ASPETTANDO L’USCITA SU DOPPIO VINILE DI «THE COMPLETE TWO AS ONE» DI KENNY BARRON & BUSTER WILLIAMS, FACCIAMO UN SALTO INDIETRO NEL TEMPO

Dal 9 giugno 2023, «The Complete Two as One» sarà disponibile su doppio vinile nel catalogo della nuova Red Records di Marco Pennisi.
// di Francesco Cataldo Verrina //
La musica si diffonde tutt’intorno, mentre il pick-up di uno dei miei giradischi scava avidamente fra i solchi. Un cumulo di ricordi si addensano nella mia mente. È passato tanto tempo, ma i suoni e le immagini e i colori sono assai nitidi. La musica è un valido corroborante per la memoria ed un elemento fortemente evocativo. Ho messo sul piatto da qualche minuto «Two as One», un album registrato dal vivo al Teatro Morlacchi di Perugia da un semplice duo: Kenny Barron al piano e Buster Williams al contrabbasso, e la macchina del tempo si è subito azionata, trascinandomi vorticosamente a ritroso. Non era la prima, né sarebbe stata l’ultima volta che la Red Records avrebbe fissato su disco alcuni momenti di Umbria Jazz. Il duetto piano e basso costituiva in pratica la metà di «Pumpkins Delight: Sphere Live At Umbria Jazz» altro momento topico di quel 14 luglio 1986, divenuto un album epocale nella storia del jazz mondiale. Per farla semplice, il pacchetto prevedeva, oltre al quartetto completo, ossia Charlie Rouse sassofono tenore, Kenny Barron pianoforte, Buster Williams basso e Ben Riley batteria, anche una una serie di duetti del pianista Kenny Barron ed il bassista Buster Williams. Questa situazione, che definirei minimale, fu assai sorprendente e suggestiva, anche per chi scrive, che solitamente ama ed amava situazioni più articolate e ricche di strumenti.
Era il 1986, lavoravo in una radio, collaboravo con un giornale ed ero accreditato per i concerti e gli eventi del festival umbro, andavo di qua e di là, come faccio spesso, entravo ed uscivo e quel giorno varcai la soglia del Teatro Morlacchi senza tanta convinzione. All’epoca avevo 26 anni, conoscevo Buster Williams, apprezzavo molto il pianismo di Kenny Barron, ma ero un patito di fusion, genere che, da lì a qualche anno, avrei ripudiato senza rimpianto alcuno. Dovettero comunque passare alcuni anni prima che il mio pentimento sulla via del bebop divenisse un fatto compiuto, quasi in concomitanza con una sorta di maturazione fisica, mentale e culturale, che mi portò ad apprezzare anche altri piaceri della vita come il vino, i sigari e, per lungo tempo, perfino un abbigliamento elegante e rigoroso come quello dei jazzisti degli anni ’50. Quel giorno di luglio del 1986 entrai nel teatro perugino con atteggiamento di supponenza ed in abiti molto casual: jeans, scarpe sportive, una T-shirt con il logo di Umbria Jazz e con capelli ricci ed arruffati, anche se già in massima parte fuggiaschi dal mio capo, nonostante la stempiatura fosse ancora contenuta.
Come buona parte di di quelli della mia generazione, ero solo un rockettaro, in parte fuorviato dall’ascolto dei cantautori, amante del soul-funk, con il pallino della fusion e qualche propensione per il free; non nascondo che consideravo il jazz mainstream una roba da «vecchi», da pseudo-intellettuali, una di quelle cose da conoscere per sentirsi al di sopra della media. Vi sto parlando di me, non per vanità, ma per sottolineare il fatto che ognuno di noi è anche ciò che ascolta, oltre a quello che legge o che mangia. La musica forgia il carattere delle persone, può renderle migliori o peggiori di quello che sono; non a caso, qualche anno dopo, mi buttai a capofitto nell’ascolto e nello studio del jazz, soprattutto alla ricerca del tempo perduto. Non so perché, nel senso che non ne conosco la causa, ma il fatto di essere stato spettatore diretto, quasi casuale, di questo set minimale, corrisponde ad un momento importante della mia vita. Quella sera qualcosa cominciò a frullare nella mia mente. Fu una specie di campanello d’allarme che progressivamente divenne sempre più assordante ed insistente, fino a farmi considerare insipido ed inutile qualsiasi altro genere musicale che non fosse jazz o di derivazione afro-americana.
Si consideri che già il piano trio è un formato abbastanza difficile in cui esibirsi, soprattutto poco fruibile dalla moltitudine, ma togliendo la batteria, che garantisce la scansione del tempo in maniera quasi metronomica e cronometrata, le cose diventano ancora più difficili. Barron e Williams s’impegnarono in un contrappunto quasi standard con grande sicurezza ed affiatamento, tanto da non far sentire troppo la mancanza degli altri strumenti, assemblando una raccolta di standard che, dilatati e rinvigoriti da un gioco di scambi non prevedibili, sembrano restituiti a nuova vita: «All of You», «This Time The Dream’s On Me», «Someday My Prince Will Come» «I Love You» e «My Funny Valentine». È un piacevole susseguirsi splendidi momenti inter pares, dove Williams ricama ed abbellisce l’approccio melodico di Barron e questi che lo insegue e lo spinge verso assoli creativi e non convenzionali. Non ci sono i vincoli di un composito line-up , dunque tutto ciò consente ad entrambi di allungarsi a loro piacimento e di creare un forte effetto attrattivo sull’ascoltatore. Senza tema di smentita «Two as One», sia pure in formato ridotto, è il «degno compare» del più celebre «Pumpkins Delight» registrato in quartetto.
Ascoltando, a distanza di anni, questo ed altri album della Red Records, mi sono reso conto di quanto io sia grato a questa etichetta per aver fatto emergere il mio amore per il jazz, producendo dischi di egual livello di «Two as One», se non superiori in molti casi. La Red Records era lì, in quei luoghi, in cui il mio amore per il jazz si concretizzava, documentando, attraverso splendide registrazioni live, alcuni eventi di cui sono stato uno spettatore entusiasta. Da qualche tempo, la Red Records è tornata a produrre ed a ristampare anche in vinile alcune delle gemme del suo repertorio. L’amico Sergio (Veschi), protagonista di tante battaglie, ha abdicato a favore di Marco Pennisi, quasi un passaggio di testimone da padre a figlio. E vi garantisco che la Red Records, con la sua storia, il suo prestigio e il suo catalogo, non avrebbero potuto finire in “mani” migliori.
Dl 9 giugno 2023, «The Complete Two as One» sarà disponibile su doppio vinile nel catalogo della nuova Red Records di Marco Pennisi. Per informazioni: https://redrecords.it
