le musiche, ovvero forme e contenuti dell’album. Di cosa parla o racconta?
R Il disco racconta soprattutto di un ascolto profondo, verso se stessi e verso altri. E’ così che il contenuto diventa forma, una forma molto libera, proprio perché questo ascolto curioso, pronto a stupirsi di fronte all’inaspettato e all’imprevedibile non può presupporre di essere arginato in una forma predefinita. I testi di Sonia, in questo senso, descrivono poeticamente proprio questa attitudine che è sia formale, sia compositiva, sia in un certo senso esistenziale: la maggior parte della musica contenuta in questo disco è frutto di libere improvvisazioni estemporanee costruite solo su alcune indicazioni di aree tonali, pulsazioni ritmiche, piccole cellule melodiche, materiali musicali elementari da poter combinare a piacimento nell’ascolto reciproco.
D Si avvertono molte influenze nel disco: musica jazz, folk, etnica, classica, contemporanea: secondo te c’è un sound prevalente?
R Direi di no, ed è questo un aspetto che ci soddisfa particolarmente. Alcuni brani possono forse ricondurre a una sonorità tipica del jazz nordeuropeo, altri più al Caucaso e al Medioriente, altri ancora al Mediterraneo, ma in generale è difficile se non superfluo provare a collocarlo in un’area estetica in particolare. Ciononostante credo che tutto il disco abbia un sound caratterizzato, che definirei il sound della “spazialità”, del respiro, dello svuotare piuttosto che del riempire, del centellinare l’emissione del suono in modo essenziale ed estremamente espressivo.
D Il tuo pensiero sulla musica jazz?
R Proprio perché è la musica dell’incontro e della contaminazione, il jazz penso che debba continuare a trasmettere un messaggio sociale, umano. La sua forza risiede nel suo continuo rompere i suoi stessi schemi e quindi costringerci ad allontanarci dal pericolo del pensiero unico.
D A parte Flow, dei dischi da te registrati quali ritieni siano i più gratificanti o esemplari?
R Sicuramente “Risvegli”, il disco del mio quartetto che è uscito a Marzo 2023 per la Barnum for Art. Sono tutti brani scritti da me e registrati con Max De Aloe all’armonica cromatica e fisarmonica, Riccardo Fioravanti al contrabbasso e basso elettrico e Marco Castiglioni alla batteria. Una grande soddisfazione per me averlo realizzato e aver ricevuto un bellissimo riscontro di pubblico e di critica.
D Su cosa stai lavorando ora e nei prossimi mesi?
R Nuovi progetti in duo, un nuovo programma per la Maxentia Big Band che dirigo, un nuovo repertorio in piano solo e tanta nuova musica mia che sto scrivendo, arrangiando e che spero di condividere con gli altri al più presto.
