Jimmy Savile, il proto-dj da discoteca. Iniziò a suonare dischi swing nelle ballrooms inglesi degli anni ’40

0
jimmy-savile

LA SUA CARRIERA DI CONDUTTORE BBC OFFUSCATA DA UN TERRIBILE SCANDALO

// di Francesco Cataldo Verrina //

La consuetudine di ballare musica proposta da un DJ non nasce in una grande metropoli americana e neppure a Londra, Roma, Berlino o Parigi, ma ad Otley, un piccolo comune del West Yorkshire, dove un giovane ambizioso ed intraprendente, decise di proporre la sua collezione di dischi swing al pubblico di una sala. Tutto ciò accadeva negli anni quaranta e Jimmy Savile, questo il nome di colui che può essere storicamente considerato il nonno dei moderni DJs, operava attraverso rudimentali grammofoni. È notorio che molti locali europei, prima della Seconda Guerra Mondiale, utilizzassero musica registrata, ma erano i clienti a fare la selezione dei dischi e non un DJ di servizio. Una pratica non dissimile a quella dei juke box, che dopo anni di incertezze dovuti ai limiti determinati dai vecchi 78 giri di gommalacca, ebbero una vera affermazione a partire dal 1952 con la diffusione dei 45 giri in vinile. Il Juke box fu una specie di DJ automatico e consentì a molti ritrovi di massa di poter diffondere la musica facendo ballare gli avventori senza la presenza di un’orchestra. L’idea anticipò comunque i tempi, se pensate che i DJs americani non misero il naso fuori da uno studio radiofonico prima della metà degli anni ’50; solo con l’avvento del rock’n’roll, essi cominciarono ad esibirsi con i dischi nei night club e nelle music-hall.

Jimmy Savile era cresciuto nei sobborghi operai di Leeds durante la grande depressione. Scoppiata la guerra venne arruolato per lavorare nelle miniere di carbone e per servire la causa degli Alleati, ma venne subito congedato dopo un incidente alla schiena causato da un’esplosione. Fu allora che il giovane Savile per racimolare qualche spicciolo, decise di affittare una sala parrocchiale e proporre i suoi 78 giri di swing americano, come Glenn Miller ed Harry James, ad un pubblico pagante. Il prezzo d’ingesso fu fissato nella modesta cifra di uno scellino. Si consideri che Savile operava com mezzi di fortuna, soprattutto un primitivo impianto di amplificazione costruito da un suo amico con cavi sparsi dappertutto, molti dei quali erano dissaldati e scoperti (siamo nel 1943), tanto che l’impianto prese fuoco, quando l’incasso era stato di appena nove scellini. Come lo stesso Savile ebbe modo di raccontare in TV molti anni dopo, la serata fu salvata da sua madre che intrattenne gli avventori suonando il pianoforte. Nonostante l’inizio difficile, l’intraprendente Jimmy si convinse di aver inventato un modo del tutto inedito di proporre la musica all’interno di un locale, tanto che la prima rudimentale discoteca venne creata da Jimmy e da un suo amico, Dave Dalmour, al primo piano della Belle Vue Road del Loyal Order of Ancient Shepherds. L’incasso fu di due sterline e dieci centesimi, ma Savile sognava di diventare ricco portando il giro la sua idea e soprattutto il nuovo impianto costruito insieme al socio: più piccolo, compatto e trasportabile e formato da un solo grammofono ed altoparlanti da sei centimetri.

Fortuna audaces juvat, al punto che il nuovo modello d’intrattenimento proposto da Jimmy Sevile comincio ad avere una certa risonanza. Fu così che la Mecca Ballrooms, proprietaria di numerose sale da ballo sparse per tutta la Gran Bretagna, lo assoldò per un tour nei vari locali. A questo punto, l’antenato di tutti i «fantini del disco», decise di farsi costruire una nuova apparecchiatura e, per evitare i vuoti tra un brano e l’altro, iniziò ad usare due giradischi, ma soprattutto ad introdurre la tecnica del parlato tra un disco e l’altro, al fine di coinvolgere e galvanizzare l’audience. Nonostante le resistenze da parte delle associazioni e dei sindacati dei musicisti, poiché il nuovo sistema di intrattenimento toglieva lavoro ai loro assistiti, Jimmy non si lasciò scoraggiare. Inoltre le etichette discografiche cominciarono a pretendere il pagamento, quale diritto d’autore, per l’utilizzo dei supporti fonografici nei locali da ballo. Inizialmente, prima che venisse varata una legislazione in merito alla diffusione dei dischi nelle sale da ballo, Savile usò l’espediente di pagare una band perché non suonasse mentre lui metteva i dischi, pur essendo fisicamente presente in quel determinato locale.

In barba alle difficoltà, egli aveva inventato la figura del DJ da discoteca a tutti gli effetti, destinata a trasformarsi negli anni successivi in un elemento cardine del divertimento collettivo, ma fino ad allora confinata agli studi radiofonici. La sua carriera andò avanti e negli anni ’60 fu uno dei DJs più acclamati di Radio Luxembourg, tanto che nel 1964 venne scelto come presentatore ufficiale della prima edizione di Top Of The Pops, diventando uno dei volti più noti della BBC per oltre quarant’anni. A tutt’oggi, Jimmy Savile, morto nel 2011 a 84 anni, è considerato una figura storica di riferimento nel mondo della club culture inglese, quale primo vero DJ Superstar del Regno Unito. Il caparbio proto-DJ aveva realizzato un sogno: essere ricco e famoso, come aveva sempre sperato sin da giovane mentre si arrabattava tentando altri mestieri come il lottatore o il ciclista. Dotato di una personalità eccentrica e un aspetto appariscente, evidenziato dai capelli scompigliati biondo platino e attraverso l’appariscente ostentazione di grossi sigari e vistosi occhiali da sole, negli anni e decenni successivi Savile divenne un presenzialista seriale facendosi vedere po’ dovunque. Sembrava quasi ubiquo: da Radio 1 alla BBC, dalla maratona di Londra al palco durante i concerti dei Beatles e dei Rolling Stones, fino a giungere agli eventi promozionali a favore premier di ferro, Margaret Thatcher, sua dichiarata estimatrice

Negli ultimi anni il suo mito è stata offuscato da un’inchiesta che lo vede coinvolto in decine di abusi sessuali nei confronti di minori e di molestie nei confronti di molte donne. La recente uscita del documentario «I crimini di Jimmy Savile (Jimmy Savile: A British Horror Story)» ha riportato all’attenzione dei media e del pubblico britannico la storia di uno scandalo senza precedenti. Il documentario, disponibile su Netflix, contiene nuovi elementi e testimonianze su come Savile abbia approfittato impunemente nel giro di vari decenni di centinaia di ragazze, alcune minorenni, grazie alla sua fama e ad una posizione sociale di rilievo. Savile era considerato un generoso filantropo e si calcola che negli anni avesse donato quasi 40 milioni di sterline in beneficenza, ricevendo il titolo di baronetto del Regno Unito. Grazie al successo ottenuto in radio ed in televisione e alle attività di beneficenza, riuscì ad avere vari contatti con la famiglia reale britannica, diventando una sorta di consigliere informale del principe Carlo (attuale Re d’Inghilterra).

Dal 1975 Savile aveva condotto di «Jim’ll Fix It», un programma visto regolarmente da venti milioni di persone. Secondo vari giornali, come il Guardian, questo show fu una parte del «piano» con cui Savile riuscì a conquistare la fiducia del pubblico più giovane, nonché ad avvicinare ragazze e bambine per poi abusarne. Perfino, la sua prolifica attività benefica gli permetteva di avere accesso a diversi ospedali ed orfanotrofi, dove avrebbe adescato e molestato centinaia di persone. A proposito della storica attività di DJ di Jimmy Savile si potrebbe parlare del sogno di un ragazzino che divenne realtà. La natura umana, però, è bizzarra e crudele, quindi il desiderio di quel ragazzino, oramai uomo di successo, assunse presto la voracità di un orco, trasformando in incubi i sogni di molti altri ragazzi.

Jimmy Savile con i Principi Carlo e Diana

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *