«Argilla» di Ornella Vanoni, sotto l’egida di Paolo Fresu: un’opera totale, tra itinerari sonori e risonanze culturali (Tǔk Music Reloded, 2020)
«Argilla» non si limita a rievocare un passato glorioso, ma fluisce in una dimensione di durata e di memoria, inscrivendosi di diritto all’albo d’oro della canzone moderna italiana d’autore come procedura musicale di valore universale
// di Francesco Cataldo Verrina //
La riedizione in doppio vinile di «Argilla», curata dalla fresiana Tǔk Music Reloded, restituisce all’attualità un disco che ha saputo sottrarsi alla caducità delle mode. Pubblicato originariamente nel 1997, l’album si ripresenta oggi con una veste grafica rinnovata e con un remastering che ne accentua la dimensione di contemporaneità, senza intaccarne la sostanza originaria. La voce di Ornella Vanoni, di solida formazione e musicalmente eloquente, s’innesta su un impianto compositivo che alterna ballate, latin-pop ed atmosfere jazzistiche, delineando un itinerario che assume i tratti di un concept album, sviluppato come un viaggio a tappe e sorretto da un ordine interno coerente.
La vocalità della Vanoni, duttile e ricettiva, si modella su un ordito accordale stratificato, dove la tromba e il flicorno di Paolo Fresu, la chitarra elettrica di Nguyên Lê, il pianoforte di Roberto Cipelli e Natalio Mangalavite, il sax soprano di Tino Tracanna, il contrabbasso di Attilio Zanchi e la batteria di Ettore Fioravanti tracciano un disegno sonoro di estrema raffinatezza. La fisionomia del suono si articola in velature acustiche e profili espressivi che amplificano la forza interpretativa della cantante, versatile nell’attribuire nuovi connotati formali e sostanziali ad un repertorio di quattordici composizioni scelte con cura dal vasto song-book internazionale. Ogni episodio canoro si interseca nell’alveo di una ricerca che non mira alla semplice riproposizione, ma alla trasformazione: la Vanoni elabora i materiali con sensibilità espositiva, facendo leva su una consapevolezza armonica che li rende parte di un unico organismo. La presenza delle parole di Alda Merini nel folder del disco accentua la vocazione poetica del concept, che si nutre di suggestioni interiori e di vibrazioni naturali. «Argilla» diviene così un crogiolo di emozioni, un terreno di coltura dove la voce si fa regista armonico ed artigiano del suono, in grado di far dialogare tradizione e innovazione. La malinconia evocata nel testo della title-track («Sembra fatta di argilla questa malinconia…») si traduce in equilibrio instabile, mai risolto, che conferisce al disco una tensione costante e una vitalità espressiva.
«Viaggerai (Mares De Tì)» funge da bussola sonora. La partitura di Carlinhos Brown, rivisitata dalla Vanoni, evoca il tema del viaggio come esperienza interiore. La linea melodica richiama la tradizione del Bildungsroman letterario, dove il percorso non è solo geografico ma formativo. In termini visivi, la struttura musicale rimanda alle tele di Paul Klee, con i suoi tracciati che suggeriscono mappe interiori più che paesaggi reali, mentre il flusso melodico si attesta nel solco dell’idea di «cammino» come processo di conoscenza, da Eraclito fino a Heidegger. La title-track, «Argilla (Argila)», emerge come materia plasmabile. La voce della Vanoni diviene architettura sonora, tesa a traslare la malinconia in forma musicale. La suddetta citazione rievoca la poetica di Alda Merini, dove la sostanza si fa metafora dell’interiorità. La plasticità fa appello alla scultura di Henry Moore, con volumi che si piegano e si adattano, mentre la canzone allude alla dialettica tra permanenza e trasformazione, un tema caro a Platone e ripreso dall’estetica contemporanea. «Buontempo», componimento di Ivano Fossati, viene rivitalizzato dal singolare arrangiamento di Paolo Fresu. La vivacità ritmica rimanda alla pittura futurista di Balla, dove il movimento diventa forma. Letterariamente, il testo si avvicina alla tradizione della poesia civile, con un tono che celebra la vitalità quotidiana; non di meno, dal punto di vista filosofico, si può leggere come un elogio del tempo vissuto, in sintonia con Bergson e la sua concezione della durata. Con «Sant’Allegria (Bem Leve)», la scrittura di Marisa Monte introduce una leggerezza che non è superficialità, ma equilibrio instabile. La Vanoni la riprende con un’aura fonica che richiama la trasparenza delle acque, dove la leggerezza fa pensare alle installazioni di Calder, sospese ma sempre in movimento. Il procedimento si avvicina contestualmente alla poetica di Italo Calvino delle «Lezioni americane», in cui la leggerezza diventa valore conoscitivo, collocandosi nella tensione tra gravità e leggerezza, tema centrale nell’estetica moderna.
La melodia napoletana di «Nu’ Quarto ’E Luna» diviene una racconto universale. La Vanoni lo trasfigura in un canto che si avvicina alla tradizione lirica e letteraria italiana: da Leopardi fino a Eduardo De Filippo. L’idea della luna evoca i chiaroscuri di Caravaggio, con la loro capacità di rendere la notte vibrante di presenze, mentre la luna, un tema che attraversa la fenomenologia del tempo, va intesa quale simbolo di alterità e di ciclicità. Nella ballata soul a firma Bobby McFerrin, «Lunamante (Bang Zoom)», riadattata in italiano, la Vanoni sancisce un passaggio sonoro di perforante intensità emotiva, mentre il titolo rimanda alla cultura romantica, dove la luna è compagna dell’amore. In ambito pittorico, la fusione a caldo fra soul e lingua italiana riporta alla mente le contaminazioni cromatiche di Kandinsky, nondimeno l’intreccio tematico si colloca nella dialettica tra eros e physis, tra desiderio e natura. «Sorry Seems To Be The Hardest Word», presa dal cilindro magico di Elton John, diventa nella voce della Vanoni simile ad una meditazione sulla difficoltà del linguaggio, facendo appello alla riflessione sul potere e l’impotenza delle parole, mentre la malinconia si avvicina ai paesaggi interiori di Edward Hopper, attestandosi, altresì, nella tensione tra linguaggio e silenzio, tema caro a Wittgenstein. «Bugiardo e Incosciente» è un classico del repertorio di Mina, composto da Paolo Limiti, che la Vanoni restituisce al mondo degli uomini con abissale sensibilità, convertendo la pregnanza melodica in struttura tematica di notevole spessore. Non manca il rimando alla tradizione del teatro di verità: da Pirandello in avanti o alla contraddizione tra bugia e incoscienza che affiora dalle maschere della Commedia dell’Arte. «Se Fosse Vero» e «Naufragio», motivi nati da collaborazioni con Roberto Carlos, vengono riletti con una cantabilità fortemente coinvolgente. Il concetto di naufragio riconduce a Leopardi ed alla sua «Ginestra», dove l’uomo affronta la natura. Visivamente, il tema riporta in auge le marine di Turner, con la loro potenza drammatica, mentre il naufragio diventa simbolo dell’esistenza, al pari dell’idea di precarietà propugnata da Pascal.
«Argilla» non si limita a rievocare un passato glorioso, ma fluisce in una dimensione di durata e di memoria, inscrivendosi di diritto all’albo d’oro della moderna canzone italiana d’autore come procedura musicale di valore universale. La recente riedizione, con il lavoro di remastering di Stefano Amerio e le fotografie di Fabrizio Ferri, restituisce un’opera che conserva intatta la forza originaria, continuando a stimolare inedite avventure e suggestioni paesaggistiche.

