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// di Gianluca Giorgi //

Max Roach, Members, Don’t Git Weary (1968 ristampa mono 2023)

Uno dei batteristi più innovativi ed influenti della storia del jazz, Max Roach è stato, con Kenny Clarke, l’artefice del rinnovamento della batteria nell’ambito del be bop, partecipando successivamente a molte delle correnti innovative del jazz: lo possiamo ascoltare ad esempio nelle storiche incisioni di Miles Davis del 1949-50 che furono poi raccolte nell’album “Birth of the cool”, con il mitico Quintet insieme a Parker, Gillespie, Mingus e Powell, e con il suo quintetto in compagnia di Clifford Brown. Negli anni ’60 Roach si dedicò all’attivismo politico in favore dell’emancipazione degli afroamericani, componendo lo storico lp “We insist! Freedom now suite” (1960); fu anche attento al free jazz, incidendo con Anthony Braxton, Archie Shepp e Cecil Taylor, ed al jazz elettrico, come testimoniano dischi come questo. Nel corso degli anni ’70 si dedicò anche all’insegnamento e continuò a sperimentare nuove soluzioni in particolare nell’ambito delle percussioni. Questo album, considerato da alcuni uno dei migliori dischi di Roach negli anni ’60, uscì in un periodo in cui Roach pubblicò pochi dischi come band leader. Si tratta di un lavoro in cui la batteria suona particolarmente energica ed in cui l’utilizzo di strumenti elettrici come il basso non contamina più di tanto l’approccio diretto e vicino al jazz modale del gruppo. Roach registra l’album in un periodo profondamente turbolento della storia degli Stati Uniti, all’indomani dell’assassinio del procuratore generale Robert Kennedy e del leader dei diritti civili Martin Luther King Jr. e sullo sfondo della guerra del Vietnam. Il disco vede l’autore del bebop sprofondare nel tumulto, abbracciando un ribollente miscuglio di suoni modali e post-bop che prefigura lo spiritual jazz-afro che si sarebbe ulteriormente evoluto nel decennio successivo. Roach è affiancato in questa impresa da una nuova generazione di giovani pesi massimi del futuro: Gary Bartz al sax, Charles Tolliver alla tromba, Stanley Cowell al pianoforte, Jymie Merritt al basso elettrico e il cantante Andy Bey nella title track. Tolliver e Cowell avrebbero poi formato i fondamentali Strata-East e per molti versi questo disco incarna il modello di quel suono. Questo disco segna un momento cruciale non solo nella carriera di Roach, ma anche nel corso del jazz in generale. Questa ristampa Arc Records di Members, segna il secondo capitolo di una nuova serie di ristampe speciali provenienti dagli storici archivi dell’Atlantic Jazz e curate personalmente dal DJ e Broadcaster Gilles Peterson. Il disco è masterizzata in mono dai nastri master analogici originali dal pluripremiato Bernie Grundman (Steely Dan, Michael Jackson, Prince, Dr Dre), è stampata su un vinile da 180 grammi e contiene un inserto di 4 pagine a colori con nuovissime note di copertina con Charles Tolliver e Gary Bartz, oltre a immagini inedite di Max Roach del 1968 provenienti dall’archivio Warners. L’intero disco è presentato con l’artwork originale stampato su cartoncino pesante con finitura opaca e avvolto nella caratteristica fascetta Arc Records. Un’opera estremamente significativa di una delle vere icone del jazz moderno

Sun Ra And His Arkestra Jazz in Silhouette (Expanded Edition) 2LP (1959 ristampa mono/stereo 2023)

Sun Ra (1914-1993), inventivo ed eccentrico tastierista e band leader proveniente dall’Alabama, è considerato uno dei più importanti innovatori della musica afroamericana del ‘900, nonché, da alcuni, l’unico jazzista veramente “undeground”. Dopo aver collaborato con l’orchestra di Fletcher Henderson nel 1946-47 ed aver in seguito suonato in oscuri dischi jazz, Sun Ra formò la sua band a Chicago nei primi anni ’50, battezzandola Arkestra. Partendo dal bop Sun Ra ed i suoi collaboratori cominciarono ad esplorare nuovi territori, inserendo influenze musicali di altre culture e precorrendo secondo alcuni il free jazz, attraverso una musica che alternava caotiche improvvisazioni a momenti più lirici. I lavori di Sun Ra degli anni ’60 e ’70 eserciteranno anche una certa influenza sul rock underground (MC5, Spacemen 3, il noise). Registrato a Chicago nel 1958/1959, la prima stampa è ormai rara e costosa, Jazz In Silhouette chiude essenzialmente il periodo bebop-hard-bop di Sun Ra, con il personaggio di viaggiatore interstellare che inizia ad evolversi e a trasformare la band e la musica. Nel 1961, infatti, trasferitosi a New York iniziò a esplorare terreni musicali sempre più avventurosi. Il disco inserito nella “Core Collection” della Penguin Jazz Guide è la quintessenza dell’ensemble di Sun Ra a Chicago alla fine degli anni Cinquanta, mette in mostra il brillante sax tenore di John Gilmore ed introduce i pilastri dell’Arkestra Marshall Allen, Pat Patrick e Ronnie Boykins. Il “Re Sole e la sua Arkestra” si cimentano qui con un jazz melodico ancora vicino ai canoni dell’epoca (bop), con brani dinamici e di ascolto relativamente agevole rispetto alle sperimentazioni che Sun Ra fece nei decenni successivi, con l’eccezione del brano ”Ancient Aeithiopia”, con i suoi toni astratti e gli spunti free, che preannuncia il Sun Ra che verrà. Molti dei brani di queste registrazioni sarebbero rimasti punti fermi nelle scalette dell’Arkestra per il resto della vita di Sun Ra. Questa versione espansa Include il disco completo e contemporaneo Sound Sun Pleasure (mono), rari mix stereo e tracce bonus. Note di copertina di John Corbett, con note aggiuntive di Irwin Chusid.

Oiro Pena, Puna (2023)

Oiro Pena è un collettivo jazz finlandese guidato dal prolifico compositore Antti Vauhkonen. Vauhkonen ha un background nella musica elettronica ed è arrivato al jazz passando prima dal Krautrock, Can e tutte le band di rock psichedelico tedesco. Poi sono arrivati Miles Davis, John Coltrane ed il primo materiale di Sun Ra. Questo nuovo loro lavoro è stato registrato nel 2022 a casa, in studi ed altri luoghi di Helsinki; è un mix di spiritual jazz lo-fi, forme musicali sperimentali e d’avanguardia. Nel disco ci sono quattro tracce vocali (“Puna”, “Kaiju Kaiija”, “Kuinka Kukaan” e “Calamity Caravan”), registrate con Merikukka Kiviharju (Fat Chance, Jazzgangsters), che presentano sia testi originali che tratti da canzoni popolari tradizionali finlandesi. L’album, come i precedenti, è costruito attorno al drumming propulsivo di Vauhkonen e al basso verticale di Philip Holm, che danno slancio al gruppo, ma anche il flauto di Johannes Sarjasto, è molto presente come nelle precedenti registrazioni del gruppo.

Musica Dispersa (1970 ristampa 2017)

Uno dei più acclamati album underground dalla Spagna, originariamente pubblicato nel 1970. Confezione apribile deluxe con inserto poster pieghevole, come nella rarissima e costosa prima stampa, peccato la copertina non sia in rilievo come nell’originale. Album spagnolo dei primi anni ‘70 che presentava il talento di tre dei musicisti più significativi del movimento underground catalano della fine degli anni sessanta affiancati dalla giovane hippie Selene. Echi di The Incredible String Band soprattutto nelle parti di chitarra; la batteria è assente in tutti i brani tranne uno, ma percussioni, armonica, organo, arpa a bocca, pianoforte e voci senza parole si sentono in tutto l’album, così come il lavoro del flauto di Selene. Tutto sommato questo è uno strano, rilassante pezzo di underground della gioventù hippie di Barcellona dei primi anni Settanta che è diventato un classico della musica pop spagnola. Un capolavoro pieno di melodiche melodie che sono ugualmente debitrici della musica folk visionaria inglese dell’epoca, della psichedelica trasognante, come lo sono del primo concetto di suono freakout di Amon Duül.

Matthew Halsall, Changing Earth (EP/12″ 2022)

Matthew Halsall con Changing Earth ha prodotto un altro mini-album/EP di quattro tracce, molto meditativo e spirituale, perfettamente realizzato. I brani, come dice l’autore, sono stati influenzati dal cambiamento climatico e dal conseguente cambiamento del mondo circostante. “Un periodo oscuro e inquietante della nostra storia comune, ma credo ancora che insieme possiamo cambiare le cose in meglio e trovare insieme soluzioni armoniose” sono le parole di Matthew. Nei quattro brani troviamo un lavoro sublime di tutta la band ed in particolare di Matt Cliffe al flauto e Maddie Herbert all’arpa, con Matthew Halsall che ci accompagna in un viaggio trascendentale verso l’alto grazie al sublime suono della sua tromba.

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