// di Mauro Zappaterra //

“È la vita, alla quale raramente riserviamo lo stupore e il rispetto che le dovremmo, il filo conduttore di questo album”.

Con queste parole, Letizia Lucchesi, cantante, compositrice, arrangiatrice jazz, introduce il suo ultimo disco, nelle pagine interne del leaflet del CD. Letizia ha iniziato come contrabbassista, formatasi con Bruno Tommaso, ha proseguito suonando in diverse band importanti, con Franco Cerri nell’orchestra RAI di Milano, passando poi allo studio del pianoforte e arrangiamento con Aldo Iosue, al diploma in canto al Conservatorio di Pescara, e successivamente approfondendo gli studi con Franco D’Andrea e numerosi altri importanti musicisti.

Quindi una formazione di alto profilo in ambito jazzistico. E questo aspetto fondamentale viene immediatamente messo in grande risalto ascoltando il disco. Letizia Lucchesi ha una voce magnifica, con un’estensione e una gamma notevoli, calda e colorata sul medio basso, brillante sui registri alti. Ma soprattutto sa dare emozione, ogni volta che attacca un pezzo, arriva dritto al cuore. Bellissimo il bouquet di pezzi del disco, la vocalist si esprime sempre a livelli di eccellenza, sapendo adattare con grande maestria la propria interpretazione vocale sia ai temi trattati nei testi (tutti di suo pugno, ad eccezione di un paio di brani) sia utilizzando la voce come strumento di supporto alla band nei brani strumentali.

Proprio la band è di assoluta eccellenza, con Pino Jodice al piano, Pietro Jodice alla batteria, Maurizio Giammarco ai sassofoni e Luca Pirozzi al contrabbasso, a cui si aggiunge la Roma Jazz Ensamble Big Band condotta da Marco Tiso.

Il disco si apre con “High Wire”, pezzo di Chic Corea, dove la Jazz Band entra subito in scena, ma dopo la intro il palcoscenico è già tutto riempito della clamorosa voce di Letizia, che tra una strofa e un’altra lascia spazio agli ottimi solos di Pino Jodice e Maurizio Giammarco, sempre con l’orchestra che rende pieno ed appagante l’ascolto. “Blues for me” è un brano strumentale scritto e arrangiato dalla Lucchesi, con la jazz band assoluta protagonista, mentre la band leader ricama le trame con la sua calda e potente voce.

Poi, con “Angel”, i ritmi scendono di intensità, ma a sua volta crescono l’atmosfera ed il pathos trasmessi dalla splendida interpretazione di Letizia, mentre Jodice e Giammarco, piano e soprano, arricchiscono la scena con assoli di grande intensità. Con la title-track, un vero e proprio inno alla vita, ci tuffiamo in atmosfere e ritmi caribici stile calypso, dove Letizia pone l’attenzione su risvolti che spesso tendiamo a dare per scontati, mentre sono il sale della stessa esistenza. E arriviamo a “Moon”, uno splendido brano che va assaporato in religioso silenzio, dove la voce della Lucchesi, accompagnata dal solo piano, arriva a toccarla veramente la Luna, tanta è la sua l’intensità e la sua dolcezza.

Con “Sound of Life”, il piano trio trova la sua rivincita, grande interplay e tutti i sodali protagonisti, con una bellissima spinta della sezione ritmica, peraltro molto presente e sostanziosa in tutto il disco. Love Dance è quasi un omaggio alla grande canzone melodica degli anni 70, raffinata, magnificamente interpretata dalla cantante e da tutto il gruppo, con un affiatamento notevole. In “Dreamland”, ballad di grande effetto, il piano è affidato all’autore del pezzo Emanuele Rizzo, mentre al double bass è presente Jacopo Ferrazza; è uno di quei pezzi che non ti stancheresti mai di ascoltare tanta è la sua capacità di trasmettere emozione.

Meninas” è un altro omaggio di Letizia al Sud America, ed in particolare al Brasile, con un brano da lei scritto, dove l’atmosfera si riempie della “saudade” tipica di questa terra, colorata dalla delicata esecuzione del quartetto e della sua voce perfettamente adattata a questo genere. Lo stesso pathos delle due tracce precedenti lo apprezziamo in “See the light”, dove Cinzia Tedesco, grande vocalist poliedrica e trasversale ad ogni genere, dona la sua magnifica voce ed il sax soprano di Maurizio Giammarco risponde brillante. Si chiude in bellezza con un altro brano scritto e arrangiato dalla Lucchesi per la Roma Jazz Ensemble Big Band, “Portrait of you”, manifesto “orchestrale” alla tradizione, dove il quartetto diventa trascinatore di un Ensemble a largo respiro condotto da Marco Tiso.

Il disco è prodotto da AlfaMusic, etichetta italiana che da sempre fa della qualità dei propri artisti e dei propri lavori il mantra irrinunciabile.

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