«Fragile» di Stefano Bedetti Quartet, un disco sax-led dalla forza espressiva non comune (Encore Music, 2025)

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…un lavoro di gruppo sinergico ed oleato, ma soprattutto con ottime idee compositive che, poggiandosi a livello ispirativo sulle spalle dei giganti, riescono a spiccare il volo senza difficoltà alcuna.

// di Francesco Cataldo Verrina //

Sassofonista di lungo corso, con collaborazioni internazionali ed un corroborante vissuto americano che ne hanno accresciuto il carattere e le capacità esecutive, Stefano Bedetti ritorna alla discografia per la serie «ora o mai più». Il suo primo, e forse unico, album come solista risale al 2007. Oggi possiamo godere della sua vena compositiva, interrotta e ripresa, grazie all’interessamento della Encore Music. Il musicista commenta così quanto è accaduto: «Questo disco è la sintesi di 30 anni di esperimenti compositivi mai portati a compimento prima. Così ho accettato proposta di Vittorio Bartoli e di Roberto Lioli di registrare un album, riuscendo a ritrovare un filo conduttore che mi ha permesso di proseguire la strada compositiva smarrita in precedenza».

L’indirizzo compositivo ed interpretativo di Bedetti è indirizzato verso sonorità assai familiari ai cultori del jazz, con un piede nella tradizione ed uno sguardo proiettato verso il futuro. Nelle note di copertina, Randy Breker scrive: «Devo sottolineare l’originalità dell’intero album, che attinge ad a situazioni che ci sono familiari, ma ogni ambientazione è modificata e suonata in un modo e in uno stile davvero fresco». In fondo, quando parliamo di jazz e non di deviazioni o sperimentalismi vari, ci sono delle regole comuni a tutte le epoche. In ogni concept discografico a fare la differenza sono, però, la capacità di sintesi dei vissuti precedenti, nonché la forza compositiva alimentata dalla percezione di stimoli provenienti dall’ambiente circostante e dagli input innescati dalle esperienze e dalle storie di vita vissuta. Non a caso il sassofonista ci tiene a precisare che « i due brani che hanno atteso di più per vedere la luce sono «Un nuovo inverno» e «Di neve lenzuola». Avendoli sempre approcciati in una chiave musicale più commerciale, non ne sono mai stato entusiasta particolarmente, ma grazie alla formazione del quartetto jazz classico e dei musicisti di cui ne fanno parte, sono riuscito a trovare l’ispirazione per dare alle mie composizioni la veste musicale necessaria». Un lavoro certosino e ricercato nelle rifiniture e nell’espressività quello di Stefano Bedetti e dei suoi compagni di viaggio: Yazan Greselin, pianoforte, tastiere e percussioni su «Samba per chi», Francesco Angiuli al contrabbasso e Lorenza Ciscognetti alla batteria. La soddisfazione di Bedetti traspare dalle parole, sempre riportate nelle liner notes: «Volevo che in ognuna delle tracce si avvertissero chiaramente tutti i miei ascolti e i Maestri che mi hanno sempre guidato, e grazie sia a Lorenza che è stata di forte ispirazione anche a livello compositivo, e sia alla conoscenza ed apertura musicale di Yazan e Francesco, penso di esserci riuscito».

L’opener è affidato a «Un Nuovo Inverno» che, introdotta dal piano, concede subito al sax l’onere della narrazione ed a Bedetti di esprimersi pienamente sulla scorta di suo suono vigoroso, una tecnica cristallina ed una conclamata conoscenza dell’idioma jazzistico che spazza via qualsiasi dubbio. Gli inserti melodici quasi ostinati e ripetuti inchiodano immediatamente il fruitore tenendolo allo stato di veglia, attraverso cambi di passo e di atmosfera, sostenuti da un combo che sembra aver trovato subito un naturale break-even-point. A seguire, «Ballad To The Silence» caratterizzata da un impianto sonoro più circospetto e indagatore, inframmezzato da un disteso assolo di pianoforte che diventa propedeutico alla progressione del sax che ritorna in auge sfiorando il registro più alto dello strumento, mentre la retroguardia ne accompagna lo sviluppo con precisione mercuriale. «Close Calls» si sostanzia come un modulo esteso di post-bop dall’incedere tagliente, quasi in preda ad una trance free form. Così mentre il pianoforte incalza, la batteria affila le armi. «Di Neve Lenzuola» assume inizialmente le sembianza di una ballata mid-range ricca di tensione, segnata da screziature soulful ed imperniata un sistema accordale dinamico che amplifica l’impeto della melodia distillata dal tenore, il quale evolve in un crescendo sorprendente. «Ferrets In The Sunset» è un viaggio sotterraneo in una bolgia di emozioni palpabili, in cui il sax diventa quasi una voce narrante ed immaginifica dotata di un aplomb descrittivo e cinematico, mentre il basso di Francesco Angiuli trova una sua vetrina espositiva prima di passare la staffetta al leader per l’atto conclusivo. In chiusura «Samba Per Chi», uno dei momenti più seduttivi dell’album, in cui essenze ed esotismi tropicali si mescolano amabilmente ad un bop post moderno giocato in velocità, il quale garantisce un ottimo gancio per il contrabbasso e per il kit percussivo. «Fragile» di Stefano Bedetti Quartet non è un disco che cambia le carte nautiche della storia del jazz, ma si caratterizza come un lavoro di gruppo sinergico ed oleato, ma soprattutto foriero di ottime idee compositive che, poggiandosi a livello ispirativo sulle spalle dei giganti, riescono a spiccare il volo senza difficoltà alcuna.

Stefano Bedetti

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