Un viaggio nell’improvvisazione jazz: Bastian Menz Trio con «Everything In Between», in medio stat virtus! (A.MA Records, 2025)

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Bastian Menz non è solo il demiurgo, ma anche il motore ritmico. Il suo modulo espressivo si distingue per sapidità e finezza: anziché sovrastare lo sciame melodico-armonico, la batteria s’interfaccia perfettamente con gli altri strumenti, implementando il costrutto sonoro con dettagli sottili e garbati.

// di Francesco Cataldo Verrina //

Registrato dal vivo alla Jazzhall di Amburgo il 22 marzo 2024, «Everything In Between» segna un’importante svolta per A.MA Records di Antonio Martino, che per la prima volta in undici anni pubblica una registrazione live. Il batterista e compositore Amburghese Bastian Menz, affiancato dal contrabbassista Reuben Rogers e dal sassofonista Konstantin Herleinsberger, forma un trio che incarna l’essenza dell’improvvisazione jazz. L’album cattura non solo l’interazione tra i musicisti, ma anche il ruolo del pubblico, che diventa parte integrante della performance, contribuendo all’energia e alla spontaneità del concerto.

Bastian Menz, cuore pulsante del trio, non è solo il demiurgo, ma anche il motore ritmico che guida le composizioni con maestria. Il suo modulo espressivo si distingue per sapidità e finezza: anziché sovrastare lo sciame melodico-armonico, la batteria s’interfaccia perfettamente con gli altri strumenti, implementando il costrutto sonoro con dettagli sottili e garbati. Con un tocco che valorizza le armonie senza perdere incisività, il suo approccio rammenta quello di batteristi come Elvin Jones e Jack DeJohnette. Reuben Rogers, contrabbassista dalla cavata profondità – noto per le collaborazioni con giganti del jazz come Wynton Marsalis, Roy Hargrove e Dianne Reeves – è una presenza fondamentale nell’album. Il contrabbasso conferisce una dimensione temperata e confortevole ad ogni passaggio, promulgando un sinergico dialogo con la batteria e rimpinguando la struttura melodica delle composizioni. Konstantin Herleinsberger è un giovane sassofonista (tenore e soprano) dal lirismo abissale, premiato più volte per il suo talento e l’attitudine a sposare il suono del suo strumento con una sensibilità melodica che richiama lo stile di Stan Getz. Il fraseggio risulta sofisticato e teso ad evocare atmosfere intime e riflessive, alternando passaggi lirici a sezioni più cinetiche, tanto che in taluni frangenti il suo sassofono diventa il fulcro narrativo del racconto in musica, sagomando un modello di perfetto equilibrio tra tecnicismo e fruibilità.

«Everything In Between» è una vera epifania per il jazz nella sua forma più sorgiva e sincera: ogni performance è una dimostrazione di fisicità e sentimento, di cuore e cervello, affidandosi al calore del sax, all’equilibrio del kit percussivo e alla vibrante consonanza delle corde del contrabbasso, tanto da emanare un’atmosfera intima, accomodante ed ipnotica al contempo. L’album si smarca dalla moltitudine anche per l’eccellente qualità sonora – un tratto saliente dell’etichetta A.MA Records – che garantisce un ascolto cristallino e dettagliato, valorizzandone ogni sfumatura timbrica. L’impressione generale è quella di trovarsi in prima fila, inalando ogni respiro musicale e qualunque interazione fra i tre sodali. Il pubblico presente alla Jazzhall non è un semplice spettatore, ma parte integrante della registrazione, contribuendo a delineare un’esperienza totalizzante, autentica e viscerale. Il disco rappresenta un manifesto attualizzato dell’approccio al jazz tout-court, combinando tecniche tradizionali ad un senso dell’orientamento contemporaneo, basato su un scandaglio sonoro profondo ed asimmetrico. Il brano di apertura, «Late Night Drive», è una perfetta dichiarazione di intenti, in cui la batteria di Menz scandisce il tempo in maniera calibrata, mentre il contrabbasso di Rogers cesella un groove pulsante e circolare. Herleinsberger introduce il sassofono con un fraseggio rilassato e malinconico, evocando il senso di un viaggio notturno ed immersivo.

In «Caught In The Middle» il trio gioca con dinamiche complesse e contrasti ritmici. La batteria di Menz è quasi ipnotica, mentre il contrabbasso di Rogers guida la struttura armonica con linee decise e raffinate al contempo. Il sassofono di Herleinsberger alterna registri delicati a momenti più intensi, delineando una senso di tensione e rilascio che trasforma il plot narrativo in un virus sonoro estremamente contagioso. «Linz Shuffle», swingante e vivace, evidenzia un’affollata presenza di elementi tradizionali. Il groove distillato dal trio richiama le atmosfere dei jazz club degli anni ’60, con la batteria che rotola disinvoltamente sul tappeto ritmico mentre il contrabbasso mantiene una pulsazione costante. Dal canto suo il sassofonista si muove con fraseggi rapidi ed articolati, esponendo tecnica e adattabilità climatica. La title-track, «Everything In Between», si fa notare per l’ambientazione sfumata e contemplativa, in cui il triunvirato raggiunge il break-even-point tra intensità e leggerezza, attraversando diversi stati d’animo e combinando fraseggi sincopati con momenti di suggestione quasi poetica. La batteria di Menz è particolarmente espressiva, ammannendo l’uditorio con rifiniture percussive che abbelliscono la perifrasi sonora. Il sassofono ed il contrabbasso s’intersecano in un colloquio amicale e serrato, generando un eloquio audiotattile stratificato e coinvolgente. «Confronting» si distingue per il suo aplomb più aristocratico e misurato, mentre il tridente unito perlustra territori di caccia oltreconfine, con il contrabbasso che assume un ruolo centrale nel delineare le linee guida; dal canto suo, il sassofonista interviene con frasi lunghe e flessuose, mentre la batteria mantiene un atteggiamento contegnoso, ma essenziale per dare forma e sostanza alla composizione.

«Emily» di Johnny Mandel è l’unico componimento non originale dell’album, in cui Rogers prende il comando con un contrabbasso vibrante e pregno di espressività, mentre Menz accompagna con tocchi di fioretto, quasi calibrati. Il sassofono di Herleinsberger infonde nell’aria una sensazione di nostalgia e dolcezza, rendendolo uno dei passaggi, emotivamente, più intensi del disco. «Social Call (Gigi Gryce)» è un disinvolto omaggio al vernacolo più tradizionale, con un marcato senso di interplay e di collegialità tra sodali. La batteria di Menz è più spigliata e vivace, mentre il contrabbasso costruisce una solida sponda ritmica. Herleinsberger rivolta il tema sottosopra con fraseggi brillanti e assertivi, che mettono in luce la sua proteiforme inclinazione a spaziare lemmi e contesti differenti. In «Taking A Trip» il pubblico diventa primattore, con un’energia tangibile che si fonde alla musica. L’esecuzione del trio risulta rapsodica e simpatetica, attraverso un crescendo che porta ad un finale quasi trionfalistico. La batteria di Menz è incisiva, il contrabbasso di Rogers marciante, mentre il sassofono di Herleinsberger tenta la verticalizzazione. Il pubblico reagisce con entusiasmo, testimoniando la notevole qualità della performance dal vivo. «Constant Motion» è l’atto conclusivo dell’album che porta il trio su territori sonori più sperimentali, con una struttura semovente che si dimena fra continui cambi di mood e variazioni melodiche. Menz dimostra tutta la sua estroversione al comando della batteria, dividendosi tra leggiadria e impetuosità, mentre Rogers e Herleinsberger tessono trame musicali intricate e fitte di cromatismi. A conti fatti, «Everything In Between» rappresenta un momento chiave nella carriera di Bastian Menz. Ogni traccia offre un’esperienza unica, mostrando la cooptante sinergia fra i tre giocolieri, contraddistinta da improvvisazione, interplay, tecnica e sensibilità esecutiva, mentre l’equilibrio strumentale e la qualità sonora rendono il progetto un ascolto imprescindibile nello scarno panorama del jazz contemporaneo.

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